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Chieti

Oltre la violenza fisica: l’allarme della Filcams Cgil Chieti sulle disparità lavorative che umiliano le donne

Chieti. Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, un momento fondamentale per riflettere su un fenomeno che, purtroppo, continua a colpire duramente la nostra società.

C’è però qualcosa molto vicino alla violenza, che va ricordata in prossimità di questa data, un ricatto, una discriminazione di genere, un relegare nel cassetto più nascosto delle condizioni meno vantaggiose del lavoro proprio le donne.

Non è retorica, sono numeri, numeri allarmanti che riguardano il territorio della provincia di Chieti e che rispecchiano la situazione nazionale. Cifre che dimostrano come le donne hanno minori opportunità di accesso al mercato del lavoro, sono più esposte a forme di lavoro atipico e precario, guadagnano meno degli uomini a parità di ruolo e di settore.

Nel 2024, gli occupati nella provincia di Chieti sono 147.000, di cui solo 59.000 sono donne (40,1%), a fronte di 88.000 uomini (59,9%).

Nella fascia 35-49 anni, il tasso di occupazione femminile è del 57,9%, contro l’88,4% di quello maschile. Anche tra i giovani (15-24 anni) il divario è ampio: 3,7% per le donne contro il 25,1% per gli uomini.

Il 52,4% delle donne occupate lavora part-time, contro il 13,6% degli uomini. Questo dato, se da un lato può riflettere scelte legate alla cura familiare, dall’altro spesso implica minore stabilità, retribuzione e prospettive di carriera. Senza contare il problema del part-time involontario, che, specie nella grande distribuzione, rende impossibile trovare un’altra occupazione e conciliare le esigenze casa-lavoro.

In tutti i settori economici, le donne percepiscono redditi medi inferiori. Ad esempio nel settore privato la paga media lorda giornaliera è di €68,0 per le donne e di €96,7 per gli uomini. Nel settore pubblico è di €111,1 per le donne e di €135,3 per gli uomini.

Il tasso di disoccupazione femminile è più alto in quasi tutte le fasce d’età, soprattutto tra i 15-24 anni (18,0% vs. 32,5% degli uomini).

La Segretaria Generale della Filcams Cgil Chieti desidera lanciare un forte allarme e sottolineare che non è possibile ridurre l’attenzione sulla condizione femminile solo quando si parla di violenza e omicidi.

“Nel nostro territorio, molte aziende vedono le donne impegnate in contratti part-time involontari, salari bassi e orari di lavoro che spesso includono domeniche e festività, con una massima flessibilità che si traduce in carichi di lavoro e responsabilità familiari insostenibili – dichiara Daniela Primiterra Segretaria della Filcams Cgil Chieti – mancano servizi essenziali come asili nido comunali, centri estivi e centri di ascolto, mentre i consultori sono spesso assenti o insufficienti. Dopo il Covid-19, molte donne hanno dovuto lasciare il lavoro o ridurre le ore lavorative, poiché i carichi di cura familiare sono aumentati in modo esponenziale e spesso invisibile. Con l’aumento dell’inflazione post-pandemica, la situazione si è complicata ulteriormente, ma i dati forniti dal governo regionale e nazionale sembrano dipingere un quadro ben diverso, quasi come se vivessimo nel paese dei balocch”.

“Basta con il parlare delle donne come vittime deboli – continua Daniela Primiterra – è ora di pretendere azioni concrete per la parità di genere, per un equilibrio tra vita professionale e vita familiare. Le donne vogliono potersi dedicare tanto al lavoro quanto ai propri figli, senza dover scegliere tra i due. Chiediamo investimenti nei servizi sociali e politiche che promuovano l’uguaglianza e la dignità di tutte le donne da subito. Sono anni e anni che in questo paese non si investe sulle questioni di genere e sulle pari opportunità. Siamo stanche delle chiacchiere: vogliamo che si lavori per dare un futuro migliore alle donne del nostro paese. Mai più una donna morta per mano di un uomo.

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