
Le carcasse di due cuccioli di orso, di un anno, sono state trovate a Scanno.
La scoperta è stata fatta nella località Colle Rotondo che si trova a circa 1.600 metri di altitudine.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, i due piccoli orsi sono morti annegati in un lago artificiale che si trova non poco lontano dalla ex stazione sciistica oggi dismessa. Si tratta di una zona esterna a quella del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. A lanciare l’allarme è stato un cittadino di Scanno.
Dalla prima ipotesi si tratta di annegamento anche se intorno alle carcasse degli orsi, sono stati rinvenuti anche una decina di ranocchi senza vita. Sul posto sono intervenuti i carabinieri forestali di L’Aquila, la veterinaria del servizio Asl e i guardia parco. Le carcasse saranno esaminate nell’istituto zooprofilattico di Teramo.
La nota del WWF. La perdita di due orsi su una popolazione di circa 60 individui è gravissima e fa compiere un ulteriore passo verso l’estinzione di questa sottospecie unica che vive solo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale della Maiella e in poche altre aree appenniniche limitrofe.
Dal 1970 ad oggi sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane.
“È assurdo perdere altri due orsi di una popolazione unica e a rischio critico di estinzione in questa maniera”, sottolinea il WWF Italia.
“Ed è vergognoso che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località ‘Le Fossette’ tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza. Numeri inaccettabili. Salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione dovrebbe essere un impegno primario per tutta la comunità abruzzese e nazionale. Come sempre attenderemo che la magistratura svolga le indagini per capire se ci sono delle responsabilità però non ci si può non chiedere come sia possibile che invasi come questi siano realizzati e poi abbandonati senza che nessuno se ne curi”.
La nota del Parco. Stamattina sono stati segnalati i corpi senza vita di due orsi all’interno dell’invaso di innevamento artificiale, in località Colle Rotondo, nel Comune di Scanno, fuori dal territorio del Parco.
Guardiaparco e tecnici del Parco, sono immediatamente intervenuti sul posto per effettuare i primi rilievi. Gli orsi recuperati sono due maschi dello scorso anno. Sono in corso ulteriori verifiche nell’invaso.
I corpi degli animali sono stati sottoposti a sequestro e saranno trasferiti presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necroscopici e tossicologici necessari a chiarire le cause del decesso e se la morte è dipesa solo dall’annegamento.
L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’Associazione Salviamo l’Orso nel 2021, attraverso l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco e al Comune di Scanno, quest’ultimo responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta, infatti ha permesso agli orsi di superarla e accedere alle sponde, scivolando in acqua.
Tanto lavoro è stato svolto, e viene svolto continuamente, dal Parco e dalle Associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, col censimento e la messa in sicurezza di decine di situazioni analoghe, soprattutto dopo il tragico evento della Serralunga del 2018.
Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa perdita. Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande.
L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all’interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci sono anche altre Istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all’interno, sia nei territori contermini al Parco.
Il Presidente del Parco – Giovanni Cannata – rappresenta che avere la responsabilità significa anche poter agire senza se e senza ma per la conservazione degli habitat e della fauna, in un quadro organico coordinato con le altre Istituzioni, il Ministero dell’Ambiente, le Regioni, le altre aree protette e i Comuni che sono impegnati sullo stesso fronte. Essendo l’orso bruno marsicano una specie a rischio d’estinzione, questo dovrebbe generare in ogni Istituzione coinvolta un senso di forte priorità sulle azioni da fare e sulle risorse da investire. Ad oggi, purtroppo, questo non è così scontato.
Il Parco, si impegna a fornire aggiornamenti tempestivi non appena saranno disponibili i risultati e a tornare su questa drammatica vicenda.
In merito alle sconfortanti notizie circa la morte dei due orsi a Scanno appare rilevante precisare che il laghetto in questione, pur essendo esterno al perimetro del parco d’Abruzzo, Lazio e Molise (come con zelo ha tenuto immediatamente a far rilevare l’Ente parco), è però situato all’interno della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) della Rete Europea Natura2000 la cui gestione è demandata proprio all’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo. Lazio e Molise, cosa che invece è stata stranamente omessa nonostante a scala continentale siano questi siti ad essere centrali nelle politiche di conservazione, anche ai fini dei finanziamenti comunitari LIFE assegnati proprio al Parco.
Lo stesso sito WEB dell’Ente Parco dedica una parte importante alla ZSC: https://www.parcoabruzzo.it/pagina.php?id=540
L’Ente ha la responsabilità di implementare e far applicare a enti pubblici e privati tutte le misure di conservazione necessarie per le specie come l’Orso bruno e per gli habitat.
In caso di inadempienze, il DPR 357/1997 su questi siti prevede l’intervento dei Carabinieri Forestali.
Mi domando, quindi, se l’Ente parco abbia ingiunto al proprietario o al gestore la messa in sicurezza, visto che dal comunicato dell’Ente stesso si afferma che la pericolosità del sito fosse notoria, visti anche i tragici precedenti di orsi morti in vasche.
Augusto De Sanctis