
Pescara. Lunedì 1 dicembre, la comunità del Liceo Classico d’Annunzio di Pescara ha dato vita ad un’azione di solidarietà per Seán Binder, un giovane difensore dei diritti umani di trentuno anni che – nel processo che si terrà a Lesbo mercoledì 4 dicembre – rischia fino a 20 anni di carcere per reati quali: favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, appartenenza a un’organizzazione criminale e riciclaggio.
“In realtà ha solo salvato vite di migranti e richiedenti asilo nel Mar Mediterraneo”, sostengono al D’Annunzio con il motto “Solidarity is not a crime, We stand with Seàn, Drop the charges, La solidarietà non si processa”: queste le scritte riportate dai cartelli di denuncia di studentesse e studenti che hanno realizzato un flashmob e scritto lettere a Seàn per fargli sentire la propria vicinanza e esprimere i propri sentimenti sulla sua vicenda e sull’assurdità delle accuse rivoltegli, con l’augurio che possa essere assolto dai crimini che è accusato di aver commesso.
Mercoledì 19 novembre, nell’Aula Magna del Liceo, la professoressa Agnese Berardini, referente per l’Educazione ai diritti umani del liceo, in occasione della World Children’s Day, ha presentato a studentesse, studenti e docenti le nuove proposte di attivazione concreta per la risoluzione di casi di violazione dei diritti umani e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
«Anche quest’anno – dichiara la docente – il nostro liceo rilancia e rinnova il proprio impegno con azioni di solidarietà a fianco di tutte le persone criminalizzate solo per aver aiutato e salvato altri esseri umani e per aver lottato pacificamente per la realizzazione di un mondo di pace e diritti rispettati. Questo impegno ci vede coinvolti, dal 23 novembre 2018 quando siamo diventati la ventunesima “Scuola amica dei diritti umani” in Italia e la prima in Abruzzo, aderendo alla proposta educativa della Sezione Italiana di Amnesty International. In sette anni studentesse e studenti con le/i loro docenti si sono impegnate/i nella conoscenza dei diritti umani attraverso risorse educative e materiali di approfondimento, toolkit, video e schede, proposte di attività laboratoriali, corsi autoapprendimento online (forniti gratuitamente da Amnesty) e incontri con esperti dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Si sono, inoltre, attivati per la risoluzione di casi di violazioni dei diritti umani in vari Paesi del mondo inviando lettere e cartoline, realizzando flashmob e altre iniziative di sensibilizzazione.».
La storia di Seàn Binder
Seàn Binder è nato in Germania e cresciuto in Irlanda, vive a Londra. Nel 2018 a Lesbo (dove si attivava dal 2017 in una ONG locale) fu arrestato dalla polizia mentre partecipava come volontario di una ONG locale a un turno notturno o di avvistamento per monitorare un piccolo tratto di mare tra l’isola di Lesbo e la Turchia dove passano molte piccole imbarcazioni di migranti di notte.
Seàn ha passato 106 giorni in carcere fino al dicembre 2018. Da allora, si è aperto per lui un percorso fatto di indagini, perquisizioni, informazioni parziali. Le accuse legate a reati minori – falsificazione, spionaggio, uso illegale delle frequenze radio – sono state annullate nel gennaio 2023 per vizi procedurali, ossia la mancata traduzione degli atti. L’impianto accusatorio connesso ai reati più gravi è ancora in piedi. Mercoledì 4 dicembre dovrà presentarsi di fronte al tribunale di Lesbo.
Se giudicato colpevole rischia fino a venti anni di carcere per reati quali: favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, appartenenza a un’organizzazione criminale e riciclaggio. Tutto ciò dimostra chiaramente che l’uso distorto della normativa serve a colpire singoli individui e ONG che si attivano a difesa delle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate.



