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Abruzzo

La pressione fiscale sulle imprese in 12 città abruzzesi: il report di Cna

Abruzzo. Fino a che giorno dell’anno un imprenditore lavora per pagare tasse e tributi nei maggiori comuni abruzzesi? Da quando inizia a produrre reddito per sé, festeggiando la sua personale festa di liberazione, il “tax free day”? E a quanto ammonta complessivamente il carico fiscale che grava sulle sue spalle? Sono alcune delle domande cui dà risposte lo studio realizzato dalla CNA Nazionale, “Comune che vai, fisco che trovi” presentato questa mattina alla stampa a Pescara alla presenza del Responsabile dell’Area fiscale nazionale, Claudio Carpentieri, e del direttore regionale della CNA Abruzzo, Silvio Calice.

 

Il rapporto, relativo al 2024, prende in considerazione “un’impresa tipo”: individuale; che utilizza un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 metri quadrati, con valori immobiliari di 500mila euro in tutti i comuni; ricavi per 431mila euro e un reddito d’impresa di 50mila. Misure standard che vanno poi associate a un complesso paniere di tasse e tributi nazionali, regionali e locali (il “total tax rate”) e che porta i nomi non esattamente popolarissimi di Irpef, contributi Ivs (per invalidità e vecchiaia), addizionale Irpef regionale e comunale, Irap, Imu, Tassa sui rifiuti e Tasi 2014. Un mixer di misure che segna le differenze tra territori e territori, soprattutto in ragione della pressione esercitata dagli enti locali.

Miscelando i dati, salta fuori così una graduatoria che lo studio sull’Abruzzo ha focalizzato su 12 comuni: i 4 capoluoghi (Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo) e altri 8 centri (i due più popolosi per ciascuna provincia): Avezzano, Sulmona, Vasto, Lanciano, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Montesilvano e Spoltore. E spetta proprio a quest’ultimo centro la migliore performance tra i 12 centri censiti, confermando peraltro un primato conquistato fin dal 2016, primo anno di redazione dello studio: tax free day fissato al 30 giugno e “total tax rate” pari al 49,7%. Poi, uno dopo l’altro, ecco le piazze d’onore per Teramo, migliore dei quattro capoluoghi (4 luglio; 50,7%); Giulianova (4 luglio; 50,7%); Vasto (4 luglio; 50,8). A seguire Pescara (5 luglio; 51,1%); Montesilvano (6 luglio; 51,5%); Lanciano (7 luglio; 51,6%); Sulmona (9 luglio; 52,1%); L’Aquila (9 luglio; 52,1%); Roseto degli Abruzzi (10 luglio; 52,5%); Avezzano (11 luglio; 52,7%); per chiudere con Chieti (15 luglio; 53,8%).

Un quadro – le differenze interne all’Abruzzo – che si legge ancor meglio se si guarda al piazzamento dei 4 capoluoghi di provincia tra i 114 complessivamente censiti: con Teramo alla 21esima piazza; Pescara alla 30esima; L’Aquila alla 59esima; Chieti alla 87esima. Certo, i distacchi sono abissali dalle meglio piazzate Bolzano, dove il “tax free day” scatta il 17 giugno, o Trento (20 giugno); non così male, invece, se si guarda la classifica dall’alto verso il basso, verso la città messa peggio come Agrigento, dove le imprese devono attendere addirittura il 28 luglio per poter tirare il fiato.

 

Osservatorio-Fisco-CNA-2025

 

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