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Teramo

Basta Booking: riprendiamoci il turismo digitale. La proposta che arriva da un operatore

Nelle ultime settimane, la notizia della class action contro Booking.com ha riacceso i riflettori sulle
commissioni esose e sull’enorme potere delle piattaforme di intermediazione online che dominano il
turismo italiano.

 

Da proprietario di una struttura ricettiva, lancio una proposta provocatoria ma concreta: perché non creiamo un “Booking.com” tutto nostro, nazionale, gestito da una società pubblica sotto il coordinamento del Governo italiano?

Il punto di partenza c’è già: il portale italia.it, oggi poco più che una vetrina istituzionale poco funzionale,
potrebbe diventare un vero motore di prenotazioni, con commissioni massime al 7-8%, meno della
metà di quelle richieste oggi dai colossi stranieri.

I vantaggi sarebbero molteplici e tangibili: meno commissioni significherebbero margini più alti per le
strutture, con la possibilità di reinvestire o migliorare i prezzi al pubblico. Con dati aggiornati e sotto
controllo, il Governo potrebbe governare meglio i flussi turistici, pianificando servizi, eventi e
infrastrutture in modo più efficiente.

L’economia circolare, in cui le commissioni rimangono in Italia, permetterebbe di finanziare direttamente iniziative concrete, come il restauro di siti culturali minori, programmi per la destagionalizzazione del turismo o interventi per l’accessibilità nelle località meno note.

Inoltre, un portale nazionale faciliterebbe il contrasto all’abusivismo, sfruttando strumenti già in
parte adottati come il Codice Identificativo Nazionale (CIN) delle strutture.

L’adesione a questo portale non sarebbe obbligatoria, ma rappresenterebbe una preziosa opportunità
per le strutture ricettive di diversificare i canali di vendita, integrando tramite API e Webservice i propri
sistemi di gestione, ottenere visibilità estera con campagne coordinate dal Ministero del Turismo,
beneficiare di un sistema trasparente di recensioni e accedere a programmi di co-marketing regionali e
nazionali.

Certo, realizzare un portale nazionale competitivo richiede investimenti e una governance trasparente,
ma è un investimento strategico che il turismo italiano non può più rimandare. Per troppo tempo
abbiamo lasciato in mano a multinazionali straniere la gestione digitale del nostro patrimonio, pagando
commissioni che ogni anno sottraggono risorse vitali all’economia locale.

Serve il coraggio di provarci

Per anni ci siamo rassegnati a dire: “Booking ha la visibilità mondiale, non si può competere”. È vero, da
soli non possiamo. Ma come Paese, sì.
Il turismo è la nostra miniera d’oro, ma stiamo lasciando che la gestione digitale sia monopolio di
soggetti stranieri, che drenano miliardi di euro fuori dai nostri confini. Oggi la tecnologia, i dati e le
competenze per creare un portale nazionale ci sono.

Non farlo significa una sola cosa: rassegnarsi a pagare un “pizzo digitale” per sempre. Se davvero crediamo nel turismo come volano dell’economia italiana, dobbiamo avere il coraggio di costruire un’infrastruttura digitale pubblica e competitiva. Non sarà facile, ma sarebbe la più grande operazione di indipendenza economica del settore dai tempi dell’Enit. Che il dibattito cominci: vogliamo restare ospiti in casa nostra, o diventare padroni del nostro futuro
turistico?

Ing. Andrea Casini
Già presidente dell’Associazione Albergatori di Tortoreto

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