Di Marco scrive al direttore generale della Asl di Chieti su operatori sanitari licenziati
“Necessario sapere se si sta supplendo la carenza generata dal mancato rinnovo dei contratti, togliendo Oss al Carcere”

Chieti. “Corrono il rischio di essere beffati due volte gli operatori sanitari della Asl di Chieti ai quali la direzione aziendale non ha rinnovato il contratto. Persone che hanno lavorato da precari in attesa di una stabilizzazione mancata e che si sono ritrovate senza lavoro e con famiglie da portare avanti, nonostante la loro assenza sia sentita, al punto che la Asl starebbe tagliando ore agli operatori in servizio al Carcere di Chieti per portarli sui settori scoperti. Per questo ho scritto al Direttore generale Mauro Palmieri, nonché al presidente Marsilio e alla Garante regionale dei Detenuti Monia Scalera e per conoscenza al direttore della casa circondariale Franco Pettinelli per avere informazioni sui fatti. Bisogna capire perché sta accadendo, che tipo di strategia la Asl stia seguendo e sapere come saranno coperti i servizi interni al carcere, che fra tutti i problemi che vive questa delicata dimensione in questo momento, di certo non può subire anche la scopertura di servizi così sensibili”, così il consigliere regionale Antonio Di Marco.
“A parte il lato umano della vicenda dei tanti operatori che dopo anni di onorato servizio si sono trovati fuori e senza lavoro – illustra Di Marco – a questo punto è logico intendere che ciò sia accaduto per via dei tagli lineari richiesti dal Governo regionale per via del deficit che la destra ha prodotto alla sanità. Non si spiega altrimenti: se sono stati licenziati perché non servivano, perché si reclutano figure simili scoprendo servizi sensibili come il carcere? Un utilizzo che riguarderebbe in primis la casa circondariale di Chieti, ma che potrebbe interessare anche quelle di Lanciano e Vasto. Peggio sarebbe se il personale licenziato fosse coperto da interinali, perché tornerebbe utile allora capire perché non sono stati prorogati anche loro, com’è accaduto a chi, in graduatoria, è stato prorogato fino al 31 dicembre. Chiarezza andrebbe fatta anche sulle modalità di scelta di chi ha proseguito, mettendo in trasparenza la graduatoria da cui si è attinto come chiedevano le sigle sindacali. A parte il lato umano, parliamo di impegni non mantenuti con i lavoratori, che quando sono stati assunti non sono stati assunti a tempo indeterminato, come da concorso, ma pur di lavorare hanno accettato contratti a tempo determinato con la prospettiva di raggiungere i mesi necessari per essere stabilizzati e si ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano e l’unica prospettiva di fare valere i propri diritti in altro modo, nonostante ci sia bisogno di loro e nonostante l’importanza sociale, oltre che sanitaria del loro lavoro. L’auspicio è che i tagli chiesti a causa del deficit non creino danni peggiori: c’è la vicenda dei farmaci mancanti alla farmacia dell’ospedale di Chieti a causa della cattiva organizzazione da parte della direzione generale; oggi si aggiunge il reclutamento del personale licenziato dalle carceri, sicuramente non è una governance efficiente ed efficace che la comunità merita. Aspettiamo di sapere perché, con la speranza che la consapevolezza delle condizioni delle carceri, istituti a cui un buon governo dovrebbe dare e non togliere”.