Per i grandi eventi vengono cancellati i fondi: destinazioni dirette per altre manifestazioni. L’accusa

Nel corso di questi sette anni abbiamo avuto più volte modo di verificare e contestare l’approccio predatorio e padronale della giunta di centrodestra rispetto al mondo culturale abruzzese. Una gestione spesso arbitraria, come testimoniano gli eventi privilegiati rispetto ad altri poiché favoriti da rapporti di amicalità e vicinanza, e gli enti e le manifestazioni storiche che invece sono costrette ogni volta ad alzare la voce per ottenere quanto gli spetterebbe, e senza la certezza di riuscirci.
Di questo approccio ne abbiamo avuto recente conferma nel corso della discussione circa il progetto di legge “omnibus” di Leale collaborazione, approvato lo scorso 29 luglio, quando la maggioranza di destra ha votato un emendamento senza precedenti con cui, modificando la legge che garantisce un contributo annuale alla Fondazione Musei Civici di Loreto Aprutino (che gestisce il Museo delle ceramiche Giacomo Acerbo), la Regione ha vincolato l’erogazione dello stesso all’ingresso nel Consiglio di Gestione della Fondazione di tre rappresentanti di nomina regionale.
Facciamo un passo indietro. Nel 2023, il Consiglio Regionale approva la legge n. 43 che ha come oggetto il riconoscimento di Castelli quale “città della ceramica abruzzese” e la valorizzazione dei Musei Barbella di Chieti e Paparella Treccia di Pescara, nonché della collezione “G. Acerbo” di Loreto Aprutino.
Per la valorizzazione di quest’ultima la Regione stanzia 30.000 euro per ciascun anno dal 2023 al 2025. Tuttavia, con un artificio contenuto nella legge, che ricordiamo essere stata approvata nell’ottobre 2023, il centrodestra si ricorda che nel 1994, cioè trent’anni prima, la Regione aveva acquistato il 93,75% della collezione “G. Acerbo” data in comodato (non in proprietà) alla Fondazione, e per questo decide, a distanza di trent’anni, di nominare tre rappresentanti regionali nel Consiglio di Gestione.
La cosa che balza all’occhio è la diversità di trattamento nell’ambito della stessa legge. Per la Fondazione Paparella – Treccia, infatti, si stabilisce che il Consiglio Regionale vi partecipi come socio fondatore, dando mandato al Presidente del Consiglio Regionale di curare tutti gli aspetti per perfezionarne la partecipazione. Per la Fondazione Musei Civici, invece, tutto questo non viene previsto, c’è solo l’imposizione della nomina dei tre rappresentanti nel Consiglio di Gestione.
Tuttavia, quando nel 2024 la Regione si accinge, con Delibera di Giunta, a nominare i tre componenti, sorge un problema: lo statuto della Fondazione non prevede la presenza di rappresentanti della Regione nel Comitato di Gestione, per cui la Delibera non vede la luce e la legge viene disattesa.
Segue uno scambio di note tra la Regione e la Fondazione, senza che mai l’ente regionale proponga un confronto costruttivo o un tavolo istituzionale per trovare una soluzione, limitandosi esclusivamente a missive ultimative e perentorie, a testimonianza di come le disposizioni di legge non siano mai state oggetto di interlocuzioni e dialogo.
Si arriva quindi all’emendamento presentato nella Legge della Leale collaborazione, pervenuto in Consiglio all’ultimo momento utile e mai discusso in Commissione, che lega l’erogazione del contributo, per la sola annualità 2025 (perché nel 2023 la Fondazione non è stata avvertita dello stanziamento del contributo, e quello 2024 è stato già liquidato), all’adeguamento dello Statuto con l’inserimento nel Comitato di Gestione dei tre componenti nominati dalla Regione.
Un altro chiaro esempio, dunque, della gestione dominatoria e padronale della cultura da parte del centrodestra. Per questo motivo in aula mi sono opposto con forza all’emendamento, anche mediante un intervento in cui ho invitato la maggioranza a lasciar perdere e avviare colloqui con la Fondazione, ma la risposta, di una banalità sconcertante, è stata la seguente: «sono state inviate molte lettere». Non si può prevedere per legge un adeguamento dello Statuto di una Fondazione legandolo a doppio filo all’erogazione di un contributo, destinato peraltro alla valorizzazione delle collezioni sui circuiti museali nazionali e internazionali. Oltretutto, nel caso della Fondazione Paparella – Treccia il Consiglio Regionale ha nominato un solo rappresentante, per giunta in seno all’Assemblea dei Soci, che non è l’organo gestionale. Perché invece nel caso della Fondazione Musei Civici si è scelto di imporre addirittura la nomina di tre componenti nel Consiglio di gestione?
La Regione ha davvero interesse nel valorizzare la collezione o mira più che altro a posti e nomine che orientino le istituzioni culturali? Il sospetto ci pare legittimo. Le Fondazioni e gli enti culturali dovrebbero essere uno strumento di governance deputato alla gestione del patrimonio culturale e finalizzato a renderlo fruibile, valorizzarlo e tutelarlo. Alla destra invece piace usarli per esercitare potere e distribuire incarichi.
