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Teramo

Ricostruire significa ridurre il rischio: il modello del Centro Italia

Abruzzo. La ricostruzione post-sisma nel cratere del Centro Italia rappresenta oggi un modello concreto di riduzione del rischio e un vero e proprio laboratorio nazionale di resilienza. In occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali (IDDRR), la Struttura Commissariale Sisma 2016, guidata dal Commissario Straordinario Guido Castelli, sottolinea come il processo di ricostruzione avviato dopo il terremoto del 2016 stia delineando un nuovo paradigma: non un semplice ritorno alla normalità, ma un avanzamento strutturale, sociale e ambientale fondato sulla sicurezza, sull’innovazione e sulla prevenzione.

 

Costruire meglio significa realizzare edifici più resilienti, spostare insediamenti da aree ad alto rischio, progettare reti idriche, fognarie, ponti e drenaggi con criteri di durabilità e adattamento climatico.
Il cratere del Centro Italia rappresenta oggi un laboratorio nazionale per la riduzione del rischio multi-disastro, sismico, idrogeologico e climatico, grazie a una serie di strumenti innovativi e politiche integrate. Tra questi, il Sistema informativo ReGIS, una piattaforma pubblica che monitora in tempo reale tutti gli interventi di ricostruzione e consente analisi territoriali incrociate tra edifici, fondi, cronoprogrammi e localizzazione.

L’Osservatorio nazionale sulla ricostruzione, realizzato in collaborazione con Istat, Ispra e Protezione Civile, permette di valutare l’impatto degli interventi e aggiornare il quadro della vulnerabilità territoriale. Un ruolo fondamentale è svolto anche dalle università e dai centri di competenza – Unicam, Unipg, Univaq, Sapienza e Politecnica delle Marche – che sviluppano ricerche su antisismica, monitoraggio strutturale, digital twin, frane e
adattamento climatico.

Uno degli aspetti più innovativi è l’approccio “multi-hazard”, che riconosce come le aree appenniniche non siano esposte solo ai terremoti ma anche a frane, alluvioni e fenomeni climatici estremi. Nei Programmi straordinari di rigenerazione urbana connessa al sisma (Ordinanze 137/2023 e 61/2023, tra le altre) sono stati finanziati interventi per la stabilizzazione di versanti e bacini per oltre 1,2 miliardi di euro. Sono inoltre in corso studi combinati su frane sismo-indotte e movimenti gravitativi, condotti da ISPRA, CNR-IRPI e Università di Firenze, tra cui quelli sul Monte Vettore e nelle aree di Ussita e Castelsantangelo sul Nera. Il piano di ricostruzione ha introdotto per la prima volta la valutazione integrata del rischio territoriale come criterio di priorità per scuole, ponti e infrastrutture pubbliche.

L’introduzione sistematica del Building Information Modeling (BIM) ha innovato la progettazione e la gestione delle opere pubbliche, mentre il monitoraggio strutturale continuo, con sensori e accelerometri installati sugli edifici strategici e sui beni culturali, consente un controllo costante delle condizioni di sicurezza. Sono stati avviati progetti di digital twin per la simulazione del comportamento strutturale degli edifici durante eventi estremi, e la collaborazione con INGV e Protezione Civile ha portato alla creazione di una rete di sensori geofisici ad alta densità che fa del cratere una delle aree più monitorate d’Europa.

In questi anni si è consolidata una vera e propria filiera della conoscenza, con oltre mille giovani formati in discipline legate alla sicurezza e alla gestione del rischio. Università e centri di ricerca hanno attivato nuovi corsi di laurea dedicati alla ricostruzione e alla resilienza, come “Ricostruzione, resilienza e gestione dell’emergenza” (Università di Camerino), “Ingegneria della resilienza urbana e territoriale” (Università dell’Aquila) e
“Disaster Risk Management e governance territoriale” (Università di Perugia).

Numerosi sono gli esempi di interventi che incarnano questo approccio di riduzione del rischio. A Norcia, la ricostruzione della Basilica di San Benedetto che verrà riaperta dopo i lavori a fine mese è avvenuta secondo criteri antisismici e con sistemi di drenaggio integrato. A Ussita, la nuova cabinovia Frontignano–Cornaccione è stata progettata con analisi di rischio valanghe e sistemi antivento, mentre sul Monte Vettore prosegue il
monitoraggio della frana di Sasso Spaccato attraverso sensori tridimensionali e modelli predittivi. Un caso emblematico è quello di Castelluccio di Norcia: l’intero borgo verrà isolato sismicamente grazie a un sistema di piastre che sosterranno l’abitato, dotate di circa 300 isolatori sismici, garantendo la sicurezza strutturale senza alterare la “forma urbis” di uno dei luoghi più simbolici dei Monti Sibillini.

Un altro esempio significativo è Arquata del Tronto, dove la parola d’ordine è “ricostruire innovando”. L’intervento, tra i più complessi dell’intero cratere, prevede una soluzione progettuale avanzata basata su un sistema di tiranti attivi permanenti passanti su pareti contrapposte. Si tratta di un approccio unitario che interesserà l’intero centro storico, trasformato in un unico grande cantiere. E’ partita è pre – cantierizzazione dei lavori, del valore complessivo di 71 milioni di euro.

L’obiettivo è restituire sicurezza e identità al borgo simbolo del sisma, con tecniche d’intervento innovative e un modello di gestione integrata del rischio che potrà diventare riferimento nazionale.
“La ricostruzione del Centro Italia è oggi la frontiera italiana della riduzione del rischio – dichiara il Commissario Guido Castelli –. Abbiamo imparato che ricostruire non significa tornare indietro, ma andare avanti in sicurezza. È un dovere verso le comunità che hanno sofferto e un investimento per l’intero Paese, perché prevenire i disastri significa proteggere il futuro”,

La Struttura Commissariale Sisma 2016 e il Dipartimento Casa Italia hanno lavorato alla definizione di una legge quadro per la ricostruzione e la riduzione del rischio, con l’intento di evitare che a ogni nuova emergenza si debba ripartire da zero. La proposta normativa mira a istituire una cabina di regia permanente che riunisca Protezione Civile, Commissario Straordinario, Ministero delle Infrastrutture, Regioni e Comuni del cratere, con funzioni di coordinamento nazionale e pianificazione integrata. L’obiettivo è passare da una ricostruzione reattiva, che interviene solo dopo il disastro, a una ricostruzione preventiva e adattiva, capace di integrare le politiche di adattamento climatico previste dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e i Piani di Protezione Civile locali, in un sistema coerente di prevenzione e resilienza territoriale”.

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