
Giulianova. Appostamenti, pedinamenti e un’attenta e preventiva acquisizione di informazioni, queste le fasi che sono state realizzate dai militari della Guardia Costiera, ed in particolare, dalle donne e dagli uomini dipendenti dal 14° Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Pescara e dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova, che hanno consentito di comprendere il complesso sistema illegale connesso alla pesca intensiva delle vongole (Chamalea gallinea) in territorio abruzzese.
Si tratta, infatti, di un fenomeno ampiamente diffuso in Abruzzo, in particolare nei porti di Giulianova e Roseto, per cui il prodotto ittico citato viene pescato in quantitativo superiore rispetto a quello consentito, trasportato con mezzi di fortuna ed autovetture private fuori dall’area portuale e, con successivi passaggi, convogliato all’interno di un unico mezzo di trasporto diretto ad uno stabilimento di Ancona, per essere, conseguentemente, immesso abusivamente in commercio privo di qualsivoglia informazione sulla tracciabilità e con grave pregiudizio della salute dell’ignaro consumatore finale.
A conclusione della prima fase dell’operazione, gli ufficiali di polizia giudiziaria, hanno sottoposto a sequestro, e successivamente rigettato a mare, un quantitativo di circa 6500 Kg di prodotto ittico (vongole) rinvenuto in autovetture private in sosta nel porto di Giulianova, che a bordo delle unità da pesca, e nel centro di spedizione marchigiano.
Ma l’ultima importante svolta investigativa è avvenuta nella giornata di ieri, con un’operazione condotta in uno stabilimento di smistamento dei prodotti ittici situato a Martinsicuro.
Anche qui gli ispettori, sempre a seguito di pianificate attività investigative, hanno scoperto un ulteriore anello del sistema illecito: all’interno dello stabilimento arriva giornalmente un quantitativo smisurato di vongole non tracciate, trasportate da mezzi privati non autorizzati, in spregio a qualsiasi basilare norma di igiene e sicurezza alimentare.
I centri di Ancona e Martinsicuro, con la complicità dei pescatori di frodo, infatti, etichettavano il prodotto ittico pescato illegalmente ed, attraverso un complesso meccanismo di assegnazione fittizia di lotti numerici, lo riciclavano ed immettevano in un circuito commerciale legale, eludendo in tal modo le norme sulla tracciabilità della risorsa ittica e continuando, così, a depauperare ed a sovrasfruttare le risorse ittiche nazionali.
Con questa nuova attività, che ha portato ad ulteriore sequestro di 3.200 Kg di prodotto, si chiude la complessa operazione che ha portato alla luce l’intera filiera illegale di cui è stata vittima la regione Abruzzo.
Grazie all’intensa attività di controllo e vigilanza compiuta sulla filiera della pesca, è stata, quindi, sgominata una ramificata attività di frodo con delle complesse articolazioni anche nelle regioni limitrofe, conducendo, in tal modo, all’elevazione di verbali amministrativi per complessivi 28.000 euro, ed al sequestro di circa 10.000 Kg di vongole, ed, infine, al successivo rigetto in mare presso apposite aree di ripopolamento (Area di restocking).
“Questo tipo di controlli – riferisce il Direttore Marittimo di Pescara – Contrammiraglio (CP) Fabrizio Giovannone– sono volti a contrastare in maniera decisa e determinata la commercializzazione e la somministrazione di frodo di catture illecite non documentate, che provocano notevoli danni sia ai pescatori che fondano le loro attività sul commercio regolare del prodotto ittico, sia alla salute pubblica dei consumatori che acquistano, inconsapevolmente, prodotto di cui non si conosce la provenienza e salubrità.
La Guardia Costiera continuerà, pertanto, a garantire controlli serrati e mirati su tutto il territorio, al fine di tutelare le risorse marine, la legalità del comparto, anche al fine di evitare ogni forma distorsiva della concorrenza e del libero mercato, e, soprattutto, la salute dei cittadini in quanto consumatori finali”.