
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Rolando Papiri, con un passato da amministratore al Comune di Tortoreto
Non credo che i negazionisti climatici abbiamo più ragionevoli argomentazioni alla luce degli ultimi eventi e delle nostre personali sensazioni, che nascono dalla sofferenza quotidiana.
La banca mondiale stima, per difetto, che entro il 2050 avremo almeno 216 milioni di migranti climatici.
C40 Cities in un rapporto all’ ONU dice che solo in 10 città del sud del pianeta arriveranno 8 milioni di migranti, costretti a lasciare tutto per i cambiamenti climatici.
Entro il 2050, 800 milioni di persone vivranno in luoghi di mare a rischio per l’innalzamento delle acque, previsto oltre il mezzo metro e molte località del nostro Adriatico sono fra questi.
Il Mediterraneo ha già le temperature dello scorso agosto, con 5 gradi in più della media: tutta energia che rischia di “pioverci” addosso con tornado sconosciuti finora e fenomeni di downburst.
Anche i nostri comuni sono minacciati al punto che dovremmo smettere di “ballare” sui carboni ardenti come novelli Nerone mentre il mondo brucia.
Le città ci insegnano e indicano la strada, Roma e Milano, con i parchi e le Ville, dove le temperature sono più basse di 4-5 gradi grazie alle estensioni di ettari di alberi, che divorano anche anidride carbonica.
Ebbene sì, anche nei nostri luoghi di provincia è possibile intervenire, ma prima serve che gli amministratori pubblici abbandonino la logica del cemento quale indice di sviluppo, smettano di consumare territorio e facciano dell’ ambientalismo vero una forma di ortodossia culturale.
Cos’altro deve essere in gioco, oltre la nostra vita e quella del pianeta?
Spesso il verde nelle nostre cittadine non è stato reso fruibile, troppo frammentato. La logica ha privilegiato le costruzioni, occorre invece invertire drasticamente la rotta, il rischio è di perdere tutto. Tortoreto, Alba, Martinsicuro hanno ancora spazi grandi, parliamo di ettari, dove realizzare parchi con alberi e arbusti, che attrezzati con poco e poca spesa, e forse qui è il problema, Possano diventare luoghi dove svolgere attività sportive e culturali, socializzare e permetterci di uscire di casa con le temperature che ci attendono. Che siano polmoni.
Ci sono terreni disponibili a ridosso dei nuclei abitati, spesso dentro, basta individuarli e veramente assumere volontà e cambiare impostazione culturale.
Tortoreto in particolare ha sempre più di 3 ettari a ridosso della Statale 16, oggetto di donazione per fini sociali alle Congregazione delle Suore, in cui, in contrasto all’ orientamento etico del Vaticano degli ultimi periodi, più amministrazioni sono sembrate orientate a creare una “New Town”, una specie di città nella città, con conseguenze devastanti per il consumo del territorio. Tutto ciò oggi è anacronistico.
Ebbene un “Centrale Park” attrezzato salverebbe Tortoreto, una proiezione verde verso il Paese Alto, con il piccolo boschetto della “Fortellezza” e un ulteriore grande spazio verde da attrezzare in località Costa del Monte(anche lì parliamo di qualche ettaro) e creerebbe quel collegamento ideale fra il centro storico e il mare, un unicum alberato più volte auspicato, con la soluzione più naturale e meno costosa possibile.
Anche i comuni limitrofi, prima citati, hanno, per quanto tempo?, ancora spazi da dedicare a parchi attrezzati.
Si realizzerebbe così anche un disegno auspicato dai professionisti che hanno redatto i piani regolatori degli ultimi anni: la verticalità dei territori, oltre che possibile risposta all’emergenza ambientale, lo spostare la vita e la socialità verso l’interno, in località dove tutto, sicuramente troppo, è concentrato sui lungomari.
Bisogna avere poi anche piccole attenzioni, meno cemento e asfalto possibile, il drenaggio dei terreni è fondamentale. Anche le nuove rotonde stradali, e sono tante ed estese, in cemento producono in zona almeno 4/5 gradi di maggiore temperatura.
Spero se ne parli e diventi l’emergenza che è, dovremmo avere consapevolezza del rischio che tutto questo rappresenta.