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Abruzzo

Sicurezza stradale: siamo lontani dalla visione zero. L’intervento

Abruzzo. La pubblicazione recente dei dati ISTAT sull’incidentalità stradale del 2024, le polemiche su autovelox e T-Red, e recenti fatti di cronaca su incidenti stradali mortali che hanno colpito i familiari delle vittime e l’opinione pubblica, mi spingono a fare alcune riflessioni su cause, colpe e rimedi di sciagure che possono colpire tutti ma che si debbono prevenire.

1. Questi, alcuni dati statistici aggiornati al 2024 sul fenomeno. Sostanzialmente stabile il numero dei morti per incidenti stradali in Italia (3.030 nel 2024. Erano stati 3.039 nel 2023) ma aumenta il numero di incidenti con feriti (173.364 in un anno, +4,1 %) e aumenta il numero dei feriti (233.853 in un anno, +4,1 %).
In ITALIA nel 2024 (popolazione 58.934.000 ab.) si registra 1 incidente grave con feriti ogni 340 abitanti, 1 morto ogni 57,2 incidenti con feriti.
In ABRUZZO (popolazione 1.269.571 ab.) nel 2024 sono stati 3.387 gli incidenti con feriti, 4.647 feriti e 86 morti. Ossia, 1 incidente grave con feriti ogni 375 abitanti, 1 morto ogni 39,4 incidenti con feriti. L’Abruzzo è un territorio con incidentalità e mortalità al di sopra della media nazionale. (Mortalità per incidenti stradali + 24%, quasi un quarto in più della media nazionale).

2. Tra le cause indicate dai dati ISTAT ci sono quasi esclusivamente quelle relative al GUIDATORE (non rispetto della segnaletica, eccesso di velocità, guida distratta). Ma in letteratura, tra i fattori causali dell’incidente, vengono indicati almeno 3 fattori potenziali:
– guidatore
– veicolo
– ambiente stradale
Troppo spesso si tende a voler individuare unicamente un responsabile guidatore o utente della strada come unica causa dell’incidente, trascurando la corresponsabilità dell’ambiente stradale, e talvolta delle condizioni del veicolo, nell’ incentivare comportamenti pericolosi del guidatore (eccessi di velocità, con strade rettilinee, larghe, con intersezioni molto distanti, poco percepibili o leggibili…).

3. In Abruzzo, alcune tipologie di strade sono state teatro di incidenti mortali in contesti ambientali ricorrenti, tra di esse, particolarmente gravi sono:
– Nell’Aquilano le “superstrade” a carreggiata unica, doppio senso, geometria rettilinea, con poche intersezione e svincoli a livelli sfalsati, e traffico veloce (es. Superstrada del Liri, Avezzano-Sora, o SS 17 L’Aquila-Foggia), pericolose non solo per gli uomini, ma anche per gli animali selvatici che le attraversano.
– Nel Teramano sono particolarmente luttuose le strade di fondovalle fluviale, rettilinee, a carreggiata unica, prive di banchine, con ostacoli e alberi a bordo strada e con numerose strade di accesso laterali (Es. Fondovalle del Salinello, SS 16 Adriatica).
– Nel Pescarese, alcune strade urbane che hanno visto incidenti mortali con pedoni in attraversamento in prossimità di scuole, sul lungomare, o su nuovi stradoni a 2+2 corsie senza spartitraffico centrale, quale la interperiferica “strada Pendolo”. Strade larghe, con problemi di visibilità a causa della sosta, traffico veloce e attraversamento pericoloso anche sulle “strisce pedonali” (via Falcone e Borsellino, viale della Riviera, via Rio Sparto, tra quelle comparse sulla cronaca).

4. A Pescara non c’è un idoneo Piano per la Sicurezza Stradale Urbana (PSSU) a Montesilvano (54mila abitanti), da oltre 30 anni manca anche un piano urbano del traffico (PUT), obbligatorio per legge per tutti comuni con piu di 30 mila abitanti o, anche minori, in aree a forte intensità di traffico (Art. 36 Codice della Strada).
Tutto questo è intollerabile. Anche perchè l’Europa ha fissato come orizzonte per il 2050 la Visione Zero , ossia zero morti sulle strade. E questo obiettivo si può raggiungere lavorando su tutti i fattori causali della incidentalità, con interventi di Educazione, Ingegneria stradale, controllo di polizia, miglioramento delle condizioni attuali.

5. Ma, troppo spesso, la sicurezza è affidata alla segnaletica, invece che alla progettazione. Troppo spesso, invece di puntare sulla sicurezza stradale e alla salvaguardia della vita umana, gli enti proprietari delle strade, puntano, prima di tutto a fare cassa con dispositivi automatici di rilevamento delle infrazioni (Autovelox e T-Red), sia senza un adeguato studio della correlazione tra comportamento di guida e incidentalità, spesso semplicemente ponendo i dispositivi sulle strade più trafficate e più “redditizie”, sia ponendo limiti di velocità e segnaletica incoerenti con le caratteristiche della strada, senza alcun intervento sulla strada stessa in grado di scoraggiare i comportamenti a rischio e migliorare la sicurezza.

Le recenti, numerose contestazioni a tale uso disinvolto dei dispositivi automatici, hanno creato spesso un movimento di opposizione al controllo del rispetto delle norme di guida, senza far crescere una cultura della sicurezza, e senza tradursi in un vero risultato sulla sicurezza degli utenti, come i dati statistici sulla incidentalità sembrano confermare. Occorre invece che la sicurezza stradale sia ben percepita come un valore collettivo, ed una tecnica affidabile di cui si devono far carico gli enti proprietari delle strade, come richiede il C.d.S., investendo risorse, adottando piani, riqualificando le strade esistenti con l’obiettivo sicurezza come parametro principale di progetto. Occorre infine un adeguato impegno dello Stato, nell’adozione di normative, Linee Guida, Raccomandazioni, adeguate alle richieste comunitarie e orientate alla Visione Zero (zero morti sulle strade). Occorre, in particolare, anche il finanziamento di centri di ricerca, di omologazione e collaudo, progetti pilota, diffusione di Safety Audit di controllo della sicurezza delle strade, in grado di diffondere la cultura e la tecnica della sicurezza stradale, perché la vita umana è un valore che non ha prezzo.

 

Giuseppe Di Giampietro, CTU del Tribunale di Pescara, consulente tecnico di sicurezza stradale) digiampietro@webstrade.it

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