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Teramo

Buoni pasto Asl Teramo, trattativa giunta alla fase conclusiva

La Asl si è dimostrata disponibile a riconoscere i buoni pasto e gli arretrati degli anni precedenti

Alla Asl di Teramo si avvia a conclusione una trattativa storica sul diritto ai buoni pasto. Circa 350 sono stati i medici che hanno delegato l’Anaao Assomed a rappresentarli e a siglare una conciliazione con la controparte aziendale. La Asl si è dimostrata disponibile a riconoscere i buoni pasto e gli arretrati degli anni precedenti. La vicenda è rimbalzata nei giorni scorsi anche sulle testate nazionali specializzate.

“L’accordo è stato raggiunto – commenta Guevar Maselli, segretario aziendale Anaao Assomed per l’Asl di Teramo – grazie all’instancabile impegno dei rappresentanti sindacali dell’Anaao Assomed locali e segna una svolta concreta nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori della sanità pubblica.

I rappresentanti Anaao hanno presenziato alla firma nella duplice veste di sindacalisti e delegati alla conciliazione designati dallo stesso Ispettorato del Lavoro, garantendo, con la loro instancabile presenza, la definizione di un’intesa che riconosce non solo il diritto al buono pasto per i turni superiori alle sei ore, ma anche gli arretrati maturati negli anni passati.

Sul principio della querelle legale, intrapresa per primo dal sindacato degli infermieri Nursind, abbiamo subito creduto, sia riguardo al senso etico che alla correttezza normativa. Abbiamo raggiunto un accordo per cui l’azienda si è dimostrata disponibile a riconoscere i buoni pasto per l’anno in corso e gli arretrati per i precedenti tre anni lavorativi.

I dipendenti sono stati singolarmente convocati per esprimere la volontà a essere indennizzati con una cifra corrispondente a 5 euro e 60 centesimi moltiplicata per i giorni lavorativi in cui risulta una timbratura maggiore ai limiti evidenziati, al netto tuttavia delle trattenute fiscali, o ottenere un numero di buoni pasto corrispondente al numero di tali giorni. Il buono pasto riconosciuto è un ticket di 5.6 euro a cui il dipendente contribuisce con 1.4 euro per un valore complessivo del ticket di 7 euro.

Questo risultato ha dimostrato il valore del dialogo verso l’azienda e verso le altre sigle coinvolte, che con competenza e attenzione ai cambiamenti giurisprudenziali ci ha permesso di ottenere un riconoscimento importante, senza cadere nelle sterili polemiche.

Per anni, la normativa vigente – in particolare l’art. 45 del D.Lgs. 165/2001 e i vincoli dei contratti collettivi nazionali – ha impedito l’erogazione del buono pasto per turni inferiori alle 7 ore e 12 minuti, creando una discriminazione oggettiva tra lavoratori impegnati in turni di diversa durata. 

Tuttavia, una decisiva svolta è arrivata con la sentenza numero 31137 dell’8 novembre 2023 della Corte di Cassazione – Sezione Lavoro, che ha riconosciuto il diritto al buono pasto anche per i dipendenti pubblici impegnati in turni superiori alle sei ore, indipendentemente dalla durata del tempo ordinario di lavoro previsto nei contratti collettivi.

Secondo la Suprema Corte, il buono pasto costituisce una prestazione economica accessoria finalizzata al benessere psico-fisico del lavoratore, e come tale deve essere attribuito in relazione alla concreta articolazione del turno di lavoro, anche se questo è di sei ore o poco più.

La pronuncia ha rappresentato un precedente giurisprudenziale vincolante, che ha costretto le aziende sanitarie ad adeguarsi per evitare contenziosi onerosi. L’azienda di Teramo si è distinta per tempestività e collaborazione, scegliendo di attivarsi prontamente per regolarizzare le posizioni dei lavoratori e avviare un tavolo conciliativo che ha portato al riconoscimento degli arretrati maturati a partire dal 2021, in linea con il possibile termine prescrizionale.

È doveroso ricordare che il percorso verso questo traguardo è stato avviato nel 2016 grazie all’azione legale promossa dal Nursind, la cui caparbietà ha contribuito a far emergere la questione a livello nazionale. Tuttavia, è stata la sinergia tra le sigle sindacali, la disponibilità dell’azienda e la cornice normativa aggiornata a rendere possibile la definizione di un accordo.

Possiamo essere felici di questa trattativa, abbiamo il dovere di rappresentare i nostri iscritti con competenza, concretezza e senso di responsabilità, abbandonando le contrapposizioni sterili e unendo le forze per migliorare davvero le condizioni del lavoro pubblico.

Questo accordo rappresenta un precedente di rilievo per altre realtà sanitarie italiane. Sindacati e lavoratori possono ora contare su un quadro giurisprudenziale chiaro per promuovere ulteriori riconoscimenti e garantire diritti spesso negati”.

 

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