Dopo il pomeriggio ad alta tensione di ieri, 10 gennaio, nel carcere di Sulmona, Giuseppe Ninu, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega che “un gruppo di detenuti si è reso protagonista di una forte protesta, che è però stata sedata senza particolari problemi.
Improprio, dunque, definirla una rivolta. Va evidenziato piuttosto che solamente grazie al sangue freddo e alla professionalità dei poliziotti, che hanno immediatamente isolato i facinorosi, si sono evitate conseguenze drammatiche”. Il sindacalista denuncia che “questo è solamente l’ultimo dei sempre più frequenti atti violenti messi in atto dai detenuti ed è grave che l’amministrazione non riesca a trovare rimedio e lasci il personale abbandonato a sé stesso. Forte e sentito è il ringraziamento a tutti i poliziotti intervenuti con grande sacrificio”. Ferma la denuncia di Ninu: “E’ stato un grave errore politico sopprimere, a Pescara, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, accorpando tutto a Roma. L’Abruzzo deve essere messo in condizione di avere un proprio Provveditorato regionale, con autonomia organizzativa e gestionale, certamente utili ai servizi di Polizia Penitenziaria ed alla gestione dei detenuti. E, per fortuna, il Governo Meloni sembra orientato a riaprire l’Ufficio regionale a Pescara: speriamo che i tempi siano brevi”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza a tutto il Reparto operativo di Sulmona, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”. Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”. Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.
E’ ricoverato in prognosi riservata l’ispettore di polizia penitenziaria aggredito ieri, insieme a due colleghi, da un detenuto nel carcere di Sulmona.
Per il 53enne, dopo gli esami effettuati al pronto soccorso dell’ospedale peligno, si è reso necessario il ricovero.
“Rabbia, incredulità, rassegnazione – scrive il vice segretario generale della Uil, Mauro Nardella – sono queste le sensazioni che stanno vivendo i poliziotti penitenziari di stanza al carcere di piazzale Vittime del Dovere dopo settimane di stress”.
Il sindacalista ricorda poi il progetto di aprire, nel carcere, “un nuovo padiglione, pur consapevoli del fatto che è da pazzi farlo in queste condizioni. Lo stato di agitazione che nei prossimi giorni sarà annunciato sarà solo l’inizio di un periodo conflittuale volto a fare aprire, si spera, gli occhi a un’amministrazione che sinora si è mostrata cieca ai bisogni di tutta la comunità carceraria” conclude Nardella.
Sulla vicenda interviene anche il segretario generale Cosp, Domenico Mastrulli, che ha chiesto l’introduzione del daspo penitenziario per i detenuti aggressori, misura che prevede l’immediato trasferimento in altri istituti. Mastrulli ha chiesto inoltre l’invio dell’Esercito per gestire la situazione.