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Chieti, dissesto idrogeologico: ordinanza rimborsi

Pescara. “Il dissesto idrogeologico è purtroppo una pessima tipicità del territorio italiano che, per la sua straordinaria varietà tipologica, necessita dell’adozione di provvedimenti specifici e calati nelle singole realtà. Per questa ragione a oggi l’ultima ordinanza emanata dal Dipartimento della Protezione civile nazionale lo scorso 8 settembre e che pone il limite perentorio di 60 giorni per consentire ai singoli cittadini di presentare domanda per accedere al contributo di ristoro per la perdita o il danneggiamento della propria abitazione in seguito al maltempo datato 2023, risulta oggettivamente non applicabile per 200 famiglie vittime di frane a Chieti e va sollecitata una proroga dei termini da verificare puntualmente con la reale situazione del territorio. In qualità di vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico mi faccio carico di tale istanza pervenuta da quelle 200 famiglie, ovvero circa 800 cittadini, attraverso il Comitato Casa Comune di Chieti

L’antefatto ci racconta di un grave episodio di maltempo che due anni fa ha colpito la città teatina, con un’alluvione di forte entità e lo smottamento franoso di un’intera collina. Aperto lo stato di emergenza, 200 famiglie residenti sono state evacuate, sgomberate, alcune hanno visto l’abbattimento immediato delle loro abitazioni (almeno 2 palazzi in zona Santa Maria), operata e pagata dallo Stato, altre sono state semplicemente allontanate tramite ordinanza sindacale con il divieto di rientrare in alloggi comunque pericolanti, in attesa di capire gli esiti definitivi di quella frana e i successivi movimenti collinari, anche attraverso un monitoraggio geologico necessariamente lungo, diluito in un arco temporale adeguato, per garantire un rientro o una ricostruzione in sicurezza, e per delimitare quella che potrebbe essere classificata in modo definitivo come ‘zona rossa’

Purtroppo le pastoie burocratiche hanno determinato un buco procedurale-comunicativo e l’esito di tale assenza-carenza amministrativa oggi rischia di impedire a 200 famiglie abruzzesi di accedere a quel ristoro che è loro diritto: l’8 settembre scorso il Dipartimento della Protezione civile, sacramentando la fine della fase emergenziale, ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale un’Ordinanza dettando tempi, modalità e scadenze da adempiere entro 60 giorni per poter avanzare una minima istanza di quelle somme, le ‘domande di contributo’, che servono per restituire una casa a chi l’ha persa o l’ha vista irrimediabilmente danneggiata nell’alluvione. Ordinanza che ha valore per l’intero Paese, ma che purtroppo non tiene conto di realtà soggettive e specifiche che meritano invece considerazione.

Le criticità che vanno superate su Chieti riguardano innanzitutto le tempistiche che sono incompatibili con lo stato dei monitoraggi: l’Ordinanza prevede l’obbligo di presentare, entro 60 giorni dalla pubblicazione, la documentazione specifica tra cui il contratto preliminare, definitivo o la promessa di acquisto di un nuovo immobile, insieme alla perizia tecnica. Ma quelle 200 famiglie non sono nelle condizioni di procedere in tal senso: a oggi la maggior parte delle vittime, non disponendo dell’esito dei monitoraggi, non sanno ancora se la loro abitazione sarà eventualmente ristrutturabile o meno, quindi se dovranno acquistare un immobile ex novo in un altro sito, o ancora se, nonostante la demolizione, quella collina franata sarà di nuovo resa edificabile ed eventualmente a quali condizioni e con quali criteri. Situazioni tanto differenziate che evidentemente imporranno anche costi diversi, ed entro 60 giorni i cittadini non avranno modo di disporre di tali dati né potranno quantificare la qualità del contributo da richiedere al Dipartimento di Protezione civile. E non sapendo se potranno recuperare o meno la propria casa nel sito, come possono procedere con una promessa d’acquisto per un nuovo immobile che rappresenta un impegno di vita?