Esistevano altri modi e ben altri strumenti, tra l’altro decisamente più efficaci di quello utilizzato – e il caso della Fondazione Paparella Treccia lo dimostra -, per garantire una legittima rappresentanza regionale nella Fondazione. Piuttosto che imporla con uno scambio di lettere a leggi fatte, sarebbe stato opportuno partire da un vero tavolo di confronto con la Fondazione.
Tuttavia, abbiamo ormai fatto il callo al modus operandi della destra regionale, per cui l’atteggiamento nei confronti della Fondazione Musei Civici non ci sorprende più di tanto. Mi auguro che la situazione possa risolversi con un tavolo di confronto tra Fondazione, Comune di Loreto e Regione, altrimenti mi impegnerò personalmente a presentare una modifica alla legge.
Ritengo però che Loreto, le istituzioni, i cittadini, l’area vestina e tutto il mondo della cultura, debbano conoscere cosa è accaduto e debbano far sentire la propria voce, e che la Fondazione non debba cedere a queste imposizioni.
In questi giorni, inoltre, sul mondo della cultura regionale si sta abbattendo un altro duro colpo che interesserà non solo i grandi eventi ma anche tutte le altre manifestazioni che non hanno avuto la fortuna di poter contare su leggine ad hoc per essere finanziate, e hanno dovuto ricorrere quindi alla partecipazione ai bandi regionali istituiti con la L.R. 55/2013, senza alcuna certezza di essere finanziate. Per questo motivo alla conferenza odierna partecipano anche i Consiglieri Comunali del Pd di Pescara e una rappresentanza del partito cittadino.
Parliamo di due bandi, destinati sia alle associazioni e alle fondazioni culturali che agli enti locali, su cui la Regione Abruzzo ogni anno stanzia una somma variabile di circa trecentomila euro per i grandi eventi e seicentomila per quelli “più piccoli” (la distinzione di basa sui bilanci). Trattandosi di un bando, la procedura è quella canonica: si presenta la domanda di partecipazione e, una volta conclusa l’istruttoria, viene stilata una graduatoria sulla base dei punteggi ottenuti per storicità, qualità e altre caratteristiche.
I bandi finanziano eventi che si svolgono nell’anno in corso, per cui gli organizzatori sono costretti ad anticipare le somme sperando, mesi dopo – spesso a oltre un anno di distanza dalla manifestazione -, di rientrare in posizione utile in graduatoria.
Nell’ultimo anno sono stati finanziati 14 grandi eventi, malgrado a un certo punto le risorse destinate siano state ridimensionate e per le proposte che avevano ottenuto lo stesso punteggio si sia ricorso ad un sorteggio, poi rivelatosi inutile grazie a un emendamento in Consiglio Regionale che ha evitato la contrazione delle risorse. Gli eventi “minori” finanziati sono stati invece 72.
I bandi di solito escono nel mese di agosto – nel 2024, ad esempio, sono stati pubblicati il 9 agosto -, per cui quest’anno molte associazioni si stanno chiedendo come mai al 22 agosto si sia persa traccia di questi avvisi pubblici. La verità è che non usciranno. Il bilancio 2025 della Regione, infatti, non prevede somme per i bandi della L.R. 55/2013, il che vuol dire che manifestazioni come i Premi Flaiano, l’Indierocket, il Fla, Muntagninjazz, lo Spoltore ensemble, la Giostra cavalleresca di Sulmona e tante altre, resteranno a bocca asciutta.
Arrivati a questo punto, sarebbe doverosa una grande operazione di trasparenza. Per quale motivo nessuno ha prospettato che la legge non sarebbe stata rifinanziata? Per quale motivo agli organizzatori delle manifestazioni sono state fornite rassicurazioni quando invece non potranno rientrare delle somme anticipate?
Sono tante le partite aperte, così come sono tante le promesse di reintegrazione di fondi in virtù delle maggiori entrate di settembre: dall’agricoltura alle riserve naturali regionali, fino ai rimborsi per le spese elettorali ai Comuni. Sicuramente ora ci diranno che in agenda verrà inserito anche il rimborso delle spese sostenute per lo svolgimento di queste manifestazioni. Ci chiediamo tuttavia come sia possibile che eventi storici di grande rilevanza culturale siano costretti ad anticipare le spese, a partecipare ad un avviso pubblico e a incrociare le dita se non capita che i capitoli di spesa vengono svuotati, come quest’anno, mentre altri ricevono finanziamenti in anticipo perché sponsorizzati dalla politica di turno. Ecco il modo in cui il centrodestra gestisce la cultura nella nostra Regione, mediante imposizioni e trattamenti preferenziali. Le modalità di cui la cultura non ha bisogno.
La presa di posizione è del consigliere regionale Antonio Blasioli e del gruppo consiliare del Pd di Pescara.