La maxi-truffa del Superbonus con centrale a Pineto e soldi finiti in Cina VIDEO
L'inchiesta con tre indagati potrebbe a breve allargarsi

Roseto. Tutto è partito dalle verifiche di un lavoro del Superbonus effettuato a Bari. In questo caso tutto fatto in regola, ma dalle analisi delle carte e dalle richieste successive, finite nel cassetto fiscale di una società cartiera di Pineto, è progressivamente venuto a galla un sistema consolidato, per il quale gli scenari potrebbero ulteriormente allargarsi.
La truffa ammonta a circa 25 milioni di euro quella portata in superficie dalla guardia di finanza di Roseto e Giulianova, sotto il coordinamento della Procura di Teramo (titolare dell’inchiesta è il pm Stefano Giovagnoni).
I particolari di un’operazione nata diversi mesi fa sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa, in sala consiliare, a Roseto degli Abruzzi.
Presenti i vertici regionali e territoriali delle Fiamme Gialle (il generale Fabio Massimo Mendella, comandante regionale, il colonnello Vittorio De Blasio, comandante provinciale, il tenente Vincenzo Scarpone, comandante della tenenza di Roseto e il capitano Domenico Massimiliano Cerra, comandante della compagnia di Giulianova), il procuratore capo di Teramo, Ettore Picardi e il sostituto Stefano Giovagnoni.
Società cartiera. La società gestita da un prestanome, senza dipendenti, mezzi e macchinari, documentavano lavori fittizi di efficienza energetica e antisismica al fine di ottenere crediti d’imposta finiti nel cassetto fiscale della stessa società.
La frode sarebbe stata consumata falsificando la documentazione tecnica e fiscale relativa a lavori realmente eseguiti su diversi complessi immobiliari da altre società, estranee ai fatti, mediante la materiale sostituzione del nominativo dell’impresa esecutrice con quello della società “cartiera”; quest’ultima, solo apparentemente in regola, in quanto munita dei visti di conformità previsti dalla vigente normativa rilasciati senza la preventiva esecuzione di adeguate verifiche da parte del professionista abilitato.
La documentazione così alterata è stata poi utilizzata dagli indagati per generare, mediante una mera duplicazione, ulteriori crediti d’imposta – oltre a quelli correttamente rendicontati dall’impresa che aveva realmente eseguito i lavori – inducendo così in errore l’Agenzia delle Entrate che ha riconosciuto un doppio beneficio: uno effettivo, l’altro indebito.
Crediti finiti in Cina. Il credito, per circa 9milioni, appena transitato nel cassetto fiscale era finito in Cina. Gli inquirenti attraverso provvedimenti cautelari hanno proceduto a sequestrare immobili e conti per equivalente e bloccare la possibilità di ottenere bonus fiscali per altri 13 milioni circa. L’indagine, in ogni caso, non p conclusa e mira ad individuare il livello più alto dell’organizzazione, che ora si serviva di due esperti contabili della zona e l’amministratore della società cartiera di Pineto con collegamenti a Roma.