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Martinsicuro, picchiati con la cintura durante il campo estivo: i ragazzi confermano le accuse

Ascoli Piceno. Minori ascoltati, in modalità protetta, che confermano le accuse nei confronti dell’educatore che avevano originato dapprima l’inchiesta e poi il giudizio.

Nel processo al tribunale di Ascoli Piceno, che vede imputato un educatore di Martinsicuro (S.M.G. di 56 anni, che era uno degli accompagnatori in un campo estivo della parrocchia di Martinsicuro), nei giorni scorsi è stato vissuto un altro passaggio importante.
Due dei ragazzi che sarebbero stati presi a cinghiate dall’uomo, durante il soggiorno nell’Ascolano, nell’estate del 2022, hanno confermato le accuse.
Udienza decisamente delicata, vista la situazione, ma decisamente importante quella che si è tenuta dinanzi al giudice monocratico Barbara Bondi Ciutti.

Il procedimento penale prende sostanza su alcune situazioni che si sarebbero vissute in un campo estivo, a Roccafluvione, e che vedono il 56enne accusato di abuso di mezzi di correzione, percosse, lesioni, tentata violenza privata.
Comportamenti che si sarebbero sostanziati anche di notte, utilizzando una cinta con la quale, dalla parte della fibbia, avrebbe colpito alcuni ragazzi presenti, alle gambe e alla schiena, ai ragazzi ora 15enni.
Ragazzi che in aula, e in modalità protetta, hanno confermato le accuse nei confronti dell’uomo, coperto dietro ad un paravento.

“Ci ha picchiato con delle cinghiate e anche colpendoci con una borraccia” hanno riferito i due ragazzini al giudice Bondi Ciutti aggiungendo che apparentemente non vi erano motivi per punizioni corporali, se non per il fatto che avevano fatto un po’ di rumore durante una serata in colonia e che in un’altra occasione erano stati in cucina per prendere qualcosa da mangiare. “Ci ha anche minacciati di non raccontare niente ai nostri genitori: anche qualche altro educatore ci ha detto di non dire nulla altrimenti non saremmo più tornati in vacanza”.

Il racconto di un papà. “Aveva i segni delle cinghiate sul corpo, per diverso tempo non ha voluto dormire da solo”
Nel corso della precedente udienza era stato sentito il papà di uno dei ragazzini. “Porta su di sé ancora i segni di quello che ha passato, tanto che per diverso tempo non ha voluto dormire da solo e, ora che ha ripreso a farlo, vuole comunque la luce accesa. E’ anche in cura presso una psicologa” ha raccontato, aggiungendo che “è stato preso a cinghiate, tanto che nei giorni successivi, quando è tornato a casa, portava i segni sul corpo che ho fotografato e che sono stati refertati al pronto soccorso”.
Il procedimento è partito dalla denuncia di alcune famiglie, difese dell’avvocato Mauro Gionni, che si sono costituite parte civile.
La prossima udienza è stata fissata per il 26 febbraio.

 

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