
Crognaleto: case di pietra e legno, splendidi altari lignei nelle chiese, camini intagliati in pietra locale, boschi di abeti e di cornioli a presidio dei grandi pascoli.
“Un paesino da presepio, poche case nel cuore dell’aspra montagna abruzzese, strette l’una all’altra quasi a sorreggersi come affettuose anime sorelle e a scaldarsi a vicenda, tenacemente saldate alla roccia”, così lo definiva Berardino Masci. La prossimità delle mura, delle porte di ingresso e dei balconi descrive e racconta di una comunità e della comunanza di storie, di tempo, di lavoro e di microeconomia: è il quadro di una realtà che è stata viva e pulsante, ricca e dinamica, forte e potente.
Una realtà che la modernità sembra aver cancellato, ma che, invece, ancora cova con tutta la sua identità pastorale e di saperi antichi quali l’intaglio della pietra e del legno, la forgia del ferro e del rame. Così, ogni anno, seppur per poche settimane estive, i crognaletani tornano a rivivere in questa dimensione, e in questa vibrante identità tornano per raccontarsi a sé stessi e per mostrarsi a chi vuole incontrarli. Tanto è stato per questa estate 2025, particolarmente intensa e densa di storia, storie, emozioni, visioni, suoni e voci della memoria. Tra il vocio delle strade tornate ad animarsi e l’impegno del Comitato Santuario della Tibia, tutto ha avuto inizio il 9 agosto, con la tradizionale e suggestiva fiaccolata notturna lungo il sentiero verso la Madonna della Tibia, Santuario giubilare, che sovrasta il paese e presidia il Tratturo da Amatrice al mare e che ha accolto i fedeli con le voci e gli archi della Benedetto Marcello.
È seguita la giornata del 17 con i giochi popolari e l’animazione per i bambini; quindi il 21 nella quale la proposta della Pro Loco di allestire una mostra itinerante sulla memoria e l’identità, ha generato mobilitazione corale, con i residenti di ritorno che si sono entusiasmati alla ricerca di oggetti d’uso quotidiano della tradizione locale: conche di rame, callari e ferri da camino, madia setaccio e maccheronare, rattacasce e stennemasse, bauli, corredi e gioielli nuziali, attrezzi agricoli, bastoni da pastore; la culla, il triciclo, le camiciole della fortuna; perfino le corna, orgoglio e trofeo dei cacciatori. Non vi era alcuna didascalia nel percorso espositivo; ma quegli oggetti e due gruppi corali di canti popolari, La Torre e la Compagnia della Pescara, con le ballate, gli stornelli, le serenate, i canti della partenza, le ninna nanna hanno raccontato l’universo simbolico del quotidiano: il lavoro, l’amore, il matrimonio, la nascita. Il sabato 23, la grande capacità coinvolgente dell’orchestra Quintino Graziani ha trascinato decine di partecipanti in balli popolari e di gruppo, in un’atmosfera festosa e spontanea, prima del Dj che ha accompagnato la notte dei giovani.
C’è ancora spazio per un nuovo appuntamento, il 8 settembre, quando le festività saranno chiuse dalla messa ancora in onore della Madonna della Tibia. Comunità umane, associazioni spontanee, Pro Loco, hanno così dimostrato di essere i veri custodi dello spazio, del tempo, della memoria, dell’identità culturale; hanno concretizzato i principi della valorizzazione, promozione e tutela delle aree montane e Cesare Quaranta, presidente della Pro loco, con l’intera “universitàs” di Crognaleto, stanno già elaborando il prossimo cartellone estivo, di nuovo ricco ed articolato, senza nascondere l’idea di una strenna natalizia.