
Nereto. Ogni pronunciamento sulla vicenda è rinviato almeno alla prossima conferenza dei servizi, in programma tra un mese, ma quella andata in scena oggi, 16 settembre, in video-conferenza ha fissato dei paletti ben precisi, almeno per quanto riguarda la relazione, con relativa documentazione, presentata dal Comune di Nereto.
La conferenza dei servizi dinanzi al dipartimento Via, della Regione Abruzzo, riguarda l’impianto di rifiuti liquidi della Wash Italia di Nereto: il progetto già archiviato negli anni precedenti, dalla Regione prima e dal Tar poi, ma in parte rimesso in corsia dal Consiglio di Stato che ha riaperto in qualche maniera la procedura.
La prima seduta della conferenza dei servizi, nella quale tutti gli attori si sono collegati in video-conferenza ha nella sostanza evidenziato alcuni elementi importanti, da parte del Comune, che qualche riflessione la fanno emergere.
E in maniera particolare sulla produzione di una cartografia del 1995, con relativa delibera, che evidenza in maniera chiara che la localizzazione degli edifici dove ha sede la Wash Italia, e dove è stata prevista la realizzazione dell’impianto contestato, sono ricompresi nei 500 metri del centro abitato. E dunque quasi a certificare, sotto questo aspetto, l’incompatibilità sotto vari profili, dell’impianto in quella zona.
“Ovviamente bisognerà attendere i passaggi successivi della procedura, “sottolinea il sindaco, Daniele Laurenzi, che ha illustrato una corposa relazione in sede di conferenza dei servizi”, ma nella circostanza sono state prodotte ulteriori documentazioni, rispetto a quelle della prima occasione, tutte finalizzate ad evidenziare l’incompatibilità dell’impianto in un territorio, come il nostro, di appena 7 km quadrati. E della volontà di tutelare la salute pubblica e l’ambiente di fronte ad un impianto, norme alla mano, classificato come industria insalubre di prima classe. In ogni caso c’è fiducia attorno all’esito di tutta la procedura”.
E va detto che la zona dell’impianto, oltre ad essere localizzata nell’ambito di centro abitato, come da perimetrazione, sono presenti anche 31 edifici, 27 dei quali di civile abitazione e anche una palestra, con 2mila iscritti, 500 ingressi giornalieri (con tanti bambini e persone che utilizzano la struttura con finalità di riabilitazione) e il distaccamento dei vigili del fuoco. Va detto che la soprintendenza, dopo il pronunciamento recente del Consiglio di stato, che ha annullato il precedente parere per difetti procedurali, ne dovrà emettere uno nuovo, dopo l’istruttoria, partendo dal presupposto che l’area in questione è sottoposta a vincolo paesaggistico visto che è a meno di 150 metri dal torrente Vibrata. In ogni caso, per la prossima puntata della vicenda bisognerà attendere almeno un mese.