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Quando il marketing fa la storia: le grandi campagne pubblicitarie dei videogiochi

Nel mondo del gaming non sono solo le console e i titoli a evolversi: anche la comunicazione ha compiuto passi da gigante. Negli ultimi decenni, le campagne pubblicitarie dei principali marchi videoludici sono diventate veri e propri manifesti culturali, capaci di raccontare il gioco non soltanto come passatempo, ma come linguaggio universale.

 

Il settore dei videogiochi e dei giochi online è ampio e articolato e comprende realtà molto diverse tra loro: dalle produzioni AAA alle community online, fino ai portali autorizzati che ospitano giochi digitali, alcuni dei quali offrono talvolta promozioni come fun bonus. Ciò che invece è certo è che la comunicazione, per qualsiasi prodotto interattivo, ha avuto un ruolo cruciale nel definire la percezione pubblica del videogioco come forma d’intrattenimento legittima, innovativa e spesso emozionante.

I celebri esempi in chiave Sony

 

Uno degli esempi più celebri arriva dal 1999, quando Sony lanciò la campagna “Double Life” per PlayStation. Lo spot, girato in bianco e nero con una narrazione intensa e riflessiva, parlava di persone comuni che, nella loro vita segreta da gamer, vivevano esperienze epiche. Nessuna grafica di gioco, nessun gameplay mostrato: solo parole, volti, atmosfere. Il messaggio era chiaro: il videogioco è parte della nostra identità, non una semplice evasione.

Altrettanto d’impatto fu “Mountain”, lo spot del 2003 che accompagnò il successo di PlayStation 2. Una montagna composta da corpi umani, in continua salita, rappresentava l’aspirazione al vertice nel mondo del gioco competitivo online. La frase finale, “Fun, anyone?”, era semplice ma potente. E mentre parlava al grande pubblico, non tradiva mai un tono pressante o manipolativo.

Sul fronte opposto, Sega aveva già inaugurato negli anni ’80 una comunicazione più aggressiva e provocatoria, con il celebre slogan “Genesis Does What Nintendon’t”. Lo scontro diretto con Nintendo serviva a posizionare la console come una scelta audace, più matura, ideale per chi cercava qualcosa di diverso. Questo tipo di strategia, oggi meno utilizzata, ha comunque segnato l’inizio di un’era in cui il marketing dei videogiochi iniziava a parlare la lingua del pubblico.

Le strategie del nuovo millennio

 

Con l’arrivo del nuovo millennio, Microsoft ha investito fortemente sulla narrazione epica. La saga di Halo, in particolare, ha beneficiato di campagne pubblicitarie immersive e cinematografiche, con trailer e spot che sembravano teaser di grandi film di fantascienza. Memorabile il diorama gigante creato per il lancio di Halo 3: una scena di battaglia scolpita nei minimi dettagli, esposta come se fosse un’opera d’arte. Era un invito all’immaginazione, non alla compulsione.

Nintendo ha invece scelto spesso la via dell’inclusività. Con “Wii Would Like to Play”, lo spot del 2006 che accompagnò il lancio del Wii, il messaggio era semplice e universale: tutti possono giocare. Anziani, bambini, famiglie intere. Il videogioco come momento di condivisione domestica, non come prodotto da consumare in solitudine.

Le innovazioni e le strategie più recenti

Negli ultimi anni, il marketing si è ulteriormente raffinato. Le strategie si muovono su più livelli: nostalgia, innovazione, coerenza di brand. L’esempio più recente è quello dello spot celebrativo per il trentennale di PlayStation, con la partecipazione del duo musicale giapponese Yoasobi. L’emozione, in questo caso, è veicolata attraverso la musica, che diventa ponte generazionale tra chi ha iniziato con la PS1 e chi gioca oggi con PS5.

Anche Microsoft ha adattato la propria comunicazione al mondo moderno con la campagna “Xbox Everywhere”, pensata per promuovere il concetto di ecosistema anziché console. L’idea è che Xbox non è più solo una macchina, ma un’esperienza fluida accessibile da PC, tablet, cloud. Uno spostamento di paradigma che ha richiesto anche un nuovo linguaggio pubblicitario, più leggero, informativo, con meno enfasi sull’oggetto fisico e più spazio alle possibilità d’uso.

In tutto questo, le forme più creative di marketing continuano a trovare spazio. Le campagne di guerrilla marketing – come le installazioni urbane, le collaborazioni con artisti o le spedizioni simboliche nello spazio – mantengono viva l’idea che il videogioco sia, prima di tutto, cultura pop.

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