Dazi USA, l’Abruzzo tra le regioni maggiormente penalizzate dalle politiche della destra americana

Le recenti evoluzioni delle politiche commerciali statunitensi, in particolare l’imposizione di dazi al 30%, stanno generando crescenti preoccupazioni tra le imprese abruzzesi.
L’economia della regione, fortemente orientata all’export, osserva con apprensione gli sviluppi oltreoceano, temendo ripercussioni negative su settori chiave come l’agroalimentare, la meccanica e il manifatturiero. La risposta non può essere sminuire il problema, parlare di altro, non essere stati in grado di costruire una strategia alternativa come fa la destra meloniana, servono tutele che il governo regionale deve mettere in campo o reclamare a Roma”, così Gianni Cordisco, direzione regionale Pd.
“La potenziale riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti, un mercato storicamente importante per molte aziende abruzzesi, potrebbe infatti tradursi in un rallentamento della crescita, una contrazione dei fatturati e, in ultima analisi, in un impatto sull’occupazione locale – rileva Cordisco – . La filiera produttiva regionale, caratterizzata da un’alta specializzazione e una forte vocazione all’innovazione, rischia di trovarsi di fronte a nuove e significative sfide.
La risposta utile all’Abruzzo si traduce in passaggi semplici e necessari, promuovere: diversificazione, sostegno alla innovazione e alla formazione, supporto alle piccole e micro imprese e nuove alleanze.
Di fronte a questo scenario, il sistema produttivo abruzzese sta rafforzando senza alcun sostegno la propria determinazione a diversificare i mercati di sbocco e a intensificare il dialogo con partner commerciali alternativi. È quanto mai urgente e strategico rivolgere una maggiore attenzione ai mercati degli Stati membri dell’Unione Europea, rafforzando i legami economici all’interno del blocco comunitario e sfruttando appieno le opportunità offerte dal mercato unico.
Parallelamente, si sta delineando una chiara prospettiva di collaborazione e crescita con l’Asia (in particolare la Cina), l’Oriente e il Sud America. Queste regioni rappresentano bacini di consumo in forte espansione e offrono nuove opportunità per le eccellenze abruzzesi, dall’alta tecnologia ai prodotti enogastronomici. L’obiettivo è costruire partnership solide e durature, basate su reciproci benefici e sulla valorizzazione delle specificità produttive regionali.
Serve un patto di impegno congiunto per il futuro che non si basi su spot, milioni di euro di spese di immagine e musica. Le sigle sindacali, le associazioni di categoria e le imprese abruzzesi con cui il Pd e la coalizione di centrosinistra dialoga chiedono di iniziare a lavorare congiuntamente per supportare le aziende in questo processo di transizione e adattamento. Devono essere intensificate le iniziative di promozione internazionale che non si riduce a due artigiani all’Expo per promuovere i gemellaggi del comune di San Salvo spendendo oltre 1 milione di euro, in programmi di formazione per l’export e gli strumenti di accompagnamento per l’accesso a nuovi mercati.
L’Abruzzo che lavora è pronto a cogliere le sfide attuali come opportunità per ripensare le proprie strategie commerciali, rafforzando la resilienza dell’economia locale e promuovendo una maggiore apertura e interconnessione con il mondo. Serve un Abruzzo delle istituzioni che pensi meno alle sagre e più alla visione della politica industriale, commerciale e del lavoro, come il segretario regionali Daniele Marinelli ha detto nel corso della conferenza nazionale sull’industria del Pd, perché non succede nella realtà. Serve più attenzione allo sviluppo e alla tutela dell’economia del comparto e meno a sfilate, feste patronali, cerimonie ludiche, annunci e riforme inattuabili che bloccano il futuro e il lavoro di enti a servizio della comunità che di certo non sostengono chi subirà i dazi trumpiani”.