
Pescara. I finanzieri del Comando Provinciale di Pescara, hanno individuato nel territorio pescarese un soggetto che, oltre all’attività dichiarata di commercio al dettaglio di orologi, gioielleria e argenteria, esercitata in via prevalente, commerciava abusivamente anche oggetti di gioielleria e oreficeria usati.
Gli operatori professionali attivi nel campo del commercio in oro presentano un elevato rischio di riciclaggio, riconosciuto anche a livello internazionale dal GAFI (Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale), che ha più volte evidenziato le vulnerabilità associate all’oro con fini di riciclaggio del denaro e di finanziamento del terrorismo, in quanto, al pari di altri metalli e pietre preziose, ha un valore stabile, è anonimo ed è facilmente trasformabile e scambiabile.
Per questo motivo i Compro-Oro sono tenuti a rispettare una serie di regole stringenti, tra cui l’identificazione e l’adeguata verifica della clientela, la conservazione dei dati e l’obbligo di inviare una segnalazione per ogni operazione sospetta.
Inoltre, la normativa antiriciclaggio impone l’iscrizione nel Registro degli operatori compro oro agli operatori commerciali che, a prescindere dal fatto di esercitare anche altre attività, sono coinvolti nell’attività di compravendita di oro e oggetti preziosi usati.
Grazie alla costante attività di monitoraggio, frutto delle risultanze delle banche dati disponibili e di una attenta analisi finanziaria, è stata dunque individuata dalla Guardia di Finanza pescarese un’attività commerciale apparentemente regolare, che in realtà esercitava l’attività di compro-oro in assenza della prescritta autorizzazione certificata dall’iscrizione al Registro istituito presso l’O.A.M. (Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività e dei mediatori creditizi Agenti e Mediatori). Ciò ha portato alla denuncia a piede libero del titolare dell’oreficeria per esercizio abusivo dell’attività di compravendita o di permuta di oggetti in oro o altri metalli preziosi usati.
Nel dettaglio è stato accertato come il soggetto, già gravato da molteplici precedenti di polizia, abbia venduto e proposto per la vendita diversi monili ed oggetti in oro senza la prescritta autorizzazione, in più schermandone la reale provenienza e asserendo che gli oggetti ceduti fossero gli “ori di famiglia” di qualcuno in difficoltà economica.