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Teramo

Carcere di Teramo, le istanze dei reclusi diffuse dalla Casa del Popolo

Tutti i problemi evidenziati dai detenuti nella visita di ieri

Sayonara Tortoreto

Anche la Casa del Popolo di Teramo ha partecipato alla visita organizzata dai Radicali nel carcere di Castrogno.

“Lo abbiamo fatto perché era un’occasione per poter parlare con i detenuti e le detenute, un’occasione per vedere che succede dietro a quelle sbarre, in quell’edificio che ogni tanto di sfuggita notiamo su una delle colline che osserva la città e del quale nessuno si interessa. A margine della visita è stata indetta una conferenza stampa dal partito radicale nella quale è uscita la richiesta di provvedimenti urgenti. Nonostante la bontà di queste richieste, teniamo tuttavia a diffondere meglio la nostra posizione: noi abbiamo accettato l’invito per avere l’occasione di ascoltare la voce di chi sconta una pena dietro quelle sbarre; per poter instaurare un rapporto, uno scambio, affinché si possa costruire un ponte con l’esterno con i detenuti e le detenute. La nostra quindi non è stata una visita di controllo, tutt’altro, abbiamo infatti sin dal nostro ingresso incalzato l’amministrazione penitenziaria chiedendo informazioni precise, poi smentite parzialmente dai detenuti e dalle detenute, sulle condizioni reali di vita nel carcere, invitandoli ad esporci delle soluzioni ai vari problemi elencati che avevamo già annotato. Ricordiamo che alcuni militanti di noi hanno già varcato quelle porte, non come visitatori ma come “ospiti “, conoscendo bene quindi già le criticità del carcere teramano. A seguito di questo primo confronto, dopo il nostro ingresso in sezione, siamo subito entrati in empatia con i reclusi e le recluse e, con un briciolo di presunzione, deciso di portare fuori da quelle mura le loro istanze e problematiche, che durante la conferenza stampa non sono state minimamente menzionate o solo parzialmente, consci del fatto che solo attraverso la lotta sia possibile ottenere dei risultati che lo Stato non ha alcun interesse di concedere per migliorare quelle strutture che esso gestisce come le discariche di questa società”.

Per questo sottolineano che “la struttura è completamente fatiscente con dei seri problemi strutturali dovuti alla scarsa manutenzione. Le celle sono piccole e sovraffollate su 255 posti a disposizione ci sono ben 409 detenuti detenute. Nell’area maschile l’acqua calda è possibile trovarla solo nelle docce comuni delle sezioni. Nel reparto di alta sorveglianza le celle della sezione restano chiuse a differenza degli altri reparti e il controllo è sempre più stringente. La concessione ridotta o centellinata delle comunicazioni telefoniche, in aggiunta alla difficoltà che hanno le famiglie di affrontare lunghi e costosi viaggi per raggiungere il carcere, condannano i detenuti e le detenute ad una più accentuata solitudine. L’assenza di laboratori per attività di hobbistica, per impegnare l’enorme tempo a disposizione dei carcerati, è una tra le tante caratteristiche negative del carcere di Castrogno. Esclusa la sezione femminile non sono predisposti spazi all’aperto dedicati ai colloqui con i propri cari. A Castrogno, così come in tutta Italia, non esistono aree dedicate agli incontri intimi. Tale punto è stato condannato con forza durante la visita evidenziando come quella di essere privati del calore di chi ami sia una ulteriore pena accessoria”.

E ancora: “Il cibo proveniente dai familiari durante i colloqui diventa oggetto di regole e controlli il cui contenuto è ispezionato e pesato. Durante la visita abbiamo fatto presente ai detenuti che c’era stato un’aumento da 8 a 12 kg, particolare mai comunicato ai detenuti fino a ieri. Attraverso la spesa settimanale è difficile reperire i medicinali di base che scarseggiano e sono richiesti quotidianamente e i beni alimentari che vengono acquistati sono quasi sempre in prossimità di scadenza e maggiorati di prezzo. Nella sezione femminile è emersa la necessità di aiuto nei confronti delle famiglie che sentono maggiormente la mancanza delle proprie mogli ,madri e sorelle che sono detenute, ovviamente i figli più piccini risentono questa lontananza causa di un dolore lancinante che talvolta spinge a gesti estremi come di recente è accaduto nel carcere delle Vallette di Torino. I detenuti e le detenute lamentano una paga oraria per i lavori effettuati all’interno del carcere inferiore a qualsiasi tariffa vigente per i contratti nazionali dei lavoratori. Poco possiamo aspettarci da quello Stato che permette le torture all’interno delle carceri, i pestaggi e le angherie, come abbiamo visto anche dai recenti fatti di cronaca, che vengono presto dimenticati”.

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