Alba Adriatica, filare dei pioppi del lungomare. Richiesta di revisione e ripristino. La lettera aperta

Alba Adriatica. Una richiesta di revisione e ripristino delle originarie caratteristiche ambientali. E questo in relazione ad un errore nella gestione del filare storico dei pioppi del lungomare.
La riflessione è contenuta in una lettera aperta che il gruppo civico Alba Rinascita (che gestite anche una seguita pagina social) destinata alla sindaca, Antonietta Casciotti e all’intero consiglio comunale.
La lettera. “Come cittadini e come gruppo civico Alba Rinascita, desideriamo esprimere una profonda preoccupazione per quanto accaduto lungo il nostro lungomare, dove il filare storico di pioppi, parte integrante del paesaggio urbano da oltre settant’anni, è stato quasi completamente abbattuto e sostituito con nuove essenze arboree estranee al contesto locale.
Un lungomare come quello di Alba Adriatica era storicamente caratterizzato da un filare di pioppi che da oltre settant’anni rappresentava non solo un elemento paesaggistico identitario, ma anche un sistema ecologico complesso e stabile, frutto di decenni di adattamento e interconnessione tra suolo, piante e microfauna.
Il progetto di sostituzione totale del filare — motivato da un presunto stato precario della salute delle piante — ha generato un danno ambientale e paesaggistico profondo.
L’eliminazione indiscriminata di un ecosistema radicato, tipicizzato e integrato nel contesto urbano non è stata una scelta scientificamente fondata, ma un intervento di tipo estetico o edilizio, come se il verde pubblico fosse un semplice, asettico complemento d’arredo da cambiare secondo tendenze o mode progettuali.
Come ha ricordato la stimata Dottoressa Daniela Cori, dopo decenni di crescita condivisa quelle piante di pioppo avevano costruito un apparato radicale interconnesso, capace di cooperare e reagire come un organismo collettivo dotato di una intelligenza biologica diffusa.
Non a caso, i nuovi alberi impiantati — cioè gli aceri, specie non tipica del contesto costiero — mostrano una grave difficoltà di attecchimento, segno evidente di una scarsa compatibilità ecologica con il suolo sabbioso e salmastro del lungomare, già ampiamente tipicizzato da altre specie autoctone.
Mentre i nuovi impianti deperiscono, i vecchi pioppi — rimossi ma non estinti — ricacciano ovunque, spaccando persino l’asfalto pur di riaffermare la loro presenza vitale.
È la natura stessa che ci ricorda il valore di ciò che è stato distrutto.
Questo intervento rappresenta non solo un errore agronomico grave, ma anche una violazione dei principi fondamentali di tutela paesaggistica sanciti dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004), che impongono di preservare la continuità, l’autenticità e gli aspetti estetici storicamente acquisiti di un paesaggio urbano.
Tali norme tutelano non soltanto i singoli alberi, ma l’armonia complessiva del contesto, la memoria storica e la percezione visiva di un luogo, che costituiscono parte integrante dell’identità cittadina.
Un lungomare non è una semplice infrastruttura stradale: è la memoria verde e affettiva di una comunità, la cornice paesaggistica che racconta il legame tra la comunità, il mare e la terra.
Trattarlo come una superficie neutra da ridisegnare secondo criteri di gusto o di convenienza tecnica è un atto di superficialità imperdonabile che impoverisce il paesaggio e cancella la storia locale e ambientale.
Chiediamo pertanto che l’amministrazione comunale
1. disponga una valutazione tecnica indipendente sull’intervento, coinvolgendo agronomi, botanici, paesaggisti e cittadini;
2. verifichi la conformità dell’operazione alle norme di tutela paesaggistica e del verde urbano;
3. predisponga un piano di ripristino che preveda il recupero, laddove possibile, dei pioppi superstiti e la reintroduzione di specie autoctone e tipiche del contesto marino, coerenti con la fisionomia storica del luogo, ovvero la ricostruzione delle porzioni di filare di pioppo già rimosse.
La natura, con la forza dei ricacci che emergono dal suolo e dall’asfalto, ci sta inviando un messaggio chiaro:
non possiamo sostituire la vita con l’estetica, né cancellare l’identità di un paesaggio in nome di una presunta modernità.
Ci auguriamo che l’amministrazione voglia ascoltare questa voce della città e agire con senso di responsabilità, restituendo al lungomare di Alba Adriatica il suo volto autentico, la sua memoria verde e il suo equilibrio naturale ed ecosistémico ribadendo risposte bioeticamente corrette contro l’impatto negativo che il progetto sta infierendo ai valori storici e ambientali acquisiti.
Chiediamo pertanto una presa d’atto sulla necessità di revisione del programma dei lavori per l’area verde in oggetto del lungomare Marconi”.