Manolo Pelusi: la richiesta di un alloggio e la necessità di superare i limiti della burocrazia

Pineto. Manolo Pelusi, presidente dell’associazione Abilbyte Odv, replica ad alcune valutazioni del Comune di Pineto, in ordine a quella che è la battaglia che conduce e pone sul tavolo del confronto ulteriori elementi.
L’intervento
Apprezzo sinceramente la piena condivisione e solidarietà che il Comune di Pineto ha espresso per la mia battaglia di civiltà per i diritti delle persone con disabilità; e sono convinto che l’unico modo per rendere concreto ed attuabile lo spirito della Riforma sulla Disabilità sia proprio quello di condividere tra società civile ed istituzioni l’obiettivo di garantire maggiori risorse per la realizzazione di progetti di vita indipendente e interventi personalizzati a favore delle persone con disabilità grave.
La “battaglia di Manolo” non è per Manolo e non è una battaglia contro le istituzioni né contro gli amministratori, ma è una richiesta di scendere in campo al di là dei limiti imposti dalla macchina burocratica e al di sopra dei confini delle diverse competenze territoriali e di area. E’ una richiesta di superamento delle logiche e delle dinamiche consolidate nel tempo per inerzia e per oggettive difficoltà.
Purtroppo però va anche segnalato che quando feci domanda di alloggio ATER – come concordato con i Servizi Sociali del Comune di Pineto – sebbene la richiesta venne correttamente formulata specificando che l’alloggio avrebbe dovuto presentare le caratteristiche previste dalla normativa nazionale vigente in materia di accessibilità, l’assegnazione non rispettava nessuno dei requisiti di norma. Mi vidi costretto pertanto a fare un’ulteriore richiesta di lavori di adeguamento dell’appartamento. Ma anche i lavori successivamente effettuati non erano sufficienti a garantire la certificazione di accessibilità prevista dalla normativa vigente, che non ho mai ottenuto.
Va anche detto che secondo la norma il Progetto di Vita Individuale e Personalizzato è un diritto soggettivo attuabile su richiesta dell’interessato e che il Comune di residenza – d’intesa con l’ASL competente territorialmente – ha l’obbligo di attivarlo tempestivamente, così come già da anni alcuni T.A.R. si sono espressi.
Per quanto riguarda poi Fondo di Vita Indipendente (L. R. 57/2012) – di cui usufruisco per un importo annuo di euro 12mila – che lo stesso Sindaco di Pineto ha pubblicamente dichiarato essere assolutamente insufficiente a coprire il costo dell’assistenza domiciliare di cui necessito – è solo una delle componenti che possono confluire e contribuire a formare il budget di Progetto. Ed è proprio a causa dell’importo esiguo dei fondi regionali che il Comune di Pineto ha deciso di contribuire con fondi propri all’assistenza personale domiciliare autogestita. Mi duole ricordare, a tal riguardo, che quando feci richiesta – appositamente per venire incontro alle esigenze di cassa del Comune di Pineto – del servizio di assistenza domiciliare integrato, non ottenni riscontro.
Inoltre, la richiesta di assegnazione del fondo Dopo Di Noi formulata nell’agosto 2023 non venne accettata ma mi venne chiesta dall’assistente sociale, d.ssa Mastrangelo, una rielaborazione senza che mi venissero fornite né indicazioni né modelli di riferimento per la corretta stesura del progetto. Ciò nonostante, assistito dal mio legale Avv. Alessandro Formosi e da altri professionisti specializzati ho continuato a produrre diverse rielaborazioni del medesimo progetto di vita senza ottenere nessun riscontro né formale né informale. La mancanza di riscontro non mi consente nessuna forma di replica, negoziazione e/o ricusazione ma mi lascia solo in una lunga ed estenuante attesa che dura, però, da almeno da 2 anni. Ora si apprende, a mezzo stampa, che si è ancora in attesa che l’UVM si esprima in merito.
Non vorremmo mai che l’alloggio sostitutivo venisse adeguato con i fondi del Dopo di Noi, perché a nostro avviso, i lavori di adeguamento dell’alloggio dovrebbero essere sostenuti dall’ATER come prevede il DM dei lavori pubblici del 1989 art. 3 comma 3.3 che stabilisce: “che almeno il 5% degli alloggi previsti negli interventi di edilizia residenziale sovvenzionata, devono essere accessibili, con un minimo di 1 unità immobiliare per ogni intervento”.
Ciò detto si torna a chiedere con forza l’attivazione del progetto di vita, cosi come richiesto. Di certo non si è in condizioni di poter attendere che l’assessorato al bilancio operi. Per un discorso serio siamo disponibilissimi e lieti di collaborare. Non si è parlato invece di misure tampone che le varie amministrazioni competenti potrebbero fornire all’interessato, come il supporto nell’individuazione di soluzioni idonee alternative come per esempio residence o bungalow o alloggi adeguati, con relativo supporto economico – anche fuori regione – in attesa che gli enti sviluppino una soluzione adatta definitiva. Ma si è prospettato ancora una volta solo attesa.
È vero che il Comune non mi abbandona ma è altrettanto vero che non ricevo riscontro alle mie comunicazioni.