Commercialista e docente teramano condannato a due anni per bancarotta fraudolenta
Walter Strozzieri ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato

Il giudice per l’udienza preliminare di Teramo, all’esito di apposito rito abbreviato di ieri, ha condannato a due anni di reclusione un noto commercialista, Walter Strozzieri, titolare di numerosi incarichi in importanti procedure concorsuali in essere presso il tribunale fallimentare di Teramo, per concorso in bancarotta fraudolenta post-fallimentare, per aver agevolato, secondo le indagini, l’imprenditore fallito (titolare di una storica distilleria teramana) nella prosecuzione dell’attività, il quale avrebbe distratto beni aziendali e i redditi prodotti in oltre 10 anni di attività in maniera indisturbata e, soprattutto, in frode ai creditori.
In particolare, gli accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo, coordinati in modo puntuale e meticoloso da Silvia Scamurra, pm titolare del fascicolo, hanno avuto inizio a seguito di una denuncia/querela sporta dai rappresentanti legali di una delle società coinvolte, avente a oggetto presunte condotte illecite poste in essere da alcuni delegati di una società con sede a Roma, specializzata e operante nel settore delle aste giudiziarie, per le ipotesi di reato di turbativa d’asta e tentativo di estorsione.
Nello specifico, i rappresentanti legali della società risultata aggiudicataria “temporanea” dell’asta telematica asincrona e riferita ai beni del fallito (nonché amministratore di fatto delle società coinvolte), nel corso di una visita da parte di alcuni delegati della impresa romana, hanno raccontato di aver ricevuto da costoro richieste di denaro. Tali richieste erano finalizzate o a incentivare un eventuale ritiro dalla competizione da parte della citata azienda romana oppure, dopo l’aggiudicazione di quest’ultima, alla successiva rivendita dei beni a un prezzo maggiorato.
Le attività investigative svolte dai finanzieri di Teramo hanno permesso di acclarare secondo la ricostruzione che la denuncia/querela presentata dai rappresentanti legali delle società teramane coinvolte era invece del tutto falsa, con la finalità di far annullare la competizione ovvero di far ritirare l’offerta da parte della società romana interessata o, comunque, di turbarne gli esiti.
Nonostante la falsa denuncia appena esposta, la procedura di vendita dei beni mobili del fallimento proseguiva con l’aggiudicazione definitiva all’impresa romana.
Nel corso delle operazioni di consegna dei beni alla nuova società aggiudicataria, la società teramana, avendo in custodia i beni mobili del fallimento anche in virtù di un contratto di affitto di ramo d’azienda, non procedeva alla consegna di tutti i beni in custodia, ma solamente di una loro parte, asserendo che i beni mancanti erano stati oggetto di furto. Per quest’ultima circostanza, la rappresentante legale e custode dei beni presentava una nuova denuncia/querela nei confronti di ignoti.
Anche per questi ultimi episodi denunciati, il medesimo pubblico ministero procedente delegava ulteriori indagini al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo, finalizzate al riscontro e all’accertamento di quanto dichiarato dalla denunciante. A seguito dei richiesti accertamenti di polizia giudiziaria, la denuncia risultava falsa per aver simulato tracce di un reato mai accaduto, con la conseguente segnalazione all’autorità giudiziaria della denunciante e del suo convivente, rivelatosi essere l’amministratore di fatto della società custode dei beni.
Le attività di indagini esperite sulle due denunce false sono consistite complessivamente nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche, ambientali e video, attività di osservazione-controllo-pedinamento anche di tipo elettronico (GPS), audizioni di oltre 50 soggetti a vario titolo quali testimoni (clienti, fornitori, dipendenti, consulenti del lavoro, tecnici incaricati, periti), acquisizione e analisi di copiosa documentazione presso l’Ufficio Fallimentare del Tribunale di Teramo e la società Aste Telematiche.
Tutto ciò ha fatto altresì emergere nuove fattispecie di reato nei confronti sia del curatore fallimentare, sia dei citati amministratori conviventi delle società teramane.
In particolare, il curatore fallimentare – ammesso a giudizio abbreviato – è stato condannato dal tribunale di Teramo a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta post-fallimentare (in concorso), con contestuale inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale nonché a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per 10 anni, oltre al risarcimento integrale dei danni alla costituita parte civile, vale a dire i creditori della procedura.
Inoltre, le condotte ipoteticamente illecite poste in essere dal curatore fallimentare sono state segnalate, per le valutazioni di competenza, al Presidente del Tribunale di Teramo, al Giudice Delegato della Procedura fallimentare, all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili di Teramo e all’Università di Teramo, dove lo stesso ricopriva incarichi di docenza.
Dal canto loro, invece, i citati amministratori conviventi delle società coinvolte saranno giudicati con rito ordinario a partire dal prossimo mese di settembre, per i capi di imputazione a vario titolo di turbativa d’asta, bancarotta fraudolenta post-fallimentare (in concorso con il curatore fallimentare – condannato), simulazione di reato.