È evidente che la tempistica individuata nell’ordinanza crea un cortocircuito procedurale: i cittadini sono chiamati a rispettare scadenze e requisiti che, in assenza di informazioni tecniche complete, non possono essere materialmente soddisfatti. Vi è di più: non essendo noto l’importo del rimborso che verrà riconosciuto a ciascun proprietario, risulta impossibile pretendere un impegno formale all’acquisto di un nuovo immobile con implicazioni economiche e personali che non possono essere assunte in assenza di informazioni essenziali sul contributo effettivamente riconosciuto.

Nell’ordinanza, ancora, l’accesso ai fondi è subordinato alla condizione che l’immobile danneggiato sia già stato demolito o venga demolito prima dell’erogazione dei contributi. E anche in questo caso Chieti presenta un’anomalia procedurale, visto che l’elenco definitivo degli immobili da demolire non è ancora stato ufficializzato, impedendo la presentazione di domande complete e coerenti. Va inoltre chiarita la previsione di un contributo fisso di 10mila euro per ciascun nucleo familiare per i costi di demolizione, che rischia di generare una disparità di trattamento rispetto alle demolizioni dei due palazzi già avvenuta senza alcun onere economico a carico dei residenti e con una spesa complessiva di circa 400mila euro

Ritengo che la situazione speciale e specifica determinatasi a Chieti necessiti l’apertura di un dossier che sottoporrò al Ministero competente e al Dipartimento della Protezione civile per chiedere nell’immediato la proroga dei termini perentori di 60 giorni dell’ordinanza fino al completamento dei monitoraggi tecnici e alla definizione dell’elenco ufficiale degli immobili da demolire. Quindi la sospensione dei termini fino alla comunicazione ufficiale degli importi dei contributi riconosciuti e dell’elenco definitivo degli immobili interessati. La pausa temporale che si verrà a determinare ci consentirà anche di sottoporre a migliore valutazione altri quesiti posti dal Comitato, come la situazione dei cittadini che hanno volontariamente abbandonato la propria casa, presente sempre sulla collina franata, ma non sottoposti a ordinanza di sgombero e la valutazione della situazione urbanistica del sito, che spetta agli Uffici comunali”. Lo afferma l’onorevole Luciano D’Alfonso.

“Accogliamo con grande soddisfazione l’approvazione definitiva del DL 116/2025, che segna l’avvio della fase di ricostruzione pubblica e privata nei territori di Chieti e Bucchianico, duramente colpiti dal dissesto idrogeologico. È un traguardo atteso da mesi dalle famiglie e dalle imprese coinvolte, che oggi possono finalmente guardare con maggiore fiducia a un futuro di ritorno alla normalità. Questo risultato è il frutto dell’impegno costante dell’Amministrazione comunale, che fin dai primi giorni dell’emergenza ha sollecitato l’attenzione del Governo e del Parlamento attraverso un Consiglio comunale straordinario, incontri istituzionali e un confronto continuo con le istituzioni nazionali per costruire un percorso capace di arrivare a questo traguardo”, così il sindaco Diego Ferrara con il presidente del Consiglio comunale Luigi Febo.

“Un ringraziamento sentito va al ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, per la sensibilità e la disponibilità dimostrate e ai parlamentari abruzzesi tutti che hanno seguito con determinazione l’iter del provvedimento, contribuendo in modo decisivo a raggiungere questo importante risultato – rimarcano – . Con l’approvazione del decreto e lo stanziamento iniziale di 25 milioni di euro, accompagnato dalla nomina di un commissario straordinario, si apre ora una nuova fase: quella di ricostruzione che dovrà restituire alle comunità sicurezza, case e servizi, ristori. Il Comune continuerà a fare la propria parte con lo stesso spirito di collaborazione istituzionale, per garantire che ogni intervento sia rapido, efficace e risponda alle reali esigenze dei cittadini. Ma questo provvedimento è un passo avanti fondamentale verso il superamento dell’emergenza e la rinascita dei nostri territori colpiti da questa vulnerabilità”.

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