ACCEDI AL CANALE WHATSAPP E RICEVI LE TOP NEWS DEL GIORNO:

ACCEDI AL CANALE
Teramo

Alba Adriatica, oltre lo sgombero dell’immobile. L’intervento

Il Presidente dell'associazione e componente del direttivo di Fratelli d'Italia chiarisce una serie di aspetti

Alba Adriatica. Riceviamo e pubblichiamo la nota di Gianni Di Marco, presidente dell’associazione Prelatura Episcopale autonoma d’Europa, che gestisce l’immobile di via della Vittoria, ad Alba Adriatica, destinatario dell’ordinanza di sgombero emanata dal Comune di Alba Adriatica.

Verità e distorsioni: chiarimenti sui numeri

Il fulcro della vicenda è stato travisato e manipolato. È circolata l’idea che lo sgombero coinvolgesse 37 persone, ma tale cifra non riflette la realtà: i residenti effettivi erano in numero sensibilmente inferiore. Ogni individuo era regolarmente censito, registrato al Comune e munito di documentazione valida (permesso di soggiorno o foglio di ospitalità). Non è stata rilevata alcuna presenza irregolare.

Il numero contestato deriva da un conteggio teorico dei posti letto, includendo letti matrimoniali e ad una piazza e mezza, spesso necessari per persone di corporatura robusta. È come valutare la capienza di una casa contando le sedie a tavola, ignorando chi effettivamente vi abita. Tale logica, fuorviante, non tiene conto della reale densità abitativa, pienamente compatibile con la metratura e la struttura degli immobili: tre appartamenti di circa 150 mq ciascuno, ognuno con tre camere da letto.

Le irregolarità riscontrate

Il verbale dei Vigili del Fuoco ha evidenziato tre principali criticità:
1. Mancata presentazione della SCIA antincendio, obbligatoria per strutture con oltre 25 posti letto.
2. Carenza di dispositivi antincendio (estintori, segnaletica, piano di evacuazione).
3. Impianti elettrici e termici non conformi alle normative vigenti.
I certificati di agibilità erano stati richiesti al proprietario, ma non sono mai stati consegnati. In merito a queste mancanze, riconosco di non aver esercitato un controllo sufficientemente accurato. È una lezione che accolgo con serietà, consapevole che la vigilanza non può essere delegata.

Condizioni igienico-sanitarie: una sfida sociale

Le problematiche igieniche riscontrate non sono frutto di negligenza da parte dell’associazione, ma riflettono le difficoltà di gestione di persone che, per mancanza di educazione abitativa o per condizioni di disagio, faticano a rispettare le regole minime di convivenza. È come cercare di coltivare un giardino in un terreno arido: servirebbe un intervento istituzionale strutturato, purtroppo assente nel contesto di Alba Adriatica. L’inclusione non si limita all’accoglienza: è anche formazione, accompagnamento, responsabilizzazione.

Trasparenza economica e finalità sociali

L’associazione ha offerto alloggi gratuiti a chi ne aveva bisogno, valutando caso per caso. Dove è stato richiesto un contributo, l’importo era simbolico, ben lontano dalle 300 euro mensili che circolano sui social — cifra che sembra più vicina alle logiche dell’abusivismo che alla nostra gestione. Ogni contributo è stato documentato con ricevute ufficiali, già trasmesse agli organi competenti. La nostra realtà è no profit, con finalità culturali e sociali, spesso operante su richiesta dello stesso Comune.

Ruolo politico e strumentalizzazioni

La mia appartenenza a Fratelli d’Italia è nota e mai nascosta. Era prevedibile che, sollevando il velo su certe dinamiche, sarei diventato bersaglio di critiche. Tuttavia, né io né il partito abbiamo mai ostacolato i controlli, né impartito lezioni. Al contrario, riteniamo che verifiche e ispezioni debbano essere prassi ordinaria, non reazioni episodiche a pressioni esterne.

Il nostro obiettivo è stato stimolare l’amministrazione verso una pianificazione più lungimirante e sistematica. In questo contesto, Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica a chiedere chiarezza, promuovere trasparenza e sollecitare un approccio più strutturato.

Vale la pena chiarire, con la trasparenza di chi desidera illuminare ogni angolo di questa vicenda, che negli ultimi mesi la polizia locale ha varcato la soglia delle nostre strutture per ben sei volte, ciascun accesso volto al rilascio delle residenze richieste dall’Associazione. In nessun frangente sono state riscontrate anomalie o irregolarità: il loro esame, puntuale come la marea, non ha mai portato alla luce ombre sulle condizioni degli immobili.
Non meno significativo è il fatto che, in numerose occasioni, proprio l’Ufficio affari sociali e il Sindaco si sono rivolti direttamente a me, domandando disponibilità negli alloggi destinati all’accoglienza. Questi gesti, reiterati nel tempo, sono tracce indelebili che attestano una consapevolezza piena e costante da parte dell’amministrazione comunale circa lo stato delle strutture e la loro gestione.

Eppure, nonostante questa presenza discreta ma vigile, non si è mai avvertito il soffio di un intervento concreto o la voce di un’azione risolutiva; la scelta di agire si è manifestata soltanto a seguito di una segnalazione privata, come se la cura pubblica si risvegliasse solo all’eco di un allarme esterno.
Attribuirsi meriti per una soluzione giunta così, in modo reattivo e non attraverso un percorso di autentica vigilanza, è come indossare una medaglia al termine di una corsa che si è osservata dalla tribuna.

Una scelta difficile: la chiusura dell’associazione

La decisione di cessare le attività su tutto il territorio di Alba Adriatica non è frutto di resa, ma di consapevolezza. Come sacerdote, respingo con fermezza ogni insinuazione di lucro o sfruttamento: sono concetti estranei alla nostra missione. La chiusura era già in valutazione da tempo, ma è stata rimandata per non abbandonare le persone che stavamo cercando di aiutare. Il mio senso etico e spirituale mi ha spinto a resistere, ma oggi, di fronte a un contesto sociale sempre più complesso e privo di supporto istituzionale, è giunto il momento di fare un passo indietro.

La totale assenza di sportelli dedicati e di iniziative concrete da parte della pubblica amministrazione ha reso insostenibile un lavoro che viene spesso delegato proprio a chi opera in prima linea.

Una domanda aperta: quale futuro per gli sgomberati?

Ho scelto di affrontare le conseguenze delle mie azioni con responsabilità e trasparenza, senza sottrarmi al confronto. Ma non posso accettare che questa vicenda venga piegata a fini politici. Se un errore mi si può attribuire, è quello di aver perseverato troppo a lungo in un’attività che, col tempo, ha superato le nostre capacità operative.
Mi rivolgo quindi direttamente al Comune: quale destino attende i residenti sgomberati? Esiste un piano di accoglienza? O si intende lasciarli in balia dell’incertezza e dell’abbandono?

Invece di reagire con indignazione e attacchi personali verso chi pone domande legittime, non sarebbe più utile affrontare con serietà un fenomeno che sta diventando sempre più critico? L’inclusione non è uno slogan, ma un impegno quotidiano, là dove la realtà è più dura e scomoda”.

 

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio

Adblock rilevato

Hai Attivato un blocco delle nostre Adv. Cityrumors è un Giornale Gratuito. Se vuoi continuare a leggerlo e supportarlo, per favore non bloccare le nostre pubblicità. Grazie.