
Abruzzo. La riforma del servizio idrico deve essere un’occasione di modernizzazione e adeguamento di una situazione che in diverse zone della nostra regione è in alcuni periodi dell’anno critica, una vera e propria zavorra per l’economia e la qualità della vita.
L’Abruzzo è la seconda regione per perdite idriche, lasciamo per strada il 62,5% di acqua e questo non è accettabile. La riforma si concentri su come migliorare reti ed efficienza e non su interessi particolari. Si tenga presente l’importanza della partecipazione dei Comuni e dell’imprescindibilità degli approfondimenti e delle valutazioni tecniche”: lo dichiara Alessandro Paglia, direttore di ALI Abruzzo.
Il presidente Angelo Radica sottolinea: “Il dibattito in Consiglio regionale sta per entrare nel vivo. La proposta della maggioranza, che prevede di passare a due sub – ambiti, è carente innanzitutto perché non è supportata da alcuno studio tecnico, così come allo stato dell’arte i sindaci di ALI Abruzzo sono scettici sulla possibilità di passare a un ambito unico. In ogni caso è opportuno ponderare ogni scelta attraverso i necessari approfondimenti, a cominciare da quello commissionato dall’Ersi, di cui va atteso l’esito prima di prendere qualsiasi decisione. Per ALI Abruzzo la priorità è che l’acqua sia pubblica, nella direzione della modalità della gestione ‘in house’. A tal fine chiediamo agli attuali gestori di prepararsi a questa soluzione predisponendo i necessari requisiti”.
Il direttore Paglia conclude: “Nel percorso di discussione della riforma ALI Abruzzo mette a disposizione le testimonianze e l’esperienza sul campo dei sindaci, in primo luogo di quelli che si trovano in molti casi ad affrontare situazioni di emergenza. Crediamo che la riforma del servizio idrico abruzzese debba in primo luogo concentrarsi su questi aspetti: occorre capire in che modo si possa far sì che i cambiamenti di gestione, le semplificazioni che si profilano, incidano sul miglioramento della continuità dell’erogazione dell’acqua. Limitarsi a mettere in luce le modifiche di governance rischierebbe di essere quanto meno miope. Auspichiamo perciò che la partecipazione dei sindaci e degli stakeholder e i necessari approfondimenti tecnici consentano di individuare le migliori possibilità di intervento. Il faro deve essere l’interesse dei cittadini, ed è per questo ogni cambiamento di assetto e governance oltre a essere giustificato dal punto di vista funzionale deve essere accompagnato e approfondito attraverso la partecipazione e l’ascolto dei Comuni, dei sindaci e degli operatori, e l’accurato studio tecnico”.



