
Pescara. Tiene banco, da giorni a Pescara, l’instabilità della Tribuna Maiella nord dello stadio Adriatico, settore da circa 2mila posto rimasto chiuso per la prima di campionato tra il Delfino e il Cesena.
Mentre il Comune, titolare dell’impianto, predica tranquillità, si paventa l’ipotesi di chiusura dell’intero impianto per lavori di messa in sicurezza, con conseguente “trasloco” del Pescara per le gare interne e l’impossibilità dello di svolgere tutte le altre attività sportive che coinvolgono l’Adriatico.
“Dal canto suo il sindaco Carlo Masci ha ripetutamente affermato di voler essere ottimista e che lo stadio non chiuderà, senza però addurre alcun dato concreto circa questa sua visione positiva riguardo l’impianto di viale Pepe – attacca Enrico Di Ciano, segretario del circolo di Pescara di Sinistra Italiana -. Come suo solito, il sindaco pensa che la sua parola abbia valore taumaturgico e che per il fatto stesso di essere ottimista la situazione troverà una soluzione da sé. In altre parole, al solito, il sindaco (e con lui l’amministrazione) prova a gettare fumo negli occhi dei pescaresi”.
“Se lo stadio dovesse chiudere ciò comporterà un danno irreversibile per la città a livello nazionale: il messaggio che passerà sarà che Pescara non ha un impianto sportivo, con tutte le conseguenze a livello di immagine – continua Di Ciano -. E allora chiediamo all’amministrazione: qual è la reale situazione? Quali sono i reali rischi che si corrono in questo momento? E ancora: come mai nessuno ha previsto che i lavori nel piazzale dell’antistadio potessero creare danni alle strutture circostanti? Di chi sono le responsabilità?”.
“Evidentemente – incalza – il danno lo subiranno i tifosi (che sono cittadini ed elettori) e, in particolare, gli abbonati al Pescara, costretti a seguire la squadra a centinaia di chilometri di distanza. Ed, evidentemente, il danno lo subirà la Delfino Pescara che vedrà crollare le presenza allo stadio proprio quando l’entusiasmo della città era al massimo. Ma non solo, il danno lo subiranno tutte quelle attività commerciali (bar e ristoranti) che insistono in viale Pepe e nei suoi dintorni e che nei giorni delle partite sono frequentate dai tanti tifosi che si recano allo stadio. Infine, l’Adriatico-Cornacchia non è utilizzato solo dalla Delfino Pescara, ma anche dalle società di atletica che si vedranno privare dell’impianto dove si allenano senza una reale alternativa. E allora altre domande sorgono: cosa succederà nel caso lo stadio dovesse chiudere? Con quali tempistiche? In quale impianto dovranno emigrare le società di atletica? E i gestori dei locali di zona stadio chi li garantirà degli incassi persi per la chiusura dell’Adriatico? Non è più tempo di propaganda, la città ha bisogno di risposte subito”.