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Abruzzo

Il costo del deficit sanitario lo pagano i cittadini: nuovo scontro in Regione VIDEO

Non è bastato l’aumento delle tasse di pochi mesi fa, superano i 200 milioni di euro i tagli del centro destra per le annualità 2025/2027. Il Partito Democratico in conferenza stampa ha lanciato l’ennesima accusa sui conti della sanità.

Ad essere colpita è la sanità stessa insieme a trasporti, agricoltura, sport, trasferimenti ai Comuni, cultura e tanto altro.
Questo è il “modello sanitario” di Marsilio e sodali: una sanità al collasso che spinge ad alzare tasse e tagliare indiscriminatamente su tutti i settori.

 

La replica. “Pur comprendendo le dinamiche del dibattito politico e il gioco delle parti tra maggioranza e opposizione, non è più tollerabile vedere chi non ha investito un centesimo nella sanità regionale ergersi oggi a paladino della buona gestione”.

Lo afferma l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, intervenendo sul continuo attacco quotidiano da parte delle minoranze, che imputano al disavanzo del sistema sanitario regionale tutti i problemi dell’Abruzzo, dai contributi alla cultura alla rimodulazione di contratti esterni evidentemente non confacenti alle reali necessità.
“Volevo sommessamente ricordare – spiega l’assessore – che il centrosinistra, tra il 2014 e il 2019, ha gestito la sanità con un unico obiettivo: uscire formalmente dal commissariamento. E lo ha fatto utilizzando l’accetta: nessuna assunzione, zero investimenti in grandi apparecchiature e attrezzature sanitarie, fondi per la rete territoriale utilizzati per coprire i disavanzi dell’epoca.

E questo non lo dice Nicoletta Verì, ma le carte e i dati oggettivi. E’ stato il governo Marsilio ad aver messo fine ad anni di precarizzazione dei rapporti di lavoro esternalizzati (basti pensare agli Oss) e siamo stati sempre noi a varare un massiccio piano di investimenti nel rinnovo del parco tecnologico, perché chi ci aveva preceduto aveva lasciato in eredità macchine vecchie di oltre 20 anni. Senza considerare che non esisteva alcun servizio digitale per i cittadini, che hanno iniziato a poterne usufruire solo a partire dal 2020. Con il loro sistema sarebbe stato semplice far quadrare i conti, ma la realtà è che quello che abbiamo trovato non permetteva neppure di assicurare le prestazioni minime. E tutto questo per quale scopo? Per intestarsi la bandierina dell’uscita dal commissariamento, che non è mai avvenuta nei fatti, visto che ogni atto è sottoposto alla lente di ingrandimento dei ministeri affiancanti”.
Ma la Verì punta l’indice anche sulla mancanza degli atti di programmazione, che il centrosinistra non ha mai adottato.

“La rete ospedaliera del 2016 – continua – non è mai stata assentita dal ministero, sull’assistenza territoriale non esisteva alcuna pianificazione e men che meno si era mai parlato di edilizia sanitaria. Siamo stati noi a recuperare i 400 milioni che giacevano a Roma da oltre 25 anni e a far partire le procedure, che sono tutte in corso. Sappiamo perfettamente che si tratta di azioni che non si esauriscono in pochi mesi, perché non parliamo della ristrutturazione di un appartamento. Ma è falso parlare di risorse inutilizzate, semplicemente perché non è così e tutte le Asl stanno lavorando sui progetti, alcuni dei quali sono in fase molto avanzata. Fa dunque sorridere leggere certe affermazioni, che vengono presentate come verità, mentre in realtà non hanno alcun fondamento. E continuare a ripeterle ciclicamente non è che le fa diventare qualcosa di diverso”.

L’assessore, come sempre, non nasconde l’attuale momento di difficoltà.
“Mi si accusa di narrazione troppo ottimistica – aggiunge – ma credo sia importante mettere in luce gli aspetti positivi del nostro sistema, perché sono risultati centrati grazie al lavoro di tutti: Asl, Dipartimento e Agenzia Sanitaria. Non mi pare che qualcuno abbia negato le difficoltà, ma non è giusto rappresentare tutto come un qualcosa di completamente allo sbando. L’opposizione fa il suo lavoro, ma torno a ribadire che il consenso non si costruisce solo distruggendo e coprendo di fango il lavoro altrui”.

Anche sul fronte della mobilità passiva e delle liste d’attesa l’assessore respinge le accuse al mittente.
“Non mi pare che negli anni del centrosinistra la mobilità passiva non esistesse o avesse dimensioni diverse: il 2018, ad esempio, si è chiuso complessivamente a meno 105 milioni – prosegue – eppure non ricordo di aver trovato nei cassetti dell’Assessorato un piano su come affrontare il fenomeno, che sappiamo tutti benissimo sconta molteplici fattori, la gran parte dei quali non governabili da chi amministra. Un esempio? La quasi totalità delle prestazioni in mobilità passiva riguardano la bassa e la media complessità, mentre sull’alta complessità gli abruzzesi si curano nei nostri ospedali, riconoscendo la qualità dei servizi offerti. E sulle liste d’attesa, oltre a ricordare che si tratta di un problema comune non solo a tutta Italia, ma a tutti i sistemi sanitari universalistici come quello italiano, vorrei rimarcare come il precedente governo non abbia mai adottato alcun provvedimento in tal senso, lasciando che tutto proseguisse come niente fosse. I piani di governo delle liste d’attesa, con i relativi stanziamenti (pari a quasi 76 milioni di euro tra il 2019 e il 2023), sono targati centrodestra e anche questo non è smentibile. Non basta ancora? Lo sappiamo ed è per questo che è stata messa in piedi una nuova organizzazione, secondo il modello indicato dalla normativa nazionale”.

Un ultimo accenno è riservato alle questioni del disavanzo e dei Lea.
“E’ da quando ci siamo insediati che la minoranza parla di imminente commissariamento – conclude – agitando numeri a caso: si parte sempre da 100 milioni, poi si arriva a 200 e successivamente si ipotizza 300 milioni, sommando ogni volta i valori precedenti. Finora sono sempre stati smentiti, ma siamo sicuri che in vista del tavolo di novembre ripartirà la solita litania. Per curiosità sono andata a rivedere il verbale del tavolo di luglio 2019, quello che certificava il disavanzo 2018, l’ultimo del centrosinistra: nel documento si parla di un’assegnazione alle Asl di 88 milioni di euro per coprire i disavanzi del 2017 e del 2018. Credo, quindi, che sia sufficiente questo per confermare che la minoranza non può dare alcuna lezione, soprattutto perché nonostante non effettuasse alcun tipo di investimento su personale e attrezzature, chiudeva comunque i bilanci in perdita. Sui Lea, i livelli essenziali di assistenza, infine, posto che le proiezioni sul 2024 ci danno in piena adempienza in tutti e 3 gli ambiti (ospedaliera, territoriale e prevenzione), va rimarcato che gli attuali parametri non possono essere comparati con quelli del passato, perché il sistema di calcolo è stato completamente rivisto e dunque non è detto che con la nuova metodologia i dati degli anni del centrosinistra siano positivi”.

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