Nepal, la popolazione locale si muove per cercare Marco Di Marcello
Dopo che i soccorritori privati avevano fermato le ricerche

Non si sono fermate le ricerche dei tre alpinisti dispersi della spedizione internazionale sul Dolma Khang, in Nepal: a proseguire le operazioni sono ora solo gli sherpa, alpinisti locali, che stanno impiegando tutte le risorse umane e tecniche per recuperare i corpi degli italiani Marco Di Marcello e Markus Kirchler, e dello sherpa nepalese Padam Tamang, travolti domenica scorsa da una valanga durante un’attività di acclimatamento oltre i 5.400 metri di quota.
Lo apprende l’Ansa.
All’indomani della comunicazione della sospensione delle ricerche da parte del gruppo di esperti italiani – tra i quali Manuel Munari, capo di Avia Mea e istruttore pilota, e Michele Cucchi, guida alpina e soccorritore – a causa delle difficoltà tecniche e climatiche, dalla Rolwaling Valley la notizia arriva
attraverso le parole dell’himalaysta teramano Davide Peluzzi, più volte capospedizione in quelle stesse zone.
Peluzzi ha ricordato le missioni condivise con Marco Di Marcello e Paolo Cocco, quest’ultimo tra le prime vittime ritrovate e identificate della tragedia.
“Sono in contatto dal giorno della valanga con Tenjing Phurba, il leader di questa sfortunata spedizione – dice all’ANSA Peluzzi – il quale mi ha ribadito che la comunità nepalese della zona è scossa e che per loro è una questione affettiva troppo importante per mollare: lì sotto alla valanga ci sono alpinisti che sono considerati dei fratelli, a cominciare da Marco Di Marcello per continuare con Padam, che il giorno della disgrazie stava sostituendo Phurba nell’assistenza alla cordata. Il loro obiettivo è di individuarli e, possibilmente recuperare i loro corpi. Li conosco e loro conoscono molto bene queste montagne che sono la loro casa, come anche per me è diventata la seconda, non si fermeranno a scavare”.
La notizia ha rincuorato i familiari di Marco Di Marcello, il biologo di 37 anni di Castellalto, il cui rilevatore satellitare continua a inviare segnali georeferenziati. “Davide ci ha riferito la notizia: eravamo sicuri – spiega il fratello Gianni
– che sherpa Phurba non avrebbe mai mollato, soprattutto in questa difficile situazione. Lo abbiamo conosciuto avendolo ospitato a casa nostra e abbiamo potuto constatare quanto sia
legato a mio fratello Marco. Siamo sicuri che con le loro forze siano in grado di trovare Marco ancora in vita”.



