
“In questi giorni è in discussione in Consiglio regionale una norma che consentirebbe di utilizzare i capannoni delle aree industriali per finalità commerciali.
Occorre il confronto con le parti sociali per trovare un punto di equilibrio, il rischio è quello di continuare ad alimentare questi non luoghi, desertificando il commercio di prossimità nei centri abitati”: lo dichiara Angelo Radica, presidente di ALI Abruzzo.
Radica prosegue: “I dati parlano chiaro e sono preoccupanti. In cinque anni nella nostra regione hanno chiuso oltre 5mila negozi, di cui 4mila al dettaglio. L’Abruzzo, come spiega Confcommercio, è la prima regione europea come metri quadrati per abitante dedicati alla grande distribuzione. La direzione che si sta imboccando non solo non è utile, ma continua ad alimentare un modello consumistico che destruttura il tessuto sociale delle città, favorendo, con il pretesto della riqualificazione, la crescita di attività commerciali di medie e grandi dimensioni in quelle che sono oramai periferie urbane, dando l’ennesimo colpo mortale ai negozi di piccole dimensioni.
Si tratta spesso di presidi fondamentali nelle nostre città e nei nostri paesi, che contribuiscono in modo decisivo a mantenere vivi i nostri centri urbani, il loro decoro e la socialità di prossimità. In tutto il mondo il modello dei centri commerciali è in fase di ripensamento, è un modello che non è sostenibile e si contano a decine gli enormi edifici abbandonati perché non più attrattivi: non si comprende secondo quale logica in Abruzzo si debba andare nella direzione opposta. Quello che al contrario occorrerebbe è il rilancio dei centri commerciali naturali. In Abruzzo ci sono oltre 30 associazioni di commercianti che negli anni scorsi hanno beneficiato di contributi per interventi di miglioramento del decoro urbano e dei servizi. E’ necessario che la Regione, come fatto in passato, rifinanzi la Legge a sostegno dei centri”.