
“L’allarme, questa volta, viene dagli autisti dei bus, testimoni quotidiani di una città che ha fatto dell’utilizzo del mezzo motorizzato privato un segno distintivo che oggi mostra tutti i suoi limiti. Un’assuefazione all’uso dell’automobile come sola alternativa agli spostamenti quotidiani che, complice l’impossibilità fisica di garantire spazi, per la circolazione e la sosta, illimitati, oggi mostra tutte le sue problematiche, problematiche che non possono essere risolte con ipotetici nuovi parcheggi (da realizzare dove?) o nuove strade, ma che necessita di un radicale cambiamento di paradigma relativo alla mobilità urbana”.
A dirlo la Fiab Teramo.
“Lo smodato uso del mezzo privato ha visto la nostra provincia tra quelle con un più alto aumento dell’incidentalità stradale, come evidenziato dal recente rapporto ACI-ISTAT, primi effetti dell’applicazione nuovo codice della ‘strage’ e della demonizzazione degli autovelox. Ampio spazio, quindi, ad un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), che prevede la prevalenza del trasporto pubblico e l’utilizzo della mobilità ciclistica e pedonale, liberando spazi, oggi destinati alla sosta, da restituire ad usi collettivi che possano ridare vitalità alla nostra città”.
E ancora: “Una pianificazione, seguita da interventi concreti, e non da slogan o ipotetici progetti, che favorisca la scelta di una mobilità più efficiente, limitando l’uso del mezzo privato ai soli casi strettamente necessari. Inoltre, per venire incontro alle segnalazioni degli autisti degli autobus, bisogna che l’amministrazione comunale sia più ferma e coraggiosa, non solo intervenendo con la poca polizia locale, ma anche attraverso una strutturazione diversa dello spazio pubblico, come ad esempio allargare i marciapiedi e costruirli dove inesistenti o mettere paletti come dissuasori del parcheggio selvaggio, utilizzati qualche anno fa e oggi scomparsi, oppure istituire sensi unici dove gli autobus possono passare in modo più fluido, come ad esempio in via del Castello, dove hanno enormi difficoltà ogni giorno. È la strada seguita da tante città, in Italia e all’Estero, e Teramo, se non vuole rimanere nel suo sonnacchioso provincialismo, deve cambiare strada, letteralmente”.