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Fuga dei giovani dall’Italia: l’Abruzzo perde 8.500 talenti in 13 anni

922 giovani hanno lasciato l’Abruzzo nel 2023. Non è un’eccezione, ma la continuazione di un esodo che in tredici anni ha portato via 8.500 persone. La maggior parte sono laureati in materie scientifiche, proprio quelle in cui gli atenei abruzzesi eccellono con risultati superiori alla media italiana. La fuga dei giovani dall’Italia colpisce duramente la regione, ma non è l’unico problema. Il crollo delle nascite ha raggiunto nel 2025 il peggior dato nazionale, mentre l‘età media della popolazione continua a salire. Tre emergenze che si alimentano a vicenda e disegnano uno scenario preoccupante per l’Abruzzo dei prossimi decenni.

Verso Nord ed estero: dove finiscono i talenti abruzzesi

Le destinazioni sono sempre le stesse: il Nord per chi resta in Italia, Germania e Regno Unito per chi varca i confini nazionali. I giovani che lasciano l’Abruzzo cercano quello che qui faticano a trovare: stipendi competitivi, percorsi di carriera definiti, opportunità di crescita professionale. Il paradosso è che la regione non attraversa una crisi occupazionale drammatica. Il tasso di occupazione nel 2024 si è attestato al 62,1%, con una disoccupazione contenuta al 7,2%.

Eppure questi numeri non bastano a trattenere chi ha investito anni nella propria formazione. Le retribuzioni nel settentrione possono superare di molto quelle offerte in Abruzzo per le stesse competenze, e all’estero il divario si amplia ulteriormente. Non è solo una questione economica: pesa anche la percezione di un ecosistema professionale più dinamico, dove merito e competenze trovano riconoscimento più velocemente.

Le professioni digitali: un’opportunità per restare

Ma mentre l’Abruzzo continua a perdere i suoi talenti migliori, il mercato del lavoro digitale vive una fase di espansione senza precedenti. Secondo i dati dell’indagine Excelsior di Unioncamere, le imprese italiane cercano oltre 245.000 profili specializzati in ambito ICT, con una crescita costante rispetto agli anni precedenti.

Il vero problema è il mismatch tra domanda e offerta: appena l’1,4% dei laureati italiani possiede un titolo in discipline informatiche, e solo il 46% degli adulti ha competenze digitali almeno di base. Questo divario rappresenta però un’opportunità concreta per i giovani abruzzesi.

Molte delle professioni digitali più richieste oggi permettono infatti di lavorare interamente da remoto, offrendo la possibilità di restare nella propria regione pur collaborando con aziende e clienti in tutta Italia e all’estero.

Le professioni emergenti accessibili da remoto

Tra le figure professionali più ricercate nel panorama digitale spiccano:

  • Cyber Security Specialist

  • Data Analyst

  • Esperti di intelligenza artificiale e machine learning

  • E-commerce Manager

  • Cloud Engineer

  • Specialisti SEO e SEM.

Contemporaneamente, accanto a queste, stanno emergendo professioni meno note ma altrettanto promettenti come Game Tester, Platform Tester e Content Reviewer, ruoli che consistono nel testare piattaforme digitali, videogiochi e servizi online per verificarne qualità, sicurezza e funzionalità.

Un esempio concreto di come queste professioni possano essere svolte interamente online è rappresentato dal lavoro del team di MiglioriCasinoOnline, dove un gruppo di 9 esperti testa personalmente ogni piattaforma di gioco per offrire ai giocatori le soluzioni più sicure e affidabili tra i migliori casinò online aams, operando completamente da remoto.

Questo modello dimostra come le competenze STEM formate in Abruzzo possano essere valorizzate senza necessariamente emigrare, sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dal lavoro a distanza.

Il crollo demografico: record negativo nazionale per l’Abruzzo

L’emigrazione giovanile si intreccia però con un’altra emergenza altrettanto grave: il crollo delle nascite. L’Abruzzo detiene il primato negativo in Italia per calo della natalità, con una riduzione del 10,2% nei primi sette mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, un dato nettamente superiore alla media nazionale che si attesta al 6,3%.

Nel 2024 la flessione era stata contenuta all’1%, ma nell’ultimo anno la situazione si è aggravata in modo preoccupante. Il numero medio di figli per donna è sceso da 1,12 a 1,04, un valore ben lontano dal tasso di sostituzione generazionale necessario per mantenere stabile la popolazione.

Nel 2023 sono nati 445 bambini in meno rispetto all’anno precedente. L’età media delle madri al primo figlio ha raggiunto i 31,9 anni, mentre il contributo delle famiglie straniere, pari al 10,1% dei nuovi nati, non riesce più a compensare il calo delle coppie italiane.

Le cause di questo declino vanno ricercate nella diminuzione della popolazione in età fertile e nella precarietà delle condizioni economiche che scoraggiano sempre più giovani coppie dall’avere figli.

L’invecchiamento della popolazione

Il terzo elemento della crisi demografica abruzzese è l’invecchiamento progressivo della popolazione. Al 31 dicembre 2023, i residenti in Abruzzo erano 1.269.571, con una diminuzione di 3.056 unità rispetto all’anno precedente. L’età media regionale è salita a 47,4 anni, con un incremento costante che non accenna a fermarsi.

Le province di Chieti e L’Aquila sono le più anziane, con età medie rispettivamente di 47,7 e 47,9 anni, mentre Pescara e Teramo risultano leggermente più giovani.

Questo squilibrio generazionale produce conseguenze concrete e misurabili su diversi fronti:

  • Crescente pressione sul sistema sanitario regionale, con aumento della domanda di assistenza e cure per anziani

  • Squilibrio del sistema pensionistico, con sempre meno lavoratori attivi a sostenere un numero crescente di pensionati

  • Riduzione progressiva della forza lavoro disponibile, con impatti negativi sulla produttività

  • Contrazione dei consumi e dell’economia locale, legata alla diminuzione della popolazione in età lavorativa

  • Spopolamento delle aree interne e dei comuni più piccoli, con perdita di servizi essenziali

Tra innovazione e necessità di politiche concrete

Nonostante il quadro demografico preoccupante, l’Abruzzo mostra alcuni segnali positivi sul fronte dell’innovazione. Le startup innovative presenti nella regione sono 295, pari al 2,29% del totale nazionale, con una crescita del 36% dal 2021 a oggi.

Il comparto industriale genera 9,5 miliardi di euro di export annui, oltre la metà dei quali prodotti da imprese multinazionali. A livello di Mezzogiorno, il Rapporto Sud Innovation 2025 evidenzia come le startup e scaleup del Sud abbiano raccolto complessivamente 289,9 milioni di euro in equity tra il 2017 e il 2025, mostrando come gli investimenti in startup italiane stiano consolidando un ecosistema pieno di opportunità.

Per invertire la tendenza demografica servono interventi strutturali immediati:

  • Incentivi fiscali per giovani che scelgono di restare o decidono di rientrare

  • Potenziamento di hub digitali e spazi di coworking sul territorio

  • Politiche di sostegno concreto alla genitorialità con servizi per l’infanzia accessibili

  • Investimenti in infrastrutture digitali e connettività per favorire il lavoro remoto

  • Rafforzamento della collaborazione tra università e imprese per trattenere i talenti formati localmente

La sfida demografica richiede una visione strategica di lungo periodo e azioni concrete nell’immediato. Le competenze ci sono, le opportunità offerte dalla digitalizzazione esistono: serve la capacità di capitalizzarle prima che il declino diventi irreversibile.

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