Perimetrazione urbanistica e consumo di solo: Tortoreto al Centro pone dubbi sulle scelte amministrative

Tortoreto. La perimetrazione del territorio urbanizzato, adempimento legato alla legge regionale, suscita delle perplessità.
Perplessità circostanziate in un comunicato stampa, diffuso nelle ultime ore dal gruppo consiliare di Tortoreto al Centro (Libera D’Amelio, Martina Del Sasso), in relazione a quello che è stato l’atto deliberativo approvato nell’ultima seduta del consiglio comunale.
“La legge nasce per tutelare il suolo, per fermare l’eccesso di antropizzazione, per restituire centralità al verde e alla rigenerazione urbana”, si legge nella nota.
“Per accompagnare questa transizione, la legge concede ai Comuni una facoltà eccezionale: incrementare il territorio urbanizzato fino a un massimo del 3% della superficie comunale, ma solo se strettamente necessario e con adeguate compensazioni ambientali.
Il 3% non è un diritto automatico, né un bonus da spendere liberamente. È un’ultima risorsa, da utilizzare solo quando non esistano alternative di riqualificazione dell’esistente e sempre nell’interesse generale della collettività”.
La puntualizzazione. “A Tortoreto, invece, questo margine è stato utilizzato come se fosse un diritto acquisito, senza una strategia complessiva e senza una reale giustificazione di necessità pubblica. Peggio ancora, è stato impiegato per favorire, ad esempio, un’area di proprietà di soggetto privato che per anni è rimasto inattivo, non rispettando gli impegni assunti con precedenti convenzioni di lottizzazione.
Il risultato? Il verde resta una chimera. Non esiste una reale dotazione di aree verdi attrezzate, non ci sono spazi pensati per i giovani, per le famiglie, per la socialità. Eppure, mentre mancano i luoghi di aggregazione, si continua a consumare territorio.
E mentre si proclama l’attenzione all’ambiente, si continua a consumare suolo vergine per creare nuove opportunità edificatorie in zone già appetibili, invece di concentrare gli sforzi sulla rigenerazione di aree abbandonate come Cavatassi o sulla creazione di veri spazi verdi per la
comunità.
Il paradosso è evidente: da un lato si invoca la tutela del suolo, dall’altro si continua a sventrare la città con interventi non richiesti, esageratamente costosi e spesso confusi. La cosiddetta riqualificazione del lungomare Marconi ne è un esempio emblematico.
Ancora più grave è l’operazione che riguarda l’area antistante la chiesa di Santa Maria Assunta, dove in cambio di un intervento presentato come “piazza” il Comune – cioè tutti noi – ha accettato di consegnare per 23 anni la gestione di parcheggi a pagamento a un privato, con una distribuzione dissennata sul territorio comunale.
Questa non è pianificazione, è frammentazione. Non è visione, è sommatoria di interventi spot, spesso accompagnati da annunci autocelebrativi per piccole aiuole spacciate come opere di straordinario impatto ambientale. Il verde non si tutela a colpi di rendering o di comunicati stampa, ma con scelte coerenti e coraggiose.
Intanto, aree come Cavatassi restano escluse da qualsiasi progetto serio di rigenerazione, condannate allo spopolamento e all’abbandono, mentre i proprietari di terreni in zona E5 – che per anni hanno pagato IMU quasi come le aree edificabili – oggi si vedono dire che non potranno mai più costruire secondo i parametri dettati dal PRG per quelle zone. Nessuna compensazione, nessuna riflessione, nessuna assunzione di responsabilità. Oltre al danno, la beffa.
Questa amministrazione sembra aver smarrito la bussola del savio e ordinato agire amministrativo, cedendo alle facili lusinghe pre-elettorali e a interventi di facciata, invece di governare il territorio con equilibrio, equità e lungimiranza.
Criticare queste scelte non significa essere contro lo sviluppo. Al contrario, significa pretendere uno sviluppo vero, che non sacrifichi il verde, che non crei privilegi, che non lasci indietro intere parti della città e che non chieda sempre agli stessi cittadini di pagare il prezzo delle decisioni sbagliate.
C’è ancora tempo per fermarsi, riflettere e correggere la rotta. Ma servono scelte politiche chiare. E il coraggio di anteporre l’interesse pubblico alle scorciatoie del consenso”.







