
Teramo. Il Comitato per la tutela dell’Ospedale Val Vibrata e della sanità pubblica torna a intervenire sul tema del nuovo ospedale di Teramo e, in particolare, sulla scelta del sito individuato nell’area del Mazzini per la sua costruzione.
Lo fa dopo un recente incontro con l’ingegner Domenico Di Baldassarre, professionista teramano che – voce al momento isolata ma lucida e autorevole – ha espresso una critica argomentata alla scelta dell’area del Mazzini, proponendo un’alternativa più funzionale e sostenibile, sempre all’interno del territorio comunale di Teramo.
A seguito di questo confronto, il Comitato conferma il proprio giudizio negativo sul sito suddetto — già espresso in passato — e ribadisce come tale scelta sia non solo sbagliata, ma immorale.
Perché una scelta immorale
IMMORALE, innanzitutto, perché costruire nell’area del Mazzini significherebbe impegnare risorse economiche ben superiori al necessario, in un contesto in cui ogni euro dovrebbe essere speso con responsabilità e visione.
Il sito individuato è troppo ristretto: sarebbe necessario liberare spazi oggi occupati da strutture essenziali al funzionamento dell’Ospedale Mazzini — come centrali termiche ed elettriche, impianti di gas medicali, elisuperficie — e realizzare nuove vie di accesso, con costi aggiuntivi ingenti.
A ciò si aggiungerebbe l’obbligo di demolire il lotto 1 del Mazzini, per motivi urbanistici e di volumetria insufficiente, con un ulteriore spreco di risorse pubbliche e la perdita di una struttura che potrebbe ancora avere una funzione utile.
IMMORALE, inoltre, perché l’intervento comporterebbe l’abbattimento di una pineta secolare, soggetta a vincoli ambientali e considerata da sempre un polmone verde fondamentale per la città di Teramo.
IMMORALE, perché si ignorano del tutto i disagi enormi che un cantiere di tale portata recherebbe alle attività sanitarie del Mazzini, che nel frattempo dovrà continuare a funzionare, e al personale medico e tecnico, costretto a operare in condizioni di precarietà.
IMMORALE, ancora, perché la decisione è stata presa senza un reale coinvolgimento della comunità provinciale.
Il nuovo ospedale non sarà al servizio della sola città di Teramo, ma dell’intera provincia; eppure i sindaci e i rappresentanti istituzionali non sono stati chiamati a un confronto aperto e trasparente.
IMMORALE abbandonare il progetto preliminare redatto dalla Società d’Ingegneria Promedia per il sito precedentemente individuato di Piano d’Accio, che potrebbe essere adattato senza difficoltà ad altre aree più idonee.
IMMORALE, infine, perché non è stato attivato alcun confronto tecnico e partecipativo con la società civile, il mondo delle professioni e il terzo settore.
Un dialogo ampio e qualificato non avrebbe rallentato il processo decisionale, ma lo avrebbe reso più condiviso, trasparente e rispettoso dell’interesse generale.
Una decisione così importante avrebbe meritato ascolto, competenza e partecipazione, non percorsi già tracciati e blindati.
Un appello al ripensamento
Il Comitato ritiene che non sia troppo tardi per un ripensamento.
Le somme finora impegnate per lo studio di fattibilità del sito di Villa Mosca — circa 100 mila euro — sono trascurabili rispetto ai risparmi, economici e ambientali, che deriverebbero da una scelta più razionale e sostenibile.
Per questo motivo, il Comitato lancia un appello all’intera comunità provinciale, alle istituzioni locali, alle associazioni e ai cittadini, affinché si uniscano in una posizione ferma e condivisa di opposizione alla costruzione del nuovo ospedale nell’area del Mazzini.
Si invita in particolare il mondo delle professioni a portare il proprio contributo di competenze e proposte, con spirito costruttivo e senso di responsabilità, partecipando a un dibattito pubblico che possa orientare le scelte verso soluzioni più razionali, efficienti e sostenibili.
Il Comitato auspica che vengano valutate con serietà e apertura altre opzioni, a partire da quella indicata dall’ingegner Di Baldassarre, nota come Villa Mosca–Viola: un’area pienamente compatibile con il territorio comunale di Teramo, ma più agevole, funzionale e rispettosa dell’ambiente.



