Martinsicuro, brigadiere massacrato di botte dai ladri: c’è un arresto. I particolari VIDEO
Tutta l'indagine partita da una traccia del Dna su una torcia elettrica

Martinsicuro. Dall’esame di una traccia del Dna, su una torcia elettrica abbandonata nel luogo dell’aggressione, vengono ricostruiti tutti i passaggi di un fatto inquietante, avvenuto lo scorso mese di novembre, dove un brigadiere in servizio alla compagnia di Alba Adriatica era stato massacrato di botte da alcuni malviventi, e ridotto in fin di vita.
E da quella vicenda i carabinieri, dopo mesi di indagini molto accurate, hanno identificato e poi arrestato un 38enne albanese, fermato a Rovigo.
I particolari dell’indagine sono stati resi noti stamane, durante una conferenza stampa alla presenza del pm Stefano Giovagnoni, del colonnello Pasquale Saccone, comandante provinciale dei carabinieri, del maggiore Gianluca Ceccagnoli, comandante della compagnia di Alba Adriatica e del comandante della stazione di Martinsicuro, Francesco Farinaro.
I fatti. Erano circa le 18:30 dello scorso 19 novembre quando tre banditi incappucciati si introdussero in una casa nella zona della Civita a Villa Rosa di Martinsicuro.
I malviventi non si erano tuttavia accorti che in quel momento, nella mansarda dell’abitazione, era presente l’anziana madre del proprietario, un brigadiere capo in servizio nella compagnia di Alba Adriatica.
La donna, allarmata dai rumori, contattava telefonicamente il figlio (in quel momento impegnato fuori casa in servizi personali) che quindi rientrava subito, trovandosi davanti i malviventi.
Il militare dell’arma, che si era qualificato, intimava ai banditi di fermarsi, ma per tutta risposta veniva aggredito, utilizzando anche gli arnesi da scasso di cui erano in possesso (piccone, piede di porco e bastoni). Il militare, tempestato da numerosi colpi al volto ed all’addome, aveva quindi la peggio e cadeva esanime a terra. Subito dopo i tre banditi si davano alla fuga attraverso le campagne circostanti.
Il brigadiere veniva soccorso poco dopo dai colleghi e dai sanitari del 118 intervenuti sul posto e solo un tempestivo intervento chirurgico (finalizzato a bloccare una grave emorragia interna) effettuato all’ospedale di Giulianova, nel corso del quale gli veniva anche asportata la milza, gli consentiva di aver salva la vita.
Le indagini su tale gravissimo delitto, particolarmente complesse ed articolate, sono state intraprese nell’immediatezza dai militari della Compagnia di Alba Adriatica e sono proseguite senza sosta per i successivi nove mesi.
Tali attività sono state avviate con un meticoloso sopralluogo ed il repertamento di tracce biologiche sulla scena del crimine (rinvenute in particolare su una piccola torcia elettrica che uno dei rapinatori teneva in bocca mentre tentava di smurare la cassaforte).
Ottenuto il profilo del Dna di uno degli autori del delitto (all’epoca non censito nella banca dati nazionale) i Carabinieri hanno svolto una serie di ulteriori approfondimenti investigativi che hanno portato all’identificazione di un trentottenne pregiudicato albanese, latitante per reati contro il patrimonio ed irreperibile sul territorio nazionale.
Gli investigatori hanno tuttavia proseguito con abnegazione le indagini e, anche grazie alla collaborazione della polizia albanese (attivata attraverso la Direzione Centrale Della Polizia Criminale – Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia), hanno accertato che il ricercato aveva cambiato le sue generalità, sperando così di eludere il provvedimento restrittivo pendente su di lui.
Ottenute le nuove generalità dell’autore del delitto i carabinieri di Alba Adriatica, lo scorso 31 luglio, sono quindi riusciti a rintracciarlo a Rovigo dove lo stesso è stato catturato in esecuzione del sopra indicato ordine di carcerazione.
I successivi accertamenti scientifici svolti dal RIS di Roma hanno quindi confermato che il suo Dna corrispondeva a quello trovato sulla scena del crimine.
Il gip del Tribunale di Teramo, su conforme richiesta della procura, lo scorso 8 agosto, ha emesso nei confronti dell’uomo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di tentato omicidio e tentata rapina aggravata.
Il provvedimento restrittivo è stato eseguito nella stessa serata dai Carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica nel carcere di Rovigo dove l’albanese era già detenuto.
Altri elementi emersi nell’indagine. I carabinieri della compagnia di Alba Adriatica hanno stabilito che il copo era stato commesso da persone collegati ad una organizzazione italo-albanese, specializzata in furti e rapine in abitazione su tutto il territorio nazionale.
Lo scorso 15 marzo a Tortoreto, era stato catturato un altro latitante albanese, elemento di vertice della stessa organizzazione.
E il 28 aprile, sempre a Tortoreto, era stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre individui (tra i quali l’albanese) per il reato di estorsione aggravata in danno di un imprenditore del luogo.