
È una situazione da allarme rosso, è chiaro che il 30 per cento di dazio sul vino è un livello intollerabile. Vi va peraltro sommata anche la svalutazione del dollaro”: lo dichiara Angelo Radica, presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino, di cui fanno parte oltre 500 Comuni a vocazione vitivinicola.
Radica prosegue: “Gran parte delle aziende non sarebbe in grado di sopportare un’imposizione di queste proporzioni, e la conseguenza sarebbe la chiusura del mercato americano alla quota maggioritaria del vino italiano. Con effetti devastanti sul territorio in termini di perdita di posti di lavoro: basti pensare che lo scorso anno l’Italia ha indirizzato negli Stati Uniti il 24 per cento dell’export di vino, in aumento del 10 per cento rispetto al 2023, per un valore che è arrivato a sfiorare i due miliardi di euro.
Ci auguriamo che si tratti solo di una fase della trattativa, e che si riesca a trovare un accordo migliorativo. In caso contrario, interventi di sostegno dal governo e dall’Unione europea sarebbero irrinunciabili: interventi strutturali tali da incidere sulla nostra capacità competitiva agendo ad esempio sulle imposizioni interne, sui mercati dell’energia, sul credito”.