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Teramo

Nuovo lungomare, Tortoreto al Centro: “progetto già deciso”

Tortoreto. A margine della serata nella quale è stato presentato il progetto del tratto centrale del lungomare di Tortoreto emergono posizioni critiche, anche di natura politica.

Come quelle espresse, in una nota, da Libera D’Amelio e Martina Del Sasso, consigliere comunali di minoranza del gruppo Tortoreto al Centro.
Il gruppo parla di una solennità quasi teatrale con in scena “l’amministrazione, il progettista, i cittadini. O meglio: una platea convocata per assistere, non per intervenire”.

“L’architetto ha illustrato con meticolosa dovizia ogni aspetto dell’intervento: materiali, funzioni, visioni. Una narrazione scorrevole, puntuale, persino suggestiva. Unico dettaglio mancante: il confronto. Non per disattenzione, beninteso, ma per impossibilità logica. Il progetto, infatti, era già definito. Già pensato. Già confezionato. Il che rende l’intera serata una sorta di raffinato esercizio di stile: un confronto senza possibilità di replica, un dibattito in cui l’unico diritto concesso era quello all’ascolto deferente.

Un intervento dal costo che supera i due milioni di euro – dettaglio non trascurabile, anzi determinante- avrebbe forse meritato un percorso meno riservato, più trasparente, più corale. Ma evidentemente, nella Tortoreto del presente, la cifra conta più come titolo da esibire che come responsabilità da condividere.

D’altronde, si sa, l’ascolto partecipato è diventato una forma d’arte concettuale: evocato con enfasi, praticato con parsimonia. Un principio nobile, da incorniciare più che da esercitare.

E così, ancora una volta, Tortoreto si ritrova a rincorrere progetti calati dall’alto, frutto di logiche autoreferenziali più che di reale dialogo con la cittadinanza. Nessuno si è preso la briga – o la libertà – di pensare che forse, prima di decidere cosa fare e dove farlo, sarebbe stato utile, persino virtuoso, chiedere a chi Tortoreto la vive ogni giorno. Ma evidentemente, il pensiero critico è una voce fuori dal coro che stona nel bel mezzo dell’armonia autocelebrativa.

Sorvoliamo, per carità di patria, sulla scelta – anche questa immancabilmente ricorrente – di iniziare dalla parte centrale del lungomare. Un tratto che, con ogni evidenza, non versa in condizioni di emergenza. Ma ha il pregio, innegabile, di essere sotto gli occhi di tutti: l’ideale per mostrare che si fa qualcosa, anche se altrove ci sarebbe molto di più da fare.

Quel che lascia davvero perplessi è la totale assenza di una visione d’insieme. Un progetto serio avrebbe dovuto partire da una riflessione globale sul lungomare nella sua interezza, da sud a nord, da ovest a est dell’immaginazione. E poi, solo poi, suddividere in lotti funzionali. Così si fa nelle città che aspirano al futuro. Qui, invece, si frammenta, si spezza, si improvvisa: il rischio è quello di ritrovarsi, domani, con un lungomare a trazione differita, dove ogni tratto racconta una storia diversa, ma nessuno un disegno comune”.

 

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