Tassazione locale troppo alta in provincia di Teramo: “Micro imprese svantaggiate”

Teramo. E’ l’abbassamento della pressione fiscale locale sulle imprese dell’artigianato e del commercio una delle chiavi per un possibile rilancio dell’economia del territorio teramano e del suo sistema produttivo”.
Lo dice il presidente della Cna di Teramo, Alfredo Martinelli, prendendo a riferimento l’indagine recentemente diffusa dall’Osservatorio nazionale Cna sulla tassazione delle imprese nel 2024, che colloca la provincia teramana al 21° posto della graduatoria, i capoluoghi di Provincia per Teramo, con una tassazione totale pari al 50,7%: “Questo significa che le aziende devono lavorare fino al 4 luglio di ogni anno per ottemperare all’obbligo fiscale: il 4 luglio è così di fatto il primo giorno tax free, ovvero quello in cui finalmente gli imprenditori iniziano a lavorare per sé e la propria famiglia, e questo non va bene” osserva.
Le variazioni nella tassazione – quelle che fanno davvero la differenza tra le varie aree del Paese – sono principalmente dovute a variabili come le addizionali regionali e comunali come Imu e imposizione sui rifiuti, con una pressione più leggera al Nord rispetto al Sud, dove la gestione dei servizi pubblici è meno efficiente.
Guardando ancora dentro il territorio provinciale, il quadro appare sostanzialmente omogeneo: lo studio nazionale prende in esame anche i centri di Giulianova e Roseto, con quest’ultimo comune dalla tassazione leggermente più alta: 52,5% che sposta il giorno tax free al 10 luglio di ogni anno.
Uno scenario, insomma, poco propizio al mondo della piccola e micro imprese locale, in presenza – oltretutto – di misure nazionali come la “cedolare secca” sugli affitti brevi che la manovra finanziaria per il 2026 vuole introdurre, e che per il territorio teramano significa un colpo a un settore produttivo fiorente come il turismo, vista la presenza diffusa di bed and breakfast.
“La Cna – dice ancora Martinelli – propone una riforma fiscale che punta su semplificazione, equità e stabilità normativa, con interventi come la riforma del catasto, l’uniformità delle detrazioni fiscali e sostegno al passaggio generazionale nelle imprese. Le Pmi italiane soffrono di un carico fiscale molto elevato che riduce sensibilmente i profitti disponibili per investimenti e crescita: questa pressione fiscale elevata riduce l’attrattività degli investimenti e limita la capacità di accumulare risorse per l’innovazione e l’espansione del business». «Il paradosso – conclude – è che le grandi multinazionali, soprattutto del settore digitale, riescono a pagare relativamente meno imposte grazie a pratiche di ottimizzazione fiscale che le Pmi invece non possono adottare, aggravando ulteriormente la disparità fiscale”.



