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Narcotraffico, operazione della polizia di Pescara in 3 regioni: 12 arresti VIDEO

Pescara. Dall’alba di questa mattina, in varie province di Abruzzo, Lazio e Puglia, gli agenti della Polizia di Stato di Pescara, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, a conclusione dell’indagine denominata “END TO END”, stanno eseguendo 12 misure cautelari personali a carico di altrettante persone di nazionalità italiana per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

All’operazione, oltre alla Squadra Mobile di Pescara, stanno partecipando le Squadre Mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia, coordinate dal Servizio Centrale Operativo, nonché i Reparti Prevenzione Crimine Abruzzo Lazio e Puglia Settentrionale, posti a disposizione dal Servizio Controllo del Territorio, per un complessivo di oltre 80 operatori.

I provvedimenti sono in accoglimento della richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, ad alcuni indagati sono contestati anche i reati di estorsione, tentato omicidio e corruzione.

Sono inoltre in corso perquisizioni nelle abitazioni e nei luoghi nella disponibilità degli indagati ed il sequestro di beni per oltre un milione di euro, quale profitto dei traffici illeciti. L’attività investigativa ha consentito di acquisire gravi elementi indiziari nei confronti di due gruppi criminali ben strutturati dediti all’importazione e allo smercio di ingenti quantità di sostanze stupefacenti.

 

L’attività investigativa, denominata END to END, coordinata dalla D.D.A. del capoluogo abruzzese, con il contributo della Procura della Repubblica di Pescara, è frutto di una complessa indagine condotta dalla Squadra Mobile di Pescara.

L’input iniziale è arrivato dagli accertamenti svolti a seguito di violente ritorsioni collegate al recupero di importanti debiti di droga, che hanno permesso di ricostruire gli assetti e le modalità operative di un gruppo ben radicato nel tessuto criminale romano che operava anche in Abruzzo.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’organizzazione criminale non solo gestiva un fiorente traffico di stupefacenti, ma imponeva la propria egemonia anche attraverso l’intimidazione e l’uso della violenza.

Le custodie cautelari eseguite vanno ad aggiungersi a 13 arresti in flagranza eseguiti dagli investigatori pescaresi e riconducibili a due distinte associazioni criminali dedite al narcotraffico, radicate nell’Abruzzo e  nel Lazio (ma con rapporti criminali accertati anche in realtà dell’Italia meridionale e settentrionale), entrambe connotate da una complessa organizzazione interna, da una significativa disponibilità economica che consentiva di movimentare ingenti carichi di stupefacente e da una capillare diffusione sul territorio, con basi logistiche e depositi utili a rifornire le due regioni del centro Italia.

Nel corso dell’attività d’indagine, durata circa un anno, iniziata nel novembre del 2023 a seguito di gravi episodi estorsivi verificatisi in provincia di Pescara, la Squadra Mobile ha sequestrato 266 kg di hashish, 3,5 kg di cocaina e 9 kg di marijuana, quantità inedite per il territorio abruzzese. Di particolare rilievo è stato, infatti, il sequestro di 132 kg di hashish e marijuana eseguito dagli investigatori a Pianella (PE) che, oltre ad essere il quantitativo maggiore registrato nella provincia, era particolarmente significativo perché avvenuto a poche settimane dall’efferato omicidio di un adolescente a Pescara, maturato in un contesto legato all’utilizzo di droghe “leggere” da parte di giovanissimi.

Sin da subito, gli inquirenti si sono accorti di essere di fronte a soggetti di notevole caratura criminale (nell’indagine si contano 34 indagati), evidente sia nella spregiudicatezza con cui operavano sul territorio commettendo estorsioni ed altri crimini violenti (come il tentato omicidio di uno degli agenti proprio della Squadra Mobile di Pescara al fine di guadagnare la fuga con una vettura carica di oltre 120 kg di hashish).

Gli indagati, inoltre, si erano muniti di telefoni criptati appositamente programmati per non essere in alcun modo intercettati o analizzati anche in caso di sequestro, unico strumento utilizzato per le comunicazioni tra loro e da qui il nome dell’operazione. Ancora, frequente era il ricorso a veicoli sempre diversi presi a noleggio ed il reclutamento di giovanissimi corrieri incensurati ed insospettabili, a cui far trasportare importanti quantitativi di droga in cambio di ragguardevoli somme di denaro.

Spiccava chiaramente come l’organizzazione fosse studiata nei minimi dettagli, con chiare gerarchie e rigide suddivisioni di compiti, con meccanismi consolidati ed efficienti e la capacità di attrarre nuovi membri ed acquirenti grazie a prezzi vantaggiosi ed a prospettive di ricavi allettanti.

Entrambi i gruppi criminali hanno dimostrato di poter operare con disinvoltura in almeno due regioni (Abruzzo e Lazio), con assoluta affidabilità e competenza nella riscossione dei propri crediti, sia nei confronti dei clienti sia dei partecipi all’associazione criminale, ricorrendo anche alla violenza ed all’intimidazione, rivolgendosi persino a familiari ed amici dei loro debitori, effettuando spedizioni punitive e pestaggi, in un caso ricorrendo addirittura all’utilizzo di bombe carta lanciate all’interno delle abitazioni delle vittime.

Così facendo, riuscivano a garantire un flusso costante di entrate utili per i continui e consistenti approvvigionamenti all’ingrosso, stoccati e movimentati tra i vari depositi dislocati tra le due regioni, il tutto per un giro di affari milionario, motivo per cui la Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila ha richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di denaro e beni per un ammontare complessivo di oltre 1.360.000 euro, in virtù del quale i poliziotti oggi hanno potuto togliere dalla disponibilità degli indagati denaro contante, conti correnti, preziosi, veicoli ed immobili.

Gli indagati hanno anche dimostrato la capacità di avvicinare appartenenti alle forze dell’ordine, ad esempio per introdurre stupefacenti e telefoni all’interno di un carcere dove, nel corso delle indagini, era detenuto uno dei loro complici, poi tristemente divenuto noto alla cronaca per essere stato ucciso in una rissa a colpi di machete.

La capacità criminale degli indagati si manifestava anche nel fidelizzare i propri clienti mediante la brandizzazione dello stupefacente, contemporaneamente ottenendo il risultato di renderlo meno riconoscibile ai controlli, ad esempio confezionando panetti di stupefacente in modo da riprodurre fedelmente note merendine e barrette di cioccolato.

La loro spregiudicatezza era tale da arrivare persino a pianificare nei minimi dettagli delle vere e proprie truffe ai danni di altri gruppi criminali senza temere le conseguenze, come rilevato, ad esempio, in un’occasione in cui, a fronte di una consegna di  oltre 120 kg di narcotico, il corriere era stato pagato con un pacco apparentemente pieno di denaro contante ma in realtà contenente carta straccia e banconote solo nello strato superficiale della confezione, per un valore di poche centinaia di euro.

L’operazione che ha visto il contribuito di personale delle Squadre Mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia coordinate dal Servizio Centrale Operativo e, nonché i Reparti Prevenzione Crimine Abruzzo Lazio e Puglia Settentrionale, posti a disposizione del Servizio Controllo del Territorio, rappresenta un colpo significativo alla struttura operativa dei due gruppi criminali.

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