
Abruzzo. Il Consiglio Regionale ha approvato tre provvedimenti fondamentali per il futuro assetto della Regione Abruzzo: l’assestamento di bilancio, la riforma dell’ARAP e la trasformazione dei Centri per l’Impiego in ARAL. Tutti e tre i testi sono stati approvati con i soli voti della maggioranza, a conferma della totale chiusura al confronto democratico e della progressiva deriva autoritaria della giunta Marsilio.
Con l’assestamento di bilancio si è certificata la paralisi amministrativa della Regione. La totale assenza di programmazione e il disastroso stato dei conti nella sanità hanno generato un disavanzo mai visto prima, costringendo la Giunta a svuotare i fondi di previsione di tutti i dipartimenti – agricoltura, cultura, infrastrutture, parchi, turismo – bloccando di fatto ogni attività amministrativa e impedendo l’erogazione delle risorse, in alcuni casi già promesse, ai Comuni e agli enti culturali e sportivi. Tra questi, il Teatro Marrucino e la Coppa Interamnia, rifinanziati solo parzialmente nella manovra di assestamento.
Il quadro della sanità abruzzese è drammatico: il deficit strutturale, mai affrontato in modo serio, ha già raggiunto 65 milioni di euro nei primi sei mesi del 2025, con una proiezione annua di oltre 130 milioni di euro. Le liste d’attesa superano, in alcuni casi, i 730 giorni, la mobilità passiva continua a crescere, e i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) restano ampiamente al di sotto degli standard minimi previsti. Nonostante ciò, i Direttori Generali delle ASL – principali responsabili del disastro economico e gestionale – restano, fatta eccezione per quelli sostituiti per ragioni non legate ai risultati raggiunti, saldamente al loro posto, senza alcun segnale di cambiamento.
Sul fronte industriale, la riforma dell’ARAP e la prevista fusione con il Consorzio Industriale di Pescara-Chieti mettono insieme due enti fortemente indebitati, con un disavanzo complessivo superiore ai 50 milioni di euro, a fronte di capitali sociali minimi e del tutto insufficienti. Si tratta di un’operazione priva di qualunque sostenibilità economica, affidata ancora una volta agli stessi dirigenti che hanno condotto le società in questa situazione. Dirigenti che, nel tempo, hanno tollerato – o addirittura favorito – un sistema retributivo disomogeneo e ingiusto, con stipendi e contratti diversi da una provincia all’altra: un vero e proprio “federalismo retributivo” inaccettabile.
Per quanto riguarda l’ARAL, la sua trasformazione in Agenzia Regionale Abruzzo Lavoro si riduce, di fatto, a un semplice cambio di nome, senza alcuna visione strategica né reale riforma. Solo grazie al lavoro della minoranza è stata approvata una norma di salvaguardia che consente ai lavoratori regionali di scegliere se rimanere nel ruolo regionale o transitare nella nuova agenzia, tutelando così i loro diritti.
Tutti e tre i provvedimenti sono stati approvati senza alcun contributo dell’opposizione. Solo un emendamento – proposto dal Patto per l’Abruzzo – è stato accolto: il finanziamento di 500.000 euro per Gaza, insieme ad alcune modifiche che introducono maggiori garanzie per i lavoratori dell’ARAL.
Dopo oltre sei anni di governo Marsilio, l’Abruzzo si ritrova con una giunta che ha prodotto il più clamoroso fallimento politico e amministrativo della storia regionale. Un esecutivo che non esercita alcun controllo reale sui centri decisionali, dove Direttori Generali delle ASL, commissari, presidenti e dirigenti delle società partecipate – da ARAP ad ARAL – continuano a operare senza vincoli di responsabilità politica o istituzionale.
Un governo senza guida, senza visione, senza coraggio.