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Abruzzo

La bandiera Romanì sull’Everest: a portarla un abruzzese

È stato l’abruzzese Gennaro Spinelli, presidente nazionale UCRI, artista, attivista e portavoce della cultura romanì nel Mondo a portare materialmente la bandiera per la prima volta nella storia sull’Everest, la montagna più alta del mondo il 27 aprile 2025.

 

La sua forza, la sua determinazione e la sua visione hanno reso possibile questo gesto simbolico e profondo. “Portare per la prima volta nella storia la bandiera romanì sull’Everest – ha dichiarato Spinelli – è stato un onore immenso! La nostra bandiera è il nostro simbolo, la nostra forza e il nostro futuro! Portarla sulla montagna più alta del pianeta è il simbolo della bellezza, grandezza e forza della cultura romanì che dopo migliaia di anni vuole esistere e pretende di farlo con dignità in tutto il mondo.” Oggi è una di quelle giornate che fanno tremare le ossa: la bandiera romanì ha toccato il cielo, là dove l’aria è così fina che manca il respiro – sull’Everest, il tetto del mondo. È un fatto storico, ma è anche un grido: “Ci siamo, ci siamo sempre stati, e oggi siamo più forti che mai.”

 

“Dopo 150 chilometri a piedi – spiega ancora – tra pietre, ghiaccio e vento tagliente come la bora – e con lo zaino pieno non solo di viveri, ma di memoria, orgoglio e sogni – siamo saliti. Più di 5500 metri sopra il mare, a -20 gradi, con le gambe dure, ma il cuore acceso: la bandiera dei Rom e dei Sinti ha trovato spazio nel cielo più alto. E non era una bandiera qualsiasi: reca le firme di Rom, Sinti e attivisti per la cultura romanì di tutta Europa, testimonianze vive di una comunità che resiste, che crea, che ricorda. Portare la nostra identità lassù è stato come portare il nome di tutte le nonne, i padri, i figli e le figlie che hanno camminato, spesso scalzi, spesso soli, ma mai piegati. Un gesto di resistenza come quello dei partigiani, un gesto di dignità come tutti gli esseri umani”.

 

L’impresa ha avuto il patrocinio morale dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a Palazzo Chigi e la presidenza del consiglio dei ministri, tramite il suo direttore Mattia Peradotto, il sostegno morale dell’ANPI nazionale tramite il suo presidente Gianfranco Pagliarulo che ringraziamo e della Croatian Romani Union “KALI SARA” che ha dato forza e radici a questa impresa. Da anni queste organizzazioni si spendono per la cultura romanì, e oggi l’hanno spinta fino al punto più lontano della Terra. L’iniziativa è stata promossa dall’UCRI – Unione delle Comunità Romanès in Italia nel mese dell’orgoglio Rom, con l’obiettivo di unire simbolicamente le voci e le storie del popolo romanì di tutto il mondo. Ma non si è trattato solo di una scalata. È stato un gesto simbolico e potente, un filo teso tra le vette dell’Himalaya e le terre dell’Abruzzo, dei Balcani, del Rajasthan, dell’Europa intera. Un cammino lungo mille anni, fatto di dolore, bellezza e testardaggine.

 

“Un ringraziamento – conclude – va agli Sherpa, ai tecnici e alle comunità e a chi – con una parola, un abbraccio, una preghiera – ha sostenuto questa visione. E oggi, lassù, abbiamo piantato il nostro nome e la nostra storia. Oggi i Rom stanno sull’Everest. Oggi siamo fieri”.

 

“Il raggiungimento della vetta dell’Everest di una bandiera Romanì, grazie alla scalata dell’abruzzese Gennaro Spinelli, rappresenta motivo di orgoglio per l’intera Regione e per la comunità Romanì che in Abruzzo ha un forte radicamento. Un’impresa che testimonia la grande capacità di integrazione che il nostro territorio è capace di dimostrare ogni giorno”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

 

 

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