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Teramo

Alba Adriatica, ricordare Vincenzo D’Ambrosio: l’appello del figlio

Intitolare un luogo pubblico per ricordare il gesto eroico

Alba Adriatica. “Prima che anch’io muoia, conferite un riconoscimento al merito civile alla memoria di mio padre Vincenzo”.

 

Si alza forte il grido di dolore di Igino D’Ambrosio, invalido e orfano di guerra, rivolto alla sindaca di Alba Adriatica, Antonietta Casciotti, affinché possa essere intitolato a suo padre un luogo pubblico (una via, una piazza, un parco), come previsto da una delibera di giunta del 2016, firmata dall’allora sindaca Tonia Piccioni, alla quale non fu mai dato seguito.

Della vicenda si è anche interessato il professor Francesco Cianciarelli, Presidente Onorario dell’associazione culturale Premio Imprenditori Val Vibrata, sensibilizzando le autorità locali e quelle nazionali, stimolate anche dai due libri che raccontano la vicenda. Il primo è stato scritto nel 1996 da Pasquale Rasicci in occasione del 40mo anniversario dell’autonomia comunale di Alba Adriatica e si intitola “I primi quarant’anni”, mentre il secondo è della professoressa Elena Zannoni e si intitola “Alba Adriatica, dove non si fa mai giorno”.

Il motivo per il quale Vincenzo D’Ambrosio dovrebbe essere insignito di un’onorificenza o di un riconoscimento lo racconta lo stesso figlio Igino, oggi 87enne. “Nel salvare un gruppo di persone nel mezzo di un mitragliamento aereo in quella che diventò Alba Adriatica (all’epoca Tortoreto, ndr) – spiega D’Ambrosio – davanti alla propria abitazione in via Roma, urlò loro di entrare dentro per mettersi al riparo, ma notando che il suo amico Nicola Scaramazza giaceva ferito a terra, non esitò a uscire per portarlo in salvo. Rientrando per ultimo, però, mio padre venne colpito e morì dissanguato, lasciando mia madre vedova con sei figli, tutti minorenni, dei quali oggi solo io sono ancora in vita”.

In memoria di Vincenzo D’Ambrosio fu consegnata anche una targa da parte della direzione provinciale di Teramo degli orfani di guerra, mentre nel 2022, Igino D’Ambrosio inviò un sollecito al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, per un riconoscimento (previsto dalla Legge 658/56) che celebrasse il generoso gesto di altruismo che il 2 dicembre 1943 costò la vita a suo padre Vincenzo D’Ambrosio. Agli atti firmati, però, non fece mai seguito un atto concreto, cosa che rappresenta il cruccio maggiore del signor Igino, che vorrebbe ricordare il giorno nel quale il gesto eroico di suo padre possa, dopo oltre 80 anni, essere ricordato con un riconoscimento pubblico ed a futura memoria, come fulgido esempio per le future generazioni.

 

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