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Alla scoperta dei vini identitari FOTO

Ebbene sì, essere un cacciatore di vini “identitari” è bello ed anche istruttivo in quanto la storia del vino viaggia in parallelo con la storia classica, quella dell’uomo, creando i presupposti per visioni più ampie di fatti storici che hanno portato all’attuale sapere sul vino e non.

 

Questa cultura va usata per “smascherare” le novità “modaiole” nel mondo del vino, spesso non identitarie quindi ho organizzato una degustazione incentrata sulla diversità ed identità del vino, testando le etichette di nuova entrata più significative ed interessanti. Begap home restaurant gestito da Fiorenza e Stefano è stata la sede prescelta da noi, degustatori liberi da pregiudizi e catene alla semplice espressione dei propri sensi; tavoli all’aperto, “protetti” da un anfiteatro botanico e con uno splendido tramonto sul Gran Sasso è il contesto in cui abbiamo trascorso una splendida serata in buona compagnia con licenza di “liberi di essere se stessi”.

Iniziamo con la “bollicina dell’anno“, un metodo classico non dosato, millesimato, frutto di un blend di quattro vitigni identitari del Piemonte: erbaluce di Caluso (siamo nel canavese, la zona che da Torino guarda la valle d’Aosta), Timorasso (siamo nelle colline dell’alessandrino), cortese (siamo nella zona di Gavi, in prossimità del confine con la Liguria) ed il moscato bianco di Asti. Il progetto di spumantizzare questi quattro vitigni storici è opera di quattro giovani enologi che, avendo condiviso i banchi della scuola enologica di Alba,si sono rincontrati dopo diversi anni in cui ognuno ha effettuato percorsi di formazione professionale presso aziende blasonate.

Il risultato è stato “devastante“; in bocca gli aromi vegetali (cortese e erbaluce) ed agrumati sul pompelmo (timorasso) sono la firma dei vitigni mentre la bollicina infinitesimale è la firma delle “mani” di Erik, Paolo, Cristian e Federico che producono anche una splendida versione rosata di nebbiolo in purezza sempre non dosata. L’ERPACRIFE (acronimo dei loro nomi) non dosato millesimato 2021 è un metodo classico super identitario che letteralmente “affonda” la maggior parte di alta langa docg oramai dei “copia – incolla” di pinot nero e chardonnay venduti a prezzi folli! E’ distribuito da Proposta vini di Pergine Valsugana e costa 28 euro in enoteca (onesta). Mentre la “padrona di casa” Fiorenza ci serve l’antipasto costituito da una crema di zucchine alla scapece, fiore di zucca in tempura, zucchina grigliata e spuma di burrata con colatura di alici, assaggiamo il secondo vino scelto come ancestrale bianco più identitario ed equilibrato; gli ancestrali sono vini “petillant-naturelle” cioè lievemente frizzanti in quanto la fermentazione viene ultimata in bottiglia e senza filtrazione quindi l’ambiente chiuso della bottiglia origina delle bollicine finissime con una pressione di circa 2,5 atmosfere. Il nome deriva da “ancestre” riferito al modo di vinificare di un tempo che, per motivi di conservazione non filtrava il vino, imbottigliandolo con la fermentazione ancora in corso in modo che i residui (lieviti morti ma non troppo e tannini) fungessero da conservante del vino e del sapore anche perchè era considerato un alimento! Al primo assaggio notiamo un legame aromatico con lo spumante precedente! Infatti è un ancestrale di timorasso prodotto da Ezio Poggio in quel di Vìgnole Borbèra (AL).

Il LUNATICO è un vino con solo il 12% di volume alcolico, biologico, facilmente comprensibile nella sua complessità in cui l’agrumato di pompelmo di sua maestà Timorasso domina. Il “fondo” dona sapidtà e struttura per cui regge anche piatti saporiti. Con l’estate alle porte, è il vino ideale a tutto pasto. Costa 15 euro in enoteca ed è distribuito da Proposta vini di Pergine Valsugana, una realtà distributiva che permette a molti viticoltori-artigiani di farsi conoscere al di fuori dei propri confini regionali. Andiamo avanti con il vino rosato più fuori dagli schemi, frutto di un uvaggio di montepulciano d’abruzzo e malvasia (vitigno a bacca bianca) ed opera dell’enologo Gaetano Faraone dell’azienda vitivinicola AMOENUS con sede in Ripattoni di Bellante di cui ho già parlato ampiamente nella recensione “A passeggio tra rossi” e nella recensione “vino rosato: molto più che un’alternativa”. Il “Una nessuna centomila” è un rosato “archètipo” quindi non somiglia a nessun’altro della sua categoria e ciò è già un valore importante! In bocca non entra col fare “ruffiano” del cerasuolo, diciamo che non si concede subito ma pretende di essere “corteggiato” e “compreso”! Il finale, lunghissimo, lo conferma tra le novità identitarie del mondo dei rosati! Arrivano in tavola i fagiolini fritti con panatura di sesamo con maionese all’aceto balsamico e crema di patate alla cenere a cui abbiniamo il primo vero vino (rosso) PIWI prodotto in Abruzzo da Giuseppe Simigliani in quel di Ripa Teatina (CH).

Dei vini “piwi” ho già scritto a sufficienza nella recensione “vino piwi, moda o storia?” quindi dirò solamente che è il più naturale di tutti in quanto è il vitigno (frutto di particolari incroci) che risulta resistente alle malattie fungine e che in Italia è stato sviluppato da Rudolph Niedermayr in alto adige (sudtirol). Vendo i vini di Thomas Niedermayr da ben 7 anni ed ho avuto l’onore di conoscere”papà Rudi”, un vero temerario che a fine anni ’90 produsse i primi veri piwi in Italia quindi ho assaggiato il piwi di Simigliani con molti pregiudizi ma, una volta in bocca, ho riconosciuto quella complessità, pulizia gustativa ed originalità riscontrati nel rosso di Niedermayr seppur con minor struttura e meno speziato; è un buon inizio da parte di un ragazzo che nel 2023 ha sfidato la peronospera (che ha dato molte noie a tutti i viticoltori) rinunciando a qualsiasi tipo di trattamento in vigna ed in cantina a quella vigna sull’aterno di cabernet Vòlos (vitigno piwi autorizzato dalla regione abruzzo). Per evitare problemi, ha effettuato una vendemmia precoce il 20 agosto rinunciando ad una struttura più importante per preservare l’acidità, vera anima del vino e garanzia contro le cariche batteriche. Il risultato è un vino di soli 12% di volume alcolico, con una marcata aromaticità di frutti rossi e violetta, una tannicità delicata ma comunque presente e, come tutti i VERI piwi, in continua evoluzione nel tempo!

Costa 10 euro in enoteca quindi molto meno dei piwi altoatesini e ciò è merito del produttore, che ha resistito alle sirene modaiole della speculazione. Il Juan Carrito di Giuseppe Simigliani, a breve, sarà testato in una cena gourmet di pesce di cui vi renderò conto. Arriva in tavola un tuorlo al sale, crema di cetriolo e nepetella, cetriolo in salsa di soia, scaglie di parmigiano e pane tostato a cui rispondiamo con il vino (rosso) dal miglior rapporto prezzo-qualità del 2025, il Borrigiano dell’azienda vitivinicola Il Borro di Salvatore Ferragamo situata nel valdarno superiore (Arezzo) cioè la zona originaria del vitigno autoctono toscano più importante: il sangiovese di toscana (etimologicamente da sangiovannese cioè di san giovanni valdarno).

Solida base di sangiovese, un piacevole merlot ed un affascinante syrah costituiscono il blend di questo vino di soli 13% di volume alcolico ma di ottima struttura e di notevole complessità aromatica che, grazie alle “illogiche trampiane” sui dazi , si può acquistare in enoteca a soli 9 euro. In 40 anni di attività mi sono convinto del fatto che la qualità di un’azienda (materia prima più mano) si evidenzia soprattutto dai vini “base” ed il borrigiano ne è un eccellente esempio. Arriva una splendida ASADO DE TIRA con melassa vegetale e verdura ripassata che ci spingono ad introdurre il vino rosso più identitario e storico del 2025, un bovale sardo della zona di Oristano ove viene chiamato MURISTELLU per distinguerlo dal gemello bovale spagnolo o bovale grande coltivato nel cagliaritano. Così uguali all’origine (1300, invasione spagnola) e così diversi oggi, dopo secoli in cui la variante muristellu si è “adattata” al terroir oristanese fatto di marcate escursioni termiche notturne, ventosità e sottosuolo marcatamente minerale; anche la “mano” dell’enologo Piero Cella ha contribuito a creare un vino “unico” complessissimo al naso ed in bocca ove la macchia mediterranea è molto presente ma soprattutto mineralissimo; anche la struttura tannica è imponente con un volume alcolico di soli 13,5%. Il “MRS” di Quartomoro costa 19 euro in enoteca ed è distribuito da Proposta vini. Dolce della casa ed ultimo vino ad essere “premiato”! Non lo abbiniamo in quanto è un vino che non si beve bensì si “mastica” tanto è………denso, saporito, lunghissimo in bocca e sfacciatamente DIVERSO! Siamo in Georgia dove da 8000 anni esiste la vinificazione e, da diversi secoli, l’anfora totalmente o semi interrata per l’ affinamento è prassi mantenedo inalterate le caratteristiche organolettiche del vino; il vitigno si chiama SAPERAVI e l’azienda Raberi Marani è situata nel cuore della regione di Kakheti, l’anima della vinificazione georgiana dove la viticultura non è solo una pratica agricola ma una vera e propria celebrazione con metodi “ancestrali” volti a produrre un vino-alimento!

Il costo di 55 euro in enoteca è giustificato dall’originalità e lo si può “dividere” in 4-5 persone data l’enorme consistenza appunto un vino da “masticare”! Anche questa perla è importata e distribuita da PROPOSTA VINI di Pergine Valsugana a testimoniare la solidità della visionarietà trentina! Ultimo assaggio per l’infuso d’erbe (ne ho una vasta scelta in enoteca) più identitario, l’ORUS della distilleria Francesco della valle dei laghi trentina: profumi di camomilla e fieno, struttura media, gradazione alcolica media e finale amaricante lo rendono rappresentativo di una zona dove la natura si esprime al meglio facendo dell’ equilibrio il suo punto forte. Costo di 28 euro nel formato da lt.0,7 e, manco a dirlo, distribuito da Proposta vini! Bella serata in cui abbiamo fatto il pieno di originalità enologiche ma anche gastronomiche quindi ringrazio i degustatori ma soprattutto i gestori di Begap, Fiorenza e Stefano e Jacopo Pistilli , agente di commercio di Proposta vini che mi ha illuminato su dette novità.

Stefano Grilli, enotecario- ENOTECA SARAULLO – ANNO DOMINI 1966- TORTORETO-

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