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Teramo

Giulianova, l’Associazione Culturale Knà ha messo in scena Magna5

L’Associazione Culturale Knà ha messo in scena Magna5; ovvero? di Davide Big Di Giuseppe.

Se non sapete rispondere a questa semplice domanda, ahimè, siete in ritardo di cinque edizioni. O meglio, versioni. Perché quel numero 5 che accompagna il titolo indica tutte le volte che i due direttori artistici, Giuliana Cianci e Francescomaria Di Bonaventura, si sono cimentati con la messa in scena di una serie di corti teatrali incentrati sulla macrotematica del cibo, appunto magna (che non è un invito, è un imperativo).
Sorvolando sulla magnifica scelta di proporre tale tematica durante le festività natalizie (quante volte negli ultimi giorni avete sentito “non è ancora Natale e sono già pieno”? È un parossismo, certo, ma la dice lunga), lo spettacolo, composto da cinque diversi atti serviti come vere e proprie portate di un menù dagli allievi del corso ProgettoTeatroKnà, è andato in scena sabato 20 dicembre a Palazzo Kursaal all’interno del cartellone Giulia Eventi Natale 2025 del Comune di Giulianova.
Quando dico “vere e proprie portate” intendo che ad un certo punto della messa in scena arrivano sul proscenio diversi vassoi ricolmi di pastasciutta, ma ci torneremo in seguito.
Partiamo dall’inizio: il menù/spettacolo si apre con Cucchiaro e forchetta da Aldo Fabrizi, dialogo tenzone di versi in romanesco tra posate per stabilire la regina della tavola e prosegue con I nuovi pensionanti da Achille Campanile, che torna anche con Dramma giallo (forse il meno centrato tra i corti presentati), dove la parola e il grottesco tipici dell’autore banchettano perfettamente insieme. In mezzo, da Antonio Amurri, Le mogli al supermercato: trionfo attoriale al femminile cromatico linguistico con tanto di ottima performance canora finale con accompagnamento al piano eseguito dal vivo.
Se è nota l’importanza dell’ultima portata, a cui è affidato il compito del ricordo gusto-olfattivo, allora quella preparata per Magna5 è stupefacente: si tratta di Gola, scritto da Mattia Torre ben
vent’anni fa. Ora, per chi non lo conoscesse, questo testo è diventato negli anni un caposaldo
importantissimo (sul web non farete fatica e recuperarne diverse, di interpretazioni). Soprattutto,
Gola nasce come monologo (interprete d’eccellenza Valerio Aprea) laddove Knà lo realizza portando in scena l’incredibile bellezza di 18 (sic) attori, tutti in età liceale: che fantastica storia è il teatro!
Qui la fisicità di tutti quei corpi insieme si realizza tramite una lotta/coreografia utile a mostrarci le pulsioni umane più primitive e si sublima nella rincorsa a quei vassoi di pastasciutta a cui avevo
accennato precedentemente: la citazione eduardiana (Scarpetta, non De Filippo) è fin troppo evidente e viene proprio da Miseria e nobiltà. Tutto chiaro, vero?
Alla quinta reincarnazione, Magna si dimostra più viva che mai – seppure, è ovvio, i diversi corti sono qualitativamente eterogenei – grazie ai fantastici attori della compagnia, che il palco “ao se lo so’ proprio magnato”! Magna, al contrario del magnà, non incorre nella sazietà e ne vorresti quindi
ancora e ancora.

 

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