Tua, l’affondo del consigliere Di Marco: si cerca di far quadrare i conti sui lavoratori e aree interne

Abruzzo. “Dopo i lavoratori della sanità, ora rischiano di pagare il prezzo più alto anche quelli del trasporto pubblico regionale. Se non si interviene immediatamente, il personale di TUA, l’azienda in house che gestisce la mobilità in Abruzzo, potrebbe vedersi revocato il salario accessorio.
È un segnale gravissimo che certifica una gestione non solo inadeguata, ma profondamente sbagliata di un servizio pubblico essenziale”, così il consigliere regionale Antonio Di Marco, vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Infrastrutture, che annuncia la presentazione di un’interrogazione formale alla Giunta regionale.
“La situazione di TUA è il frutto di scelte miopi, concentrate esclusivamente sui numeri di bilancio e del tutto indifferenti alla qualità del servizio, ai diritti dei lavoratori e alla funzione pubblica del trasporto. Un’azienda che oggi si regge su un ricorso massiccio alle subconcessioni: solo nell’ultimo bando i km subaffidati ammontavano a 7.176.495; per il 2026 ne sono previsti per quasi 4 milioni di chilometri di rete sono ormai subaffidati, arrivando al limite massimo del 20 per cento consentito dalla legge regionale e che la nuova governance vorrebbe anche ampliare. Subaffidamenti che, nei fatti, colpiscono quasi esclusivamente le aree interne, svuotandole di servizi invece di rafforzarle. Ed è una distorsione intollerabile, perché quella norma, voluta dal centrosinistra, nacque proprio per garantire maggiore capillarità nelle zone a domanda debole, non per abbandonarle. In province come Pescara e L’Aquila, ma non solo, interi territori, Caramanico, Sant’Eufemia, Penne, Pietranico, Roccamorice, hanno visto linee progressivamente esternalizzate, con un peggioramento evidente della qualità del servizio: autobus vetusti, continui cambi di mezzo, tempi di percorrenza più lunghi, disagi enormi per pendolari, studenti e anziani, controlli insufficienti. A questo si aggiunge un problema organizzativo macroscopico che denuncio da tempo: lo spostamento e l’accorpamento delle residenze periferiche verso quelle più grandi, fino alla cancellazione di presìdi locali, ha prodotto un aumento costante dei chilometri percorsi a vuoto. Autobus che viaggiano senza passeggeri per decine di chilometri solo per raggiungere capolinea accentrati o per effetto di rimodulazioni dei servizi. Chilometri a vuoto che nel tempo sono aumentati e che, come emerso anche in Commissione di Vigilanza, sono ulteriormente cresciuti rispetto ai dati del 2022. È paradossale – aggiunge Di Marco – che mentre si riempiono documenti e inaugurazioni di parole come “sostenibilità”, “green economy” e “mobilità verde”, si continui a pagare un sistema che manda mezzi a vuoto sulle strade. La Regione investe in filovia e si fregia del marchio green, ma tutto ciò che ruota intorno agli accorpamenti, alle residenze cancellate e alla stessa organizzazione dei servizi ha ben poco di sostenibile, dal punto di vista ambientale ed economico. Un trasporto che viaggia a vuoto non è trasporto green: è spreco di risorse pubbliche.
Il meccanismo è chiaro: TUA riceve dalla Regione circa 2,4 euro a chilometro, mentre i servizi subaffidati ai privati costano tra 1,5 e 2 euro a chilometro. La differenza resta all’azienda e viene utilizzata per coprire i buchi di un bilancio cronicamente in perdita. Un equilibrio solo apparente, costruito sulla pelle dei lavoratori, con esternalizzazioni crescenti, autisti allontanati dalle sedi storiche e dai centri di residenza con costi ulteriori e perdite di lavoro nel peggiore dei casi, turni insostenibili, accordi disattesi e sull’impoverimento dei territori interni a cui tutte questa variabili inevitabilmente portano. Nel frattempo il rapporto tra personale viaggiante e amministrativo è sempre più sbilanciato, l’azienda perde attrattività e sempre più lavoratori rinunciano persino alle assunzioni. Tutto questo avviene mentre su tre province su quattro sono in corso stati di agitazione, tavoli di raffreddamento e interventi prefettizi, tutti finora senza esito. E avviene con una governance che guarda solo alla scadenza di dicembre 2026 dell’in-house, puntando a confermare sé stessa presentando conti “in ordine” ottenuti però sacrificando il servizio pubblico, le aree interne e la dignità del lavoro. Come vicepresidente della Commissione competente non posso accettare che il trasporto pubblico venga ridotto a una mera partita contabile. TUA dovrebbe essere uno strumento di coesione territoriale, sviluppo e mobilità sostenibile, non un contenitore svuotato della sua missione sociale. Con l’interrogazione chiederò alla Giunta di chiarire le scelte sui subaffidamenti, sui costi reali, sui chilometri a vuoto, sulla qualità dei servizi, sulla gestione del personale e sul futuro dell’in-house. Perché non è accettabile che, dopo anni di cattiva gestione, si continui a fare cassa sempre sugli stessi: sui lavoratori e sui cittadini, soprattutto quelli delle aree più fragili dell’Abruzzo”.



