
Giulianova. In un precedente comunicato, Evoluzione Sostenibile ha evidenziato come si corra il rischio di veder nascere un supermercato all’interno del porto di Giulianova.
Un’intenzione che ha trovato conferma nelle dichiarazioni di alcuni componenti della giunta comunale, nonché del presidente dell’Ente Porto. Oggi vogliamo spiegare meglio perché diciamo no al supermercato e perché diciamo sì ad altre iniziative.
Perché diciamo no?
Perché dietro la facciata dell’adeguamento tecnico-funzionale del piano regolatore portuale, approvato dalla Regione con il parere favorevole del Comune di Giulianova, si cela un’operazione che nulla ha a che fare con le esigenze dei fruitori del porto. La motivazione ufficiale è “rispondere alle esigenze riscontrate negli ultimi anni dai soggetti fruitori delle aree portuali”. Ma è davvero così forte la domanda, al punto da giustificare un supermercato all’interno del porto?
Facciamo due conti tenendoci su stime prudenziali. Il supermercato, stando a quanto riportato dalla stampa, dovrebbe estendersi su 1.500 metri quadrati. Con un fatturato medio annuo per metro quadro di 4.000–4.500 euro (valori compatibili con i bilanci di supermercati simili già presenti a Giulianova), si arriva a un ricavo annuo stimato tra 6 e 6,75 milioni di euro. Con uno scontrino medio di 30 euro, ciò richiederebbe tra 200.000 e 225.000 scontrini annui, cioè 555–625 scontrini al giorno supponendo che il supermercato sia aperto tutti i giorni ad eccezione delle festività più importanti. Un volume del tutto irrealistico per un’area portuale come quella di Giulianova.
E ora valutiamo i potenziali clienti. I posti barca, secondo la planimetria del piano regolatore portuale, sono 420. Ammettiamo pure che il 10% dei proprietari faccia la spesa ogni giorno nel periodo da giugno a settembre (ipotesi ottimistica sia perché molti proprietari sono locali, sia per l’estensione del periodo), spendendo 30 euro ciascuno: si arriverebbe a 153.720 euro complessivi. Una goccia nel mare rispetto ai 6–6,75 milioni necessari. Anche con uno slancio di ottimismo e forzando i numeri, non si raggiungerebbe mai una soglia di sostenibilità economica per un supermercato in quell’area.
Dunque, non si tratta di rispondere a esigenze portuali, ma di sfruttare un’area strategica della città per la sua centralità. L’amministrazione Costantini deve avere il coraggio e l’onestà di ammetterlo pubblicamente, nonché il dovere di valutare l’effetto sulle numerose altre attività commerciali presenti nella zona. E se il via libera a tale iniziativa fosse dovuto a ordini “dall’alto”, per mere logiche di appartenenza politica, sarebbe ancora peggio: il porto di Giulianova non può essere sacrificato a logiche di partito.
A cosa diciamo sì?
Siamo per una vera valorizzazione del porto, che rispetti la sua vocazione turistica e marittima. Se oggi è possibile fruire turisticamente del molo sud, è anche grazie al contributo, nel recente passato, di alcuni componenti della nostra associazione, che hanno lavorato per creare le condizioni affinché ciò accadesse. Ora è il momento di fare un ulteriore passo avanti, puntando su: servizi per diportisti e turisti, opere per la messa in sicurezza del molo sud, come una solida ringhiera di protezione, sempre più urgente per via delle numerose manifestazioni che vi si svolgono, l’apertura di bar e ristoranti, come avviene in molti porti turistici italiani e la nascita di strutture di ricettività turistica all’interno dell’area portuale (es. bed & breakfast).
Queste sì che sarebbero iniziative capaci di valorizzare il porto, non l’ennesima catena commerciale.