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Abruzzo

Stipendi bassi e tasse e tariffe che continuano ad aumentare: lo studio

Più di 7 abruzzesi su 10 hanno un reddito al di sotto di quello medio nazionale, eroso da caro-vita e caro-tasse: è una fotografia preoccupante che emerge dallo studio della Cgia di Mestre sui redditi del 2023.

 

“Il primo dato che ci preoccupa è l’estensione dei redditi bassi in Abruzzo -avverte Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana-: 665.469 contribuenti abruzzesi hanno dichiarato un reddito inferiore a quello medio nazionale, ossia il 71.1% di lavoratori e pensionati abruzzesi dichiarano meno di 24.830 euro annui, mentre l’incidenza media nazionale è del 65.9%”. I redditi medi sono bassi in tutte le province: il reddito complessivo medio è di 22.483 euro a Pescara, 22.531 all’Aquila, 21.004 a Chieti, 20.904 a Teramo. “Ma c’è di più, ossia il peso dell’Irpef che erode gli stipendi senza che i territori forniscano servizi adeguati: ad esempio, il reddito medio è più basso a Pescara che all’Aquila, mentre l’Irpef media pesa di più a Pescara, con 5.133ceuro a fronte dei 5.091 euro dell’Aquila. Su questo quadro si aggiungeranno gli effetti e le storture degli aumenti dell’addizionale Irpef della giunta regionale: servono a coprire i buchi della sanità, anziché a mettere in campo servizi pubblici migliori per i cittadini”.

Nello studio della Cgia si precisa al contrario che nei territori in cui l’Irpef è più elevata, solitamente si osserva una qualità e quantità superiore dei servizi pubblici, quali trasporti, infrastrutture sociali, istruzione, cultura, sport e tempo libero. “Invece in Abruzzo accadrà il contrario: si aumenta l’Irpef tagliando fondi e quindi servizi, come è il caso della riduzione delle risorse su cultura, politiche giovanili, per non parlare degli aumenti sui trasporti”. Liberare il potere d’acquisto: è la richiesta di Sinistra Italiana per scongiurare la bomba sociale. “Come Avs abbiamo presentato una proposta di legge, lo Sblocca-Stipendi, per alzare i salari, adeguandoli al costo della vita e all’inflazione reale – dice Licheri-. Ma va ridotta anche la pressione fiscale a livello territoriale. Invece gli aumenti dell’Irpef in Abruzzo del governo di centrodestra faranno aumentare le povertà, allargando la platea di chi si vedrà ridotto il potere d’acquisto, falcidiato anche dai costi in più per far fronte ai servizi che non funzionano, come è il caso delle spese sanitarie, o per le tariffe in aumento, come è il caso dei bus”.

 

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