
Lunedì 28 aprile abbiamo celebrato la Giornata Mondiale “Vittime dell’amianto”, istituita nel 2005 per ricordare quanti, tra lavoratori e civili, sono morti a causa dell’inalazione delle fibre di asbesto sui luoghi di lavoro o in ambienti naturali.
In Italia, l’uso di tale minerale è vietato dal 1992, anche se la sua presenza continuiamo a riscontrarla in diverse strutture, quali, ad esempio, coperture di manufatti edili. E poiché i costi di rimozione e smaltimento sono molto alti, c’è chi, per disfarsene, opta per soluzioni più sbrigative, immediate e inquinanti, pur sapendo che le fibre di amianto disperse nell’aria possono provocare danni irreversibili alla salute umana e a quella ambientale.
Il 28 aprile, inoltre, si celebra la Giornata per la salute e la sicurezza sul lavoro. E allora, a nove mesi di distanza, non potevamo non ricordare quel che accadde il 6 settembre del 2024, nell’area dell’ex depuratore dell’Annunziata, in occasione dello sgombero degli occupanti.
In quell’occasione, infatti, alcuni operai — privi di dispositivi di sicurezza — presero a demolire l’ex casa del custode e l’edificio adiacente, interessato in parte da una copertura in lastre di eternit.
Ebbene, l’abbattimento di quest’ultimo fu sventato dall’intervento di alcuni attivisti, e la rimozione delle lastre avvenne solo sei giorni dopo, benché vi fosse un progetto di fattibilità tecnico-economica, datato 2022, per la riqualificazione dell’area. In esso, i progettisti avevano esplicitato la presenza di tale minerale tossico: “(…) Dai sopralluoghi effettuati — vi è scritto — è emersa la presenza di ridotte quantità di lastre di eternit, pertanto andranno previste e adottate tutte le specifiche misure per la tutela dei lavoratori e dell’ambiente circostante”. Inoltre, secondo l’art. 256 del D. Lgs. 81/2008, “il datore di lavoro, prima di lavori di demolizione o di rimozione di materiali contenenti amianto da edifici, strutture, apparecchi e impianti, nonché dai mezzi di trasporto, predispone un piano di lavoro” atto a “prevedere le misure necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro e la protezione dell’ambiente esterno”.
Ma non esiste nessun piano di lavoro per quell’area, perché a quel tempo non esisteva alcun progetto esecutivo. Eppure, entro il 30 settembre del 2024, per avere i soldi del PNRR, si sarebbe dovuto completare il 30% dei lavori.
Da qui la fretta di sgombero dell’area e la demolizione del manufatto. Peccato, però, che in mancanza di un progetto esecutivo nessun intervento avrebbe potuto essere effettuato, men che meno una demolizione, ancor più senza l’apertura del cantiere con la recinzione del perimetro interessato e l’obbligatoria cartellonistica sui lavori.
Insomma, dov’è la tutela della salute pubblica?
Dove la tutela dei lavoratori?
Dove il rispetto delle normative vigenti?
Sono alcune delle domande che il 12 ottobre scorso hanno sfilato durante la Camminata silenziosa promossa dal Movimento civico per la salute pubblica tra le vie del quartiere Annunziata. Sono domande che continuiamo a rivolgere ancora oggi, a distanza di otto mesi, nella Giornata Mondiale Vittime dell’Amianto, 28 aprile e alla vigilia del 1 Maggio, al Sindaco, all’Assessore all’Ambiente, all’Assessore ai Lavori pubblici, al consigliere di maggioranza Paolo Bonaduce, il quale, occorre ricordarlo, dichiarò in una nota trasmissione radiofonica locale il fatto che l’amministrazione non potesse essere a conoscenza della presenza di eternit in quell’area.
(Nos Noi-Coltura Politica)