Atri, piano di rientro finanziario: “Città vincolata per 15 anni con un piano di lacrime e sangue”

Atri. Critiche da parte delle forze di minoranza, in consiglio comunale, sul piano di riequilibrio finanziario, varato nel corso dell’ultima seduta, quella del 31 luglio.
“Per la prima volta nella storia della nostra città”, si legge in una nota, “Atri sarà vincolata per i prossimi 15 anni a un piano lacrime e sangue che non nasce da calamità naturali o crisi improvvise, ma da una gestione politica fallimentare e irresponsabile che ha prodotto un disavanzo certificato di oltre 12 milioni di
euro.
Chi ha affermato per mesi che “il disavanzo non esisteva”, che i soldi “erano come in banca”, oggi si presenta con un documento che smentisce punto per punto tutte le bugie raccontate agli atriani.
Il piano, che è stato redatto senza alcun confronto con la minoranza, comporterà tagli dolorosi ai servizi e aumenti di tasse e tariffe per cittadini, famiglie, bambini, associazioni e attività economiche. Nessun tavolo di confronto è stato mai aperto, nonostante il sindaco Ferretti, in aula, abbia cercato di ribaltare la verità, affermando che l’opposizione si sarebbe rifiutata di collaborare.
La realtà è un’altra. Come forza responsabile, abbiamo più volte sollecitato la maggioranza a esprimere una chiara linea politica per affrontare il piano, convinti che spettasse a loro – per ruolo e numeri – indicare la rotta. Solo a quel punto ci saremmo fatti trovare pronti a dare il nostro contributo per migliorare il testo. Invece, abbiamo scoperto per vie traverse – e non da atti ufficiali – della chiusura della scuola dell’infanzia di
viale Risorgimento, e siamo intervenuti immediatamente. Anche grazie alla mobilitazione di Prospettiva Atri e di tanti cittadini, quel taglio è stato sventato.
Allo stesso modo ci siamo espressi sul piano parcheggi, proponendo una revisione sostenibile e ragionata. Ma anche lì nessuna risposta, nessun ascolto, solo porte sbattute in faccia. Perché il peccato originale delle nostre proposte è solo uno: arrivano da noi, da chi non appartiene alla
cerchia del sindaco.
Ma la nostra collaborazione era cominciata molto prima, già in campagna elettorale, quando abbiamo avvisato pubblicamente Ferretti della necessità urgente di affrontare il disavanzo. La sua risposta fu il dileggio, la derisione, la manipolazione della realtà. Ora tutti paghiamo le conseguenze delle sue omissioni.
Il documento votato tre giorni fa è un esercizio contabile dove si fa tornare tutto… sulla carta. Ma i conti devono tornare nella vita reale, sulle spalle dei cittadini. E infatti lo scrivono loro: i risparmi arriveranno non dalla politica, ma da chi prende l’autobus, da chi ha un figlio disabile, da chi manda il proprio bimbo al nido, da chi organizza una manifestazione culturale, da chi gestisce un’associazione o una società sportiva, da chi lavora e vive in centro storico e dovrà pagare per parcheggiare. E mentre si tenta di svende il patrimonio pubblico, nessuno ha avuto il coraggio di rinunciare a una poltrona o a un’indennità.
Lo abbiamo detto in aula, e lo ripetiamo oggi: se davvero ci tenete ad Atri, cominciate da voi. Eliminate una carica da assessore, eliminate la figura del Presidente del Consiglio, dato che finalmente avete ammesso anche voi che Atri ha meno di 10000 abitanti, date l’esempio. Invece nulla. Anzi, l’unico vero taglio che avete fatto è stato ai diritti sociali.
Nel Consiglio del 31 luglio è andata in scena una pagina desolante della vita democratica atriana.
Mentre noi elencavamo con precisione ogni punto critico del piano, nessun assessore ha avuto il coraggio di alzarsi per spiegare le conseguenze dei tagli nei propri settori e se hanno idee politiche e pratiche per poter ovviare ai tagli che hanno votato, molto probabilmente non sanno nemmeno loro cosa fare. Nessun capogruppo ha parlato, nessun consigliere di maggioranza ha provato a rassicurare i tanti cittadini presenti sul futuro della nostra città, non hanno nemmeno provato a smentire le nostre parole quindi, le
hanno confermate. Solo silenzio. Un silenzio assordante, interrotto solo dalle urla di Ferretti, sempre più solo, sempre più capitano di una nave che affonda.
Anzi, un consigliere di maggioranza ha dato segni di vita lo ha fatto per provocare e offendere. Un gesto rivolto a un cittadino in aula, grave e indegno del ruolo istituzionale che ricopre, del resto si è passati dal “non voler toccare Atri ” al “ Toccare Atri e metterle le mani in tutte le tasche”. E lo fanno senza nemmeno vergognarsi.
Il nostro voto è stato convintamente contrario. Perché questo piano è la confessione scritta del fallimento politico della Giunta Ferretti. E chi lo ha votato, se ne assume ogni responsabilità politica, morale, patrimoniale. La storia sarà un severo giudice e sicuramente questa maggioranza verrà ricordata come la peggiore di tutta la storia atriana”